The Zen Circus Cari fottutissimi amici
2022 - Capitol / Universal
Ok boomer, con la bonaria saggezza oraziana di Brunori, sembra destinata a coloro che li seguivano dai tempi di Vent’anni. Gli anni ormai sono il doppio o giù di lì, e il brano ha quel sapore agrodolce di Vita Spericolata di Vasco, un inno al Roxy bar di ognuno di noi (“al bar ero risorto” 118 con Claudio Santamaria) un inno al tempo che cambia ma da cui in fondo non vogliamo farci cambiare del tutto (“beviamo sempre di meno per paura del fegato, dello stomaco / però non smetteremo mai / perché siamo nostalgici, romantici / sogniamo un mondo che non c’è più / e forse non c’è mai stato / ce lo siamo inventato, dai / l’abbiamo visto solo alla tv”). Sul filone del tempus fugit si inserisce Voglio invecchiare male con il Management (“Ecco la mia generazione che si tuffa dentro al passato / di rivoluzione ne parlano in tanti / dagli influencer ai cantanti / ma è una questione più di contanti”).
Una bellissima sorpresa è Ragazza di carta con Luca Carboni, con la voce roca e malinconica di quest’ultimo che si intreccia con la vena più busker degli Zen (“io più sono invisibile più mi sento a mio agio / ma non sono nessuno, io non giudico niente / a farlo ci pensa già la gente / ti penso anche spesso ma sempre in silenzio / nella caserma che tengo dentro al petto”). Emma Nolde con la sua voce intensa arriva per una Il diavolo è un bambino resa calda e sensuale dai fiati di Beppe Scardino (sax baritono) e Filippo Ceccarini (tromba). Johnny con i Fast Animals and Slow Kids è venata di blues e fa entrare in immediata empatia con il protagonista, per certi versi simile al Johnny Freak di dylandoghiana memoria. La chiusura del disco è affidata a Salut les copains con Musica da Cucina, solo note e fruscii dal quotidiano.
Il senso di tutto l’album però sta nel brano con Motta, impreziosito dagli archi di Carmine Iuvone. Caro fottutissimo amico, una lunga suite notturna, che parla di un’amicizia che passa attraverso anche e soprattutto i bassi della vita ma dai quali ci sia rialza, quasi fieri della propria unicità e della propria ostinazione: “e dopo tutto penso a come ci siamo salvati / forse è cambiata l’illusione di restare soli […] avremo voglia di vedere come va a finire / senza nessuno a dirci cosa era meglio fare / nelle custodie avremo ancora sogni da buttare / occhi da riempire, trucchi del mestiere”.
Se “le parole sono importanti” (Nanni Moretti) qui sono importantissime, e aprono uno squarcio sulla magia dell’amicizia vera.