live report
The Zen Circus Roma. Rock in Roma, Ippodromo delle Capannelle
Concerto del 05/07/2019
Lo spirito goliardico del film si ritrova tal quale sul palco. Sanremo continua a non cambiarli, ma li ha resi più confidenti nei propri mezzi e nelle proprie possibilità. La regola, declamata da Karim, è sempre la stessa: “Più voi fate casino, più noi facciamo casino”. Catene parte ipnotica con la chitarra del Maestro Pellegrini e poi cresce fino a strappare il cuore a morsi, mentre Vent’anni fa saltare tutti, come la successiva Non voglio ballare. Il legame tra gli Zen e il pubblico ai concerti è davvero qualcosa di speciale, e si vede dall’entusiasmo con cui vengono cantati anche brani relativamente più recenti, come Il fuoco in una stanza, dove sembra di essere tutti assieme a fare “un giro sulla circumvesuviana/mentre il vulcano sputa questa luna piena” tanto perfetta è l’unione.
Il gruppo quest’anno ha compiuto i famigerati Vent’anni nonché dieci da un disco speciale. Ridendo i ragazzi ricordano le foto davanti al Colosseo Quadrato, ed è il momento di Andate tutti affanculo. Lunga e dilatata, durante la canzone i ragazzi si divertono a correre sul palco. Qui ho un tuffo al cuore e un flash back, e penso che non sia successo solo a me. Mi si è materializzata davanti la prima volta in cui li ho visti dal vivo, A.D. 2009 proprio in occasione del tour di Andate tutti affanculo. Sul palco c’erano solo Appino, Ufo e Karim. Avevo avuto modo giusto di ascoltare qualche volta il disco, consigliatomi da un amico, e vederli dal vivo al Circolo degli Artisti (storico locale romano attualmente chiuso ndr) fu illuminante come raramente succede al primo ascolto live. Un concentrato di sincerità e animalità difficile da trovare, che non mi si è più scollato da dentro. Ma ci pensano il discorso tra prete e bambina e i riff punk iniziali di Ylenia a scuotermi e a riportarmi alla realtà.
Pisa Merda è un coro da stadio contro ogni città, mentre I Qualunquisti è una festa sonora, nonostante un ritratto decisamente poco confortante dell’umanità Nel paese che sembra una scarpa (grande assente in scaletta, a pensarci bene): “Pensa poco e ridi scemo che la vita è un baleno/Ridi scemo e bacia tutti, prima o poi son tutti morti/Ridi scemo e di gusto che sei nel paese giusto/Ridi pazzo e piangi forte/E tira a campare”.
L’ultima arrivata Canta che ti passa sembra già un classico, e con la sontuosa Sono Umano ci accompagna a due figure assai care dell’immaginario Zen: il Ragazzo Eroe, accompagnato da Karim alla washboard, e la Ragazza Eroina, delicata perdente. Per non parlare del Figlio di puttana e della sua infanzia andata tra una MS e l’altra e de L’Egoista “per necessità”, un brano cupo e dolente.
Arriva la loro grandissima scommessa (vinta), un azzardo al quale pochi avrebbero dato fiducia. Parte la tastiera di Fabrizio Pagni detto Il Geometra… e inizia L’amore è una dittatura. Un flusso di coscienza perfettamente coerente, un affresco maestoso del nostro tempo, fatto di scene corali e individuali, di cani pastori e greggi. Un nodo alla gola è quello che rimane, tra dolore soffocato e gratitudine per aver sentito qualcosa di così intenso.
Nati per subire, forse è così che ci si sente, e non c’è modo migliore per arrivare alla conclusione della prima parte del concerto.
L’anima non conta riporta subito il tasso di emotività alle stelle, e Fino a spaccarti due o tre denti lo porta invece in atmosfere sulfuree.
E poi ecco, non lo si vorrebbe ma i ragazzi stanno per salutarci. E lo fanno nel modo più bello. Con quella Viva che racconta il passato prossimo, il presente “che è Dio e fa la cameriera” come canterebbe qualcuno, il futuro che dalla “finestra rotta, con i vetri impolverati” qualche dubbio lo fa venire.
Mentre ci salutano, realizzo che per qualcuno dei presenti potrebbe essere il primo concerto dei The Zen Circus. Nonostante l’atmosfera dell’Ippodromo di Capannelle sia per forza di cose meno raccolta di quella di un club, auguro a quel qualcuno di tornarsene a casa soddisfatto e incuriosito come la me stessa di dieci anni fa. E che questo sia solo l’inizio…
Scaletta
La terza guerra Mondiale
Vent’anni
Non voglio ballare
il fuoco in una stanza
Andate tutti affanculo
Ylenia
La teoria delle stringe
Pisa Merda
I Qualunquisti
Canta che ti passa
Sono Umano
Ragazzo eroe
Ragazza eroina
Figlio di puttana
L’egoista
L’amore è una dittatura
Nati per subire
Bis
L’anima non conta
Fino a spaccarti due o tre denti
Viva
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Foto di Daniele Di Mauro