live report
The Zen Circus La Feltrinelli Libri e Musica, Roma Via Appia Nuova
Concerto del 24/01/2014
Arrivano gli Zen Circus e subito giù gli applausi, tant’ è che Ufo ringrazia quasi gongolante. Federico Guglielmi spiega subito che la presentazione funzionerà al contrario: prima lo showcase e poi le domande del pubblico. Presenta i ragazzi con affetto, definendoli speciali nel modo di porsi e spiegando che sono un gruppo “che prende così sul serio e così poco sul serio quel che fanno” che per Canzoni contro la natura ha fatto un percorso inverso, sul disco alla fine son finiti dei provini un po’ lavorati invece che brani iper – rifiniti e perfezionati. E così questo diamante grezzo con i suoi “strumenti di cartone” (Appino dixit) inizia a suonare.
Il primo brano è Viva. In acustico è ancora più teso e vibrante che su disco, e commuove (parlo almeno per la sottoscritta, devo ammettere che la Il testamento in poi sentir cantare Appino mi fa questo effetto su alcune canzoni…). Segue Dalì, storia di un derelitto urbano, quasi dostoevskijano nell’interrograsi su un possibile riscatto dopo tanta pena. Appino qui si blocca. Si ferma, riprende. Ufo e Karim lo prendono in giro per la febbre e lui, confidando nella potenza del paracetamolo, riprende.
Vai vai vai scorre tra il rassegnato ed il dissacrante. E poi il turno di Postumia folkeggiante anti - inno al paese che ci hanno lasciato in eredità ("I trentenni vestono come i ventenni, e i ventenni spacciano ai trentenni, e le trentenni scopano con i diciottenni e i quarantenni sognano le quindicenni... Ehi tu, vieni a vedere che bello è.. Nonno questo è il paese che hai fatto tu!”). A questo punto Ufo presenta l’ultimo estratto “ da questo pasticcio di disco” ossia Sestri Levante malinconica e sorprendentemente languida in alcuni passaggi.
Certo, da questi primi ascolti si ha l’impressione che Il testamento abbia comunque lasciato dei segni anche sui lavori come gruppo.
Ecco il momento delle domande del pubblico. La prima domanda da parte di un ragazzo riguarda la loro esperienza come basker, se la consiglierebbero ad un gruppo che inizia a suonare nel 2014. Sono tutti e tre concorsi nell’affermarne l’utilità. Secondo Ufo un periodo da “artigiani della strada” permette di imparare i tempi tecnici senza sbavature. Karim la ritiene “ la palestra migliore”, anche se in Italia spesso suonare per strada porta ad avere a che fare con la polizia. Tra le risate generali raccontano divertiti di come una volta guadagnarono un’ora di musica mostrando dei cd con un bollino SIAE ad un poliziotto, che inizialmente così si convinse che si trattasse di un permesso per occupare il suono pubblico ed esibirsi (a volte basta davvero poco per aggirare la burocrazia…).
Arriva poi una domanda “scomoda” per Appino. Viene ricordato che in un’intervista aveva raccontato di una sua storia con una professoressa, e se quindi in Postumia parlasse di sé cantando i “le trentenni scopano con i diciottenni”. Appino un po’ ride un po’ cerca di glissare, Karim lo prende in giro “Vabbè se dici le cose nelle interviste”. Il quesito resta sostanzialmente senza risposta. Ecco che arriva sul palco una maglietta diciamo “escatologica” per Ufo (che purtroppo non ho avuto modo di fotografare): il lanciatore afferma che la colpa di questa è di Appino, perché gli avrebbe promesso che realizzandola avrebbe avuto modo di suonare una canzone per loro.
Mi faccio coraggio e chiedo loro come sia stato ritrovarsi dopo oltre un anno di esperienze solistiche intense (Il testamento per Appino e Morte a credito con La notte dei lunghi coltelli per Karim) e relativi lunghissimi tour. Dopo avermi presa in giro dicendomi che ho la faccia da Silvana (ed in effetti dopo una giornata in ufficio forse è vero), e dopo che Ufo mi ha chiamata Rossana, Karim risponde che addirittura, per la prima volta, sono usciti dopo le registrazioni completamente soddisfatti. Appino anche concorda , oltretutto l’album solista gli ha permesso di tirare fuori tante canzoni più personali che non sarebbe stato giusto inserire tutte in un disco degli Zen Circus.
Un altro ragazzo chiede se il video di Viva quando al verso “Il mio voto vale quanto quello di quest'imbecille” compare una foto con una freccia indicante una persona non possa risultare offensivo. Karim deve allora ammettersi di essere rimasto mortificato quando se ne è accorto, perché in realtà nella foto è indicato il suo allenatore che era una persona buonissima. D’altro canto tutti e tre specificano che il video è opera di Sterven Jonger e pur avendo fornito le foto, non hanno seguito la realizzazione.
Arriva ora la domanda su un personaggio molto caro a chi ascolta gli Zen Circus: che fine ha fatto Abdul? Il particolare Babbo Natale pare sia al Don Bosco a scontare gli ultimi due mesi e mezzo di pena (chi non coglie corra subito a sentirsi Canzone di Natale).
Viene poi chiesto di una loro possibile svolta cantautorale in Canzoni contro la natura. Ufo risponde che in realtà forse è più una questione di componente psicologica da parte di chi ascolta, visto che si tratta di brani cantati in italiano (ndr: i primi lavori degli Zen Circus hanno anche brani in inglese), tant’è che Sestri levante a molti ha ricordato Bindi, mentre loro nel comporre pensavano al primo lo-fi di Beck. Appino aggiunge che comunque i grandi nomi italiani in fatto di cantautorato sono pochi e quindi l’influsso può comunque esserci.
A questo punto i ragazzi mettono in mezzo Federico Guglielmi, il quale racconta di aver tentato invano di convincerli a scrivere una canzone con una struttura più pop, e che Appino a questo invito rispose che anche Bob Dylan posiziona i ritornelli dove ascoltatore meno se l’aspetta. Al di là dell’impegnativo paragone, Guglielmi chiede se questa struttura anti pop sia legata a questa matrice folk. Karim si fa portavoce del trio rispondendo “la roba con cui cresci di media non ti abbandona”.
Prima degli autografi e delle foto di rito, c’è spazio per un’ultima domanda. Una ragazza chiede se il titolo Canzoni contro la natura non sia un’idea ispirata da Ungaretti. Appino risponde che il poeta è venuto dopo,anche se in effetti c’è proprio uno stralcio di Comizi d’amore (1963) di Pier Paolo Pasolini in cui Giuseppe Ungaretti afferma : “quindi tutti gli uomini sono a loro modo anormali, tutti gli uomini sono in un certo senso in contrasto con la natura, e questo sino dal primo momento... sino dal primo momento: l'atto di civiltà, che è un atto di prepotenza umana sulla natura, è un atto contro natura”.
Ecco poi il festoso caos per foto e autografi a cui il gruppo si presta volentieri (e a cui nemmeno io mi sottraggo). E’ stato un pomeriggio divertente ma anche con momenti toccanti. L’intensità che una canzone suonata nella sua essenzialità può raggiungere, e quanto possa stringere il cuore, è un regalo inestimabile.
Grazie ragazzi.
Con affetto la vostra Silvana, Rossana, Antonella, Arianna.