“Volume 13” rimarca fin dal titolo un ruolo di spartiacque, segnando lo spazio tra i precedenti dodici album in studio (si intende tralasciando le raccolte, i live, le riedizioni o gli inediti da collezione come quelli pubblicati lo scorso anno su picture disc) e i progetti futuri.
Che questo sia un lavoro “a parte” rispetto alla discografia dei Diaframma appare chiaro fin dal suo attacco iniziale, sia perché il brano d’apertura “Il sogno degli anni ‘70” è a mio parere una delle 10 migliori canzoni che siano mai state scritte dalla mano di Fiumani, che per la freschezza che i brani successivi riescono a trasmettere. E proprio di aria fresca si tratta: una virata per certi versi sorprendente di un autore già conosciuto come singolare e controcorrente che qui si trova ad estremizzare ulteriormente, d’un colpo solo, la propria scrittura.
Lo stile è quello diretto di chi parla e si racconta sfrontatamente in prima persona con tanto di metafore ardite e spesso scabrose, basti l’ascolto di “Luisa dice”, ovvero il classico tema del triangolo amoroso qui trasposto in forma sodomita… ma non lasciatevi trarre in inganno: dietro testi solo apparentemente folli si celano le inconsuete conclusioni di un artista che in oltre 20 anni di carriera ha affinato una poetica essenziale ed autentica, mai come in questo album tanto sincera. Tra le undici tracce c’è comunque spazio anche per il Fiumani di sempre nel brano “Elvis ed io”, per sipari surreali e tragicomici (Lode ai tuoi amici, Ai piedi di Silvia), e per slanci profondamente lirici (Vaiano).
Un filo conduttore unisce tutti i brani qui raccolti, rendendoli un condensato appassionante e talvolta enigmatico di personali interpretazioni di episodi autobiografici, chiarendo ora curiosi retroscena relativi agli anni ’80 del gruppo fiorentino (Francesca 1986), ora rispondendo nell’omonimo reading conclusivo alla domanda retorica di quale possa essere la vita di un musicista nei famigerati “Day-off”. In quest’ultimo e nel precedente ambiguo brano “Fine di una relazione” i testi paiono dissacrare gli stereotipi seriosi dei Massimo Volume giocando tutto sul carisma di Federico Fiumani, al quale non sono necessari troppi sforzi per deridere -e deridersi- brillantemente.
Ascolto dopo ascolto “Volume 13” entra dentro, come ripercorrere col pensiero un istante vissuto, che diviene parte di noi. Alla luce di questo si può concludere che i dischi dei Diaframma siano ciascuno ad immortalare un istante preciso, e proprio per la loro capacità di cogliere, illuminandola, la loro fuggevole ambiguità, si rivelano indispensabili.
Come il suo stesso autore si trova qui a cantare, la musica di Federico Fiumani è simile ad un tram, e a chi ancora non ha avuto modo di incontrarla non rimane altro che affrettare il passo, e prenderla.