Diaframma Passato, presente
2005 - Autoprodotto / Self distr.
Come ormai è abituato a fare da diversi anni, con una costanza che lo contraddistingue da sempre, a distanza di appena 15 mesi dall’ultima pubblicazione (“Volume 13”, ndr), Fiumani ci rifila nuovamente una sua autoproduzione. Però non bisogna farsi ingannare, “Passato, presente” non è una semplice raccolta di brani appartenuti al repertorio della band arricchita di alcuni inediti, ma una raccolta di vecchi brani manipolati e ri-arrangiati, che differenziano dalle versioni originali, avvalendosi anche, in alcuni esempi, della collaborazione di ospiti illustri del panorama musicale italiano, soprattutto indipendente.
Ad aprire le danze troviamo, infatti, una Cristina Donà d’eccezione, che impadronendosi di una graziosa “Labbra blu” la stravolge, presentandoci una versione meno fluida dell’originale, ornata da un bass synth, da percussioni e da un rullante con cellophane, che si distingue più per l’inconfondibile timbro vocale che per l’accompagnamento musicale. In ogni caso una Donà dalla quale ci si aspettava di più. A seguire troviamo un vecchissimo brano del periodo vanniniano, “Effetto notte”, qui completamente sconvolto da Max Casacci dei Subsonica, che avvolgendolo di un gusto tipicamente elettronico gli fa perdere quell’impronta cupa e tetra dell’originale. Terzo ed ultimo ospite illustre, Madasky si assume, invece, la briga di rivestire di un velo elettronico la pietra miliare “Siberia”, cimentandosi anche alla voce.
Ma è dalla quarta traccia in avanti che il Fiumani nazionale incomincia il suo lavoro, e alcuni vecchi brani assumono una nuova fisionomia (grazie anche all’aggiunta delle tastiere, ndr) divenendo, in alcuni casi, ottime intuizioni del “padre del cantautorato rock”. Del periodo sassoliniano troviamo brani come “Elena”, versione più veloce e bella dell’originale ma stona la presenza sul finale del sax, e “Blu petrolio”, cantate dallo stesso Fiumani. Del periodo successivo ottime le versioni di “L’odore delle rose”, “Fiore non sentirti sola”, delizioso il rumore della pioggia iniziale, e “Di domenica”, stonata anch’essa dal sax finale.
Venendo agli inediti, “Giovanna dice” è sicuramente il brano più orecchiabile, già presentato nei concerti, mostra una chiara impronta di quel rock genuino che solo il Nostro è in grado di darci. Dallo stile più country si presenta “New wave”, mentre “Io ho te” è l’ennesima ballata romantica, che si scioglie dolcemente all’ascolto. Sul finire troviamo, “Tre allegri ragazzi”, piccola dedica all’omonimo gruppo.
Per quanto riguarda i testi, ormai non ci sono più tante parole da spendere nei confronti di Fiumani, poiché il suo tratto da anni è indistinguibile, dato che è in grado di tracciare percorsi che rasentano allo stesso tempo l’ironia e la riflessione (“…è stato tempo fa, tanto tempo fa / che mi portavo i maschi al cesso / Quella che hai fra le braccia adesso / è una persona tutta nuova…”, “Giovanna dice”), sa dimostrarsi amareggiato per il tempo che fu (“È un peccato per davvero / non ha mai venduto un mazzo la new wave”, “New wave”), ma anche sentimentale (“…per un’oscura attinenza al reale / che sopravvive nel profondo del cuore / io ho te”, “Io ho te”).
Alla fine, quest’ennesima fatica del cantautore scapestrato e lunatico si presenta una prova discreta, se si escludono le defezioni segnalate, e le manipolazioni poco gradite di Casacci e Madasky.