Cesare Basile Primo concime
2004 - MESCAL / SONY
“Tutto comincia da qui”, recita la title-track, uno dei brani di maggior peso del disco, segnato da spigoli elettrici che si stagliano insieme agli archi.
E infatti “La ballata degli impiccati”, va indietro al punto di partenza, a quel tributo a De Andrè, “Non più i cadaveri dei soldati”, su cui era inizialmente apparsa: è un omaggio di spessore ben diverso dai troppi pubblicati recentemente. La versione di Basile riporta in vita le intenzioni dell’autore e i fantasmi contenuti nell’originale, compresa quella morte, che il buonismo dei molti saluti commossi sembra voler far dimenticare.
Il cerchio si chiude con un paio di tracce dal vivo, registrate il 10 ottobre 2003 all’Auditorium Demetrio Stratos di Radio Popolare. Bastano due pezzi per cogliere la capacità di Basile di costruire canzoni e di dare loro un luogo e un’intensità: in “Orto degli ulivi” biascica il canto tra i denti, mentre in “Venere” lascia risuonare l’eco che si crea tra i vuoti della voce e della chitarra. La bellezza non sgorga dalla canzone, ma vi rimane impigliata, con pause e movimenti interrotti, con un timore che incute rispetto nel pubblico.
La conclusione poi, invece di essere affidata ancora ad un pezzo dal vivo, con qualche (meritato) applauso, è lasciata ad una versione acustica di “Cantico dei tarantati”: visto il contesto, non si può che dar ragione a Basile e riconoscergli il merito di presentare le sue canzoni nella loro essenza, senza cercare alcuna approvazione.
“Cantico dei tarantati” è infatti un ulteriore scomposizione del pezzo con la chitarra di Lorenzo Corti che ne porta alla luce i più piccoli anfratti. Quella che di solito nei singoli è solo una reprise per chitarra e voce, una versione più dolce di un pezzo già pubblicato, diventa un’altra scoperta, dolorosa e necessaria.
Nella musica di Basile, e quindi anche in questo cd-single, vita e dolcezza hanno il gusto amaro della morte, della finitudine. Per questo le sue canzoni non si sciolgono in bocca, ma durano nella memoria e tornano alla terra, dove tutti siamo destinati e da dove tutti proveniamo: “primo concime”.