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Bruce Springsteen The Ties That Bind: The River Collection
2015 - Sony
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CD
The River (CD 1-2)
L’opera finale, uscita il il 17 ottobre 1980 come disco doppio (vinile naturalmente) e comparsa nella sua versione iniziale anche nel cofanetto The Collection 1973-84 e, lo scorso anno, questa volta masterizzata, in The Album Collection Vol. 1: 1973-1984.
The River: Single Album (CD 3)
Questo sarebbe stato l’album che avremmo avuto se il Boss non si fosse impuntato, infischiato dello sconcerto dei dirigenti della Columbia, bloccato le macchine, tornato a scrivere parole e musiche, operare di cut up e di cut and paste per arrivare a quel The River che conosciamo. Non era abbastanza, non aveva uno spazio sufficiente per ospitare tutte quelle sfumature con cui voleva dipingere il successore di Darkness On The Edge Of Town, rivela nel fil di Thom Zimny. Sarebbe uscito nell’anno solare precedente. Un disco singolo con titolo proprio quello scelto per il box in questione, opening track tanto del non-album singolo quanto nel doppio effettivamente pubblicato.
Dieci canzoni, alcune conservate come in origine, altre cambiate nei testi, negli arrangiamenti o proprio nel ritmo musicale, altre ancora del tutto nuove. Meno potente ad esempio risulta The Ties That Bind, completamente rivoltate come un guanto You Can Look (But You Better Not Touch), interpretata come se Elvis Presley avesse fatto un pieno di rockabilly, e Stolen Car, limata nella lirica e con un orecchio dentro cui iniziava a risuonare da lontano il mood di Nebraska; The Price You Pay presenta una strofa diversa dal testo tradizionale dopo il primo ritornello e qualche volta l’ha proposta così dal vivo. Sipario invece sull’inedita Cindy, su quella Be True che fu sostituita, come confessò in passato lo stesso Boss, in favore di Crush On You (la quale a sua volta, sempre per voce dello stesso autore, verrebbe sostituita da Roulette), ma che poi ebbe la fortuna di essere scelta come b-side del 45 Fade Away, del singolo Cadillach Ranch in Francia, di comporre l’EP live Chimes Of Freedom (1988) tratto dal Tunnel Of Love Express e di far parte di Tracks, il primo box retrospettivo di Springsteen (1998), così come per Loose-End che perdette il posto ma in futuro (Tracks) acquistò una “s” nel titolo ed ebbe l’onore di essere la opening track a Torino 2009.
The River: Outtakes (CD 4)
Un disco che sono due. Lo dice la tracklist appiccicata in stile The Album Collection Vol. 1: 1973-1984. Contiene tutte le canzoni bocciate da Springsteen sia nella scrematura che avrebbe portato al disco singolo sia a quella definitiva. Perché due dischi se è uno solo? Perché è diviso esattamente in due, con una prima parte (Record One, da 1 a 11 nella tracklist) di pezzi mai presentati in altre registrazioni, salvo quella Paradise By The “C” che trovò spazio nel primo live del Boss, il quintuplo LP Live 1975-1985, e una seconda che invece (Record Two, da 12 a 22) presenta brani già inseriti in Tracks o The Essential (2003).
Titoli comunque che girano tra gli appassionati del Boss da anni in registrazioni pirata quali Missing Tracks; The Definitive River Outtakes Collection; A Tear Must Fall piuttosto che The Lost Masters (tanto per essere chiari: nessuna incisione del cofanetto esaminato è davvero inedita per i fan e non tutto quello che vi è dentro esaurisce le sessioni di The River), ma che ora hanno se non altro il crisma dell’ufficialità. Non solo, ci informano sui passaggi intermedi che la scrittura creativa di Springsteen ha subito prima di consegnare al pubblico la versione definitiva. Leggete Little White Lies e potete cantare perfettamente parti di Loose End, il Romeo e la Juliet di Party Lights sono esattamente quelli di Point Blank, tanto per fare un paio di esempi. In ogni caso, versioni che sembrano belle pronte per essere pubblicate, a eccezione del vero outtake tecnico del disco, Mr. Outside, l’unico pezzo registrato solo dal Boss alla chitarra acustica.
DVD
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The Ties That Bind
Dopo Wings for Wheels: The Making of Born to Run (2005), The Promise: The Making of Darkness on the Edge of Town (2010), Bruce Springsteen: A Conversation with His Fans (2011) e la produzione di Born In The U.S.A. Live Concert il dvd bonus della versione deluxe di High Hopes, Thom Zimny continua la sua conversazione col Boss con un documentario di poco più di una cinquantina di minuti in cui Springsteen, seduto nel giardino di casa davanti al gabbiotto degli attrezzi e in cucina racconta, chitarra in mano, il processo di lavorazione e i suoi umori durante la registrazione da marzo 1979 ad agosto 1980 ai Power Stations di New York, come si arrivò dalla massa di 95 demo acustici da solo e 104 con la band a The Ties That Bind prima e a The River poi.
Dopo Darkness, il disco samurai, come definito dal suo autore per come fu caratterizzato dall’isolamento, Springsteen, sul crinale dei 30 anni, ha bisogno di ripartire dai suoi personaggi e farli girare dentro gli argomenti dominanti della sua poetica. Ha un altro cruccio: troppa gente ormai gli fa notare che c’è uno iato tra il suono di studio e quello sprigionato nei suoi interminabili concerti. Scrive, cancella, lima, torna indietro, la strada si fa giorno per giorno più illuminata. Il rock and roll delle origini è il mezzo per assecondare il proprio evolversi raccontando di gente comune dentro giornate comuni, rivelazioni, fallimenti, storie personali. Magari rendendo il suono più gioiosamente chiassoso, con innesti soul e proponendo lente ballate che si attorcigliano allo stomaco. «Il frastuono crea il mistero» dice lui. E aver messo Steve Van Zandt in cabina di regia qualche frutto lo ha dato. L’evoluzione di The River (canzone) passata dal demo con chitarra/voce/beatbox, riproposto nel documentario, alla versione tradizionale e quindi lo scorrimento da un suo sample mentre Bruce ne sta facendo materia di racconto a una sua esecuzione dal vivo appena sfornata (progressivamente con la sola voce in campo), segna quanto questa canzone sia il motore centrale dell’intero album e perché il disco porti il suo titolo.
The River Tour, Tempe 1980
Il piatto forte. Dove tutti i fan del Boss vorrebbero ritornare. Tempe, Arizona, 5 novembre 1980. Possibilmente all’Asu Activity Center. Dentro. In qualunque posto, ma dentro. Non c’eravamo? Ai torti della Storia si può rimediare. Con questo filmato che continua la tradizione video live inaugurata con il box di Born To Run. Ma Tempe 1980, pur non abbracciando l’intero concerto per mancanza di immagini (in origine dovevano essere una manciata di pezzi da usare per fini promozionali), è davvero qualcosa di diverso. Per qualità delle immagini, per la forza propulsiva che è in grado di trasmettere dal teleschermo. Abbandonata l’oscurità dell’Hammersmith 1975 e una certa staticità di Houston 1978, qui ci troviamo di fronte a un vero film. Dimentichiamo anche i filmati del tour conseguente con i profili cromatici delle pedine umane che se ne vanno per conto loro e le luci verso il palco che sparano improvvisamente o si attenuano fino a chiedere ai nostri occhi quello che i nostri occhi non sono in grado di afferrare.
Coperto con quattro telecamere, mixato nell’audio da Bob Clearmountain e curato ancora da Zimny, il concerto torna a noi in tutto il suo romanticismo dinamico. Non contava la perfezione della macchina Boss+ESB, quanto l’urgenza di fare musica. E questa è restituita tutta, genuina, salvifica, crossover tra cuore e nervi. Le inquadrature si allargono a darci la comunicazione tra i musicisti, si restringono su quel ragazzo neo trentenne smilzo con i basettoni e una gola che sa di fornace.
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The River Tour Rehearsals
Contiene cinque brani dalle prove prima che il tour prendesse il via da Ann Arbor il 3 ottobre 1980. Siamo a Lititz, Pennsylvania, fine settembre con il Boss e la E-Street Band schierata al completo. Anche in questo caso qualcosa già girava, ma questo documento non ha rivali. Immagini di ottima qualità, riprese dal palco, primi piani sul Boss. Sembra una premiere più che una prova generale. E Crush On You ha un incedere sangue e arena che è tutto da ascoltare.
Libro, memorabilia & packaging
Per chiudere, il materiale non sonoro del box. La parte del leone la fa il libro fotografico hardcover comprendente uno scritto di Mikal Gilmore, scrittore e critico musicale, prefato da Springsteen e impreziosito da alcune didascalie scritte di pugno dallo stesso Boss. Le immagini sono quanto più evocative un fan possa chiedere e l’intero volume comprende molte più informazioni di quanto possa far supporre una prima sfogliata. Non meno appetitosa la replica del Composition Book del Boss con i testi dei suoi pezzi inediti nella sua tradizionale calligrafia che intreccia a caso stampatello e corsivo e ribattuti a macchina e la custodia a libro che incorpora i sette dischi audio/video animata da riproduzione di ticket, badge e promo in piena tradizione scrapbook.
Un mondo fa, tutto vero. John Lennon consumava il suo ultimo mese di vita, la musica liquida valeva un sarchiapone e un minollo. Solo quattro anni più tardi Springsteen avrebbe incominciato a parlare di giorni di gloria e dei Bobby Jean che ci avevano lasciato e a cui si augurava buona fortuna. Questo era ancora il tempo della rincorsa. Un mondo fa. Quando si era appena partiti dal cancello di St. Mary. Per evitare che la vita facesse a noi quello che avevamo visto fare a nostro padre.
Corrado Ori Tanzi
https://8thofmay.wordpress.com