Bruce Springsteen

live report

Bruce Springsteen Londra / Wembley Stadium

27/07/2024 di Valerio Corbetta

Concerto del 27/07/2024

#Bruce Springsteen#Rock Internazionale#Songwriting

“Si va a vedere Bruce Springsteen non per vedere come sta lui, ma per vedere come stai tu. Se sei ancora capace di commuoverti, esaltarti, urlare. Se sei ancora vivo”.

La frase è di Massimo Cotto, giornalista, scrittore, autore, conduttore e tutto quello che volete aggiungerci vista la sua poliedricità.  Massimo di questi tempi vive un periodo di difficoltà e sofferenza: seduto sull’asfalto rovente fuori da Wembley in attesa del braccialetto “Front Stage”, mi arriva un messaggio sul cellulare che annuncia la sua morte. Resto ammutolito. Ma quando inizio a cercare conferme nel web e scopro trattarsi di una fake news, mi viene in mente la frase di cui sopra. Il cui finale, legando le due cose, mi strappa un sorriso.

Londra è accogliente, ma il 27 luglio fa un caldo che pare di stare in una qualunque città italiana: con la differenza che tra ombra e sole ci sono 10 gradi di differenza. E se si alza un filo di vento è un attimo che la felpa legata in vita te la devi infilare di corsa e magari attaccarci là pure una sciarpa, che il sudore raffreddato ti blocca il collo in tempo zero. E sotto il palco, in piedi, nella massa semovente e saltellante, devi averlo in piena forma, perché sai che serve allungarlo spesso, se vuoi vedere la E Street Band e l’omino del New Jersey invece di cercarli sui maxischermi. Perché l’altezza media degli inglesi e dei loro vicini di latitudine è decisamente superiore a quella di noi latini. Che però, a differenza loro, viviamo il concerto in maniera più sanguigna, dandoci pacche, improvvisando balletti, sbracciate, sgolandoci nei cori. Così risulta più facile sgusciare tra i craponi biondi e rossicci e trovare i pertugi giusti di visuale, anche partendo da cinque-dieci centimetri più sotto.

In ogni caso, Bruce sta benissimo e il dubbio di ritrovarlo stile-2023 viene spazzato via dopo tre-quattro pezzi: tanto dodici mesi fa era ingessato, monocorde, “scalettato” senza modifiche (sì, ok, c’era tutta una filosofia dietro quella scelta: ma non erano i live dei miei sogni, diciamo così…), tanto oggi è sciolto, libero di cambiare 10 pezzi rispetto a quelli proposti nella prima serata londinese. Certo, parla pochino e senza molta fantasia, legge il gobbo (pure quando sciorina la filastrocca con cui presenta la ESB: “you’ve just seen the heart-stoppin’, pants-droppin’…ecc), si incarta su un paio di passaggi, va vicino all’incidente diplomatico quando la Patti rischia di strapparsi il golfino agganciando una maglia alle chiavi di accordatura della sacra Fender, ma è tornato l’animale da palco di sempre.

La voce, persa a fine maggio costringendolo ad annullare le date di Marsiglia, Praga e la doppia Milano, è di nuovo quella che graffia e lascia segni indelebili nella serata: passato il colle di Candy’s Room e la successiva scalata alla cima di Adam Raised a Cain, è tutta una discesa in slalom in una sorta di greatest hits distribuite con sagacia, alternando rock potente e ballads.

Si rilassa e diverte duettando con la sua Red Headed Woman su Tougher than the rest (del resto “it’s Saturday night…”), sorride e saluta Pierce Brosnan e Emma Thompson che sono ospiti sul palchetto alle spalle di Roy Bittan, non mette pause tra un pezzo e l’altro, inanellandone 29 senza mai fermarsi a prender fiato. Fino alla chiusura in solitaria, nel buio totale dello stadio dopo l’esplosione di luci, balli e canti del juke-box coi pezzi più noti e trascinanti: “I’ll see you in my dreams” chiude, come l’anno scorso, una serata devastante, perché inaspettatamente potente per qualità e quantità.

Che sia stata così lo dicono le mie giunture, le articolazioni doloranti, la gola che brucia, i polpacci che mi ricordano che, se lui a quasi 75 anni ha rallentato un po’, è meglio che su Wreckin’ Ball e Badlands mi limiti pure io, se voglio evitare che i crampi mi facciano visita la notte, nonostante gli allenamenti su per i boschi dovrebbero averli preparati a ben peggiori sforzi.

Alla fine sì, caro Massimo: siamo ancora capaci di commuoverci (su The River, ok. Ma pure quando chiude Darkness…), esaltarci, urlare. E sì, siamo ancora vivi.

Bruce, noi. E pure Massimo.

Ah, l’onda lunga delle emozioni è una riserva di energie che dura ancora dopo giorni. Adrenalina che scorre sotterranea, immagini, suoni ed emozioni che restano lì. Poi le rinverdiremo nel 2025…

SETLIST

1. Lonesome Day
2. Candy’s Room
3. Adam Raised a Cain
4. Death To My Hometown
5. The Promised Land
6. Hungry Heart
7. Darlington County (Video)
8. Tougher Than The Rest (con Patti Scialfa) (VIDEO)
9. Darkness On The Edge Of Town
10. Youngstown
11. Long Walk Home (Video)
12. E Street Shuffle
13. Nightshift
14. Mary’s Place (Video)
15. The River (Video)
16. Last Man Standing
17. Backstreets
18. Because The Night
19. She’s The One
20. Wrecking Ball
21. The Rising
22. Badlands
23. Thunder Road (Video)
24. Born In The USA
25. Born To Run
26. Bobby Jean
27. Dancing In The Dark
28. Tenth Avenue Freeze Out (Video)
29. Twist and Shout (Video)
30. I’ll See You In my Dreams

FOTO DI VALERIO CORBETTA

VIDEO INTEGRALE DI MASSIMO MEREGALLI