live report
Bruce Springsteen Milano
Concerto del 12/05/2006
12 maggio 2006
DATCH FORUM (MI) Si sapeva che sarebbe stata una festa: bastava ascoltare "The Seeger Sessions" o dare un'occhiata alle scalette del primo scorcio di questo tour 2006. Ma è stata molto più di una festa: l'unica data italiana di Bruce Springsteen con la Seeger Sessions Band è stata più di quanto gli stessi protagonisti sul palco si potessero aspettare.
"Stasera ci divertiamo" ha detto Springsteen alla seconda canzone nel suo italiano traballante, senza immaginare che da lì a fine concerto si sarebbe fatto trasportare tanto da annunciare e promettere ripetutamente, come il più accanito dei suoi fan, di voler tornare a suonare nel nostro paese già nel prossimo autunno. E anche gli increduli si sarebbero ravveduti al boato che ha accolto la notizia, più forte di tutti gli applausi e i cori che hanno seguito ogni canzone.
Ma meglio andare con ordine per capire come Springsteen e il suo pubblico sono riusciti a raggiungere un punto tanto alto di coinvolgimento reciproco.
Non capita spesso di vedere i musicisti accolti sul palco dal loro leader che li aspetta al varco per dare ad ognuno una pacca sulla spalla e che poi al primo pezzo li invita a presentarsi uno ad uno con un assolo. Non capita spesso di trovare un pubblico pronto a cantare persino canzoni mai sentite prima ("How can a poor man stand such times and live"). E non capita spesso nemmeno di trovare uno Springsteen che, chitarra da folksinger al petto, balla a gamba alta come un busker.
Curiosa anche la disposizione del palco: un paio di drappi e qualche lampadario a dare un tocco retrò, un pianoforte d'epoca e una panca in legno su cui saliranno a suonare i fiati, forti di un trombone dalle dimensioni davvero vistose.
Sorprendente sin da subito la scaletta con una "Johnny 99" trasformata in uno shuffle carico di un talkin' ritmato e strusciato. Ma non è stata l'unico brano del passato a sfoggiare nel corso della serata nuove vesti antiche.
Dal vivo poi le canzoni di "The Seeger Sessions" hanno combinato ancora di più un senso di lotta e di resistenza, di gioia e di fratellanza, esaltato da Springsteen con il suo atteggiamento verso la band e verso il pubblico.
Bruce ha diretto magistralmente 17 elementi suonanti: chitarra acustiche, pedal steel, banjo, piano, organo, fisarmonica, violini, sax, tuba, trombe, trombone, contrabbasso e batteria, tutti superlativi nel condire e shakerare la materia traditional.
Ne è venuta un'energia forte anche di momenti di raccoglimento che hanno attinto alla storia della lotta per i diritti civili e rimandato alla tragedia di New Orleans: per questo in più di un pezzo Springsteen ha lasciato il microfono alla voce nera di Mark Thompson.
Sottoposta allo stesso trattamento di "Johnny 99", "Cadillac ranch" si è trascinata in una "Mistery train train" durante la quale tutti sono stati invitati a salire in carrozza ("All aboard!"). "My Oklahoma home" è stata invece caricata di swing e "If I should fall behind" riarrangiata in una gioiosa versione inedita.
Dopo "How can a poor man stand such times and live", pezzo di Blind Alfred Reed per cui Springsteen ha scritto tre nuove strofe, "Jacob's ladder" ha continuato a salire di tono su una serie di reprise sempre più alte e quindi è arrivato il vero highlight della serata: le donne della band, Patti Scialfa, Soozie Tyrrel e Lisa Lowell, si sono impossessate della scena introducendo "Open all night" a tre voci. Qua Springsteen ha dato il meglio di sé cantando su un ritmo indiavolato fino ad urlare con gli occhi fuori dalle orbite. Logica e attesa "Pay me my money down", intonata nel palazzetto ancora prima che Springsteen cominciasse a cantarla e conclusa con una scenetta che ha visto il Boss portare la sua banda giù dal palco mimando un treno e lasciare poi la scena al trombone e alla batteria.
Tutti gli 11.000 presenti si sono quindi raccolti per "My city of ruins", che si è imposta su crescendi soul impareggiabili, e per "When the saints go marchin' in", sussurrata come una preghiera per New Orleans.
In mezzo c'è stato ancora spazio per una "You can look (but you better not touch)" impregnata di cajun e zydeco con tanto di washboard e doppi sensi ("if it don't stink") e per una "Buffalo gals" scatenata. Poi Springsteen si è rimesso sulla soglia del palco lasciando scendere i suoi musicisti e abbracciandoli uno ad uno. Una festa sì, ma anche una lezione di musica e di storia mai così riuscita nella sua interazione: tutti, dal palco al parterre, dalle gradinate al pit, ne sono usciti visibilmente soddisfatti ed arricchiti. Sono questi i concerti che riportano la gente verso la musica e verso la tradizione. Oggi ce n'è più che mai bisogno: meno male che Springsteen ha invitato tutti per il prossimo autunno.
Si ringraziano Rodolfo Sassano, autore delle foto,
e www.loose-ends.it
Scaletta:
Jesse James
Oh, Mary don't you weep
Johnny 99
Joe Henry
Eyes on the prize
Old Dan Tucker
Cadillac ranch / Mistery train
Erie canal
My Oklahoma home
If I should fall behind
Mrs. McGrath
How can a poor man stand such times and live
Jacob's ladder
We shall overcome
Open all night
Pay me my money down
My city of ruins
Ramrod
You can look (but you better not touch)
When the saints go marchin' in
Buffalo gals
The Seeger Sessions Band: Sam Bardfeld (violino), Art Baron (tuba), Frank Bruno (chitarra), Jeremy Chatzky (contrabbasso), Larry Eagle (batteria), Clark Gayton (trombone), Charles Giordano (tastiere), Curtis King (cori), Greg Liszt (banjo), Lisa Lowell (cori), Eddie Manion (sax), Cindy Mizell (cori), Curt Ramm (tromba), Marty Rifkin (pedal steel guitar), Patti Scialfa (cori), Mark Thompson (cori) e Soozie Tyrell (violino).