Vinicio Capossela Canzoni della Cupa
2016 - La Cupa - Warner Music
E questo vale anche per il nuovo lavoro di Vinicio Capossela, Canzoni della Cupa, un lungo lavoro composto da ventotto brani e una ghost-track, per quasi due ore di musica, che è anche il terzo lavoro consecutivo che ha la forma di album tematico-concept, dopo quello dedicato alle storie di mare, Marinai Profeti e Balene (2011) ed alla Grecia, Rebetiko Gimnastas (2012).
Un lavoro che ha avuto una lunga gestazione, ben tredici anni e che segue il libro, Il paese dei Coppoloni (2015), e il film-documentario, Vinicio Capossela –Nel paese dei Coppoloni (2016), in un ideale trittico che è un sincero ed appassionato tributo alle sue radici, alla sua terra, al paese di Calitri, al fiume Ofanto e tutta l’alta Irpinia, terra ricca di tradizioni popolari, musicali, di folclore, di un mondo arcaico ricco di miti, e a Matteo Salvatore il grande cantore popolare del sud del nostro paese, dei migranti, del lavoro, ma vedo anche un po’ un omaggio alle canzoni folk di Domenico Modugno.
L’album è diviso in due parti o meglio in due lati proprio come sono esposti certi paesi dell’interno al sud, Polvere e Ombra, la prima rappresenta il sole, il lato secco, il duro lavoro, il sudore, la fatica, ma anche il ballo, la festa, l’innamoramento, il lato a volte piacevole della vita, la seconda rappresenta la luna, la magia, la mitologia, la fantasia, i lupi, i licantropi, la paura, insomma il lato nascosto della vita.
In questo lavoro di ricerca e di valorizzazione anche del patrimonio musicale popolare, un po’, fatte le debite proporzioni, alla Alan Lomax, Vinicio Capossela ha scelto compagni di viaggio di grande spessore sia italiani, come Giovanna Marini , La banda della Posta, il bravissimo chitarrista Alessandro “Asso” Stefana, Antonio Infantino, sia internazionali come Flaco Jimenez, Calexico, Howe Gelb, Los Lobos, in un ideale raccordo tra chi racconta la grande frontiera americana e chi racconta le tradizioni musicali popolari italiane.
Folk, tradizione, filastrocche popolari, sonetti, tex-mex, radici, canzoni da paese, ci sono veramente molti brani di grande valore, difficile scegliere e non è possibile soffermarsi su tutti, quindi segnalo quelli che mi hanno impressionato di più per entrambi i lati del lavoro. Nella parte Polvere la bellissima La padrona mia, che è anche il secondo singolo, con le atmosfere gioiose tex-mex dei Los Lobos, Franceschina la calitrana, con la fisarmonica di Flaco Jimenez a guidare il ballo festoso, due brani di Matteo Salvatore come Lu furastiero qui in italiano con Vinicio Capossela solo voce e chitarra, decisamente emozionante, e Rapatatumpa, versione de Proverbi paesani, un misto di saggezza e cinismo polare con un’esplosione di percussioni, cubba cubba, grancassa e tamburello.
Da segnalare per la parte Ombra, Il Pumminale, primo singolo e splendido mini-film (14 minuti) di Lech Kowalski ispirato dal brano, che racconta il mito del licantropo e rappresenta gli istinti bestiali umani e che vede l’utilizzo di strumento inusuali come la kalimba e il baglamas, un tipo di piccolo bouzuki, e perfino il vibrato di una sega, che creano un’atmosfera fantastica ed onirica, la stessa che si ritrova in Le creature della cupa, dove Vinicio Capossela suona anche un piano-giocattolo, L’angelo della luce dove tra sacro e profano emerge un’atmosfera mistico-spirituale rotta dal ritornello invocazione e Il treno metafora di viaggi, cambiamenti, separazioni, migrazioni, che coinvolgono la stessa famiglia dell’autore che ricordiamo è nato in Germania, con ritmi e suoni deliziosamente e fortemente influenzati dalla musica dei western di Ennio Morricone.
Dal lupo al coyote, dalla polvere dei paesi del nostro sud a quelle dei deserti texani e messicani , uno straordinario viaggio musicale nelle nostre radici popolari, rurali, folcloristiche, nei nostri sentimenti più semplici e genuini, nelle nostre paure primordiali, in un tempo che sembra antico ma che è invece ancora sempre molto recente.
Canzoni della cupa è un lavoro richiede molta attenzione, forse è leggermente lungo per i nostri tempi ma è in grado di deliziare e soddisfare l’ascoltatore, il viaggiatore curioso.
Da segnalare la splendida confezione-manifesto in digipack che contiene i due cd, il libretto di tutti i testi e un libretto di note sul lavoro, sui musicisti presenti e sulle canzoni, e la spettacolare versione in vinile, un box con 4 LP, e tutto il resto in grande formato.
Non perdete il tour che parte a fine giugno e che sarà diviso in due parti, quella estiva all’aperto intitolata Polvere, e quella autunnale nei teatri intitolata, indovinate un po’, Ombra.