Vinicio Capossela

live report

Vinicio Capossela Bari

17/02/2006 di Ambrosia J. S. Imbornone

Concerto del 17/02/2006

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VINICIO CAPOSSELA

17 febraio 2006
TeatroTeam (Bari) Capossela non ha le proverbiali sette o nove vite attribuite ai gatti, ma ne ha tante quanti sono i personaggi a cui dà vita e che si "impossessano" di lui: è questa la sensazione che lascia l'esibizione del cantautore di Hannover al TeatroTeam di Bari, in una delle prime tappe del nuovo "Ovunque proteggi Tour 2006".
Sarà il fantomatico e presunto sacro fuoco dell'arte, ma è notevole l'energia che Vinicio sfodera per reggere il peso di interpretazioni intense in cui mette in gioco tutto sè stesso e quasi la sua stessa identità. Il Capossela impellicciato che apre il concerto tra veri lampi di luce nel buio sembra infatti un'apparizione spettrale, usa una voce roca e profonda per dare enfasi alle ripetizioni imperative di "Non trattare" (che ben esprime quella che il suo autore ha definito "fisicità della religione") e all'impeto dionisiaco e animalesco di "Brucia Troia".
L'avvio del live ha un impatto sonoro violento, grazie alle robuste chitarre elettriche del cantante e di Alessandro "Asso" Stefana; lo stregone Vinicio che ansima e ringhia nei panni del Minotauro è poi non poco impressionante. Ad alleggerire l'atmosfera di brani così tesi, ecco il Capossela istrionico ed ironico: dopo aver annunciato scherzosamente agli spettatori che non usciranno vivi dal labirinto della creatura mitologica, l'artista recita infatti la favola della cicala e della formica per indicare la cinica arroganza di chi si sente baciato dalla fortuna e dalla virtù.
Trova il suo spazio nel concerto anche il Vinicio scrittore autobiografico del surreale "Non si muore tutte le mattine", che rievoca i ricordi d'infanzia dell'impettito e fortunato Davide e di quel maldestro mascalzone di Spessotto per introdurre il singolo "Dalla parte di Spessotto", che sfoggia la bellissima linea di contrabbasso affidata a Glauco Zuppiroli. Lodevole e realistico anche il racconto che anticipa e amplifica il pathos della delicata e malinconica "Dove siamo a terra Nutless", impreziosita dal clarinetto, dalla tromba e dal susafon di Michele Vignali: è la storia dell'amico che ha confinato e spento gli entusiasmi di una gioventù goliardica in una piatta vita matrimoniale, ravvivata solo dalla passione che lo rende "il Michelangelo dei soldatini", e che per dieci anni è andato a letto presto, parafrasando il DeNiro di "C'era una volta in America", per poi restare comunque da solo.
Le fantastiche epopee militari immaginate da "Nutless" e la voglia di rimettere in piedi il battaglione in carne ed ossa degli amici sono illustrate anche dalle ombre di giocattoli in schiera proiettate dal teatro d'ombre Controluce, che con sapienza ed efficacia poetica commenta i brani in scaletta e le interpretazioni di Capossela. In un cha cha cha costruito dalle percussioni di Zeno De Rossi, il cantante, con tanto di maschera dorata al fianco, dà vita anche alla "nerviosa" Medusa, stanca di ritrovarsi ad abbracciare sassi inerti al posto di focosi amanti.
Tra le ombre dei palazzi della megalopoli eurasiatica ecco poi il Vinicio moscovita, che, indossato il colbacco, ben si destreggia con gli scioglilingua di una rumorosa e scatenata "Moskavalza", probabilmente grazie anche alla collaborazione dello studioso di russo e cinese Marco Cervetti. Come commenta l'artista, in effetti questo brano non poteva mancare nella città di San Nicola, uno dei santi più venerati del mondo ortodosso.
Densa di emozione è l'atmosfera di "S.S. dei naufragati", in cui invece, al suono dell'harmonium e delle suggestive note del theremin di Vincenzo Vasi, un Vinicio comandante di vascello alterna versi recitati a solenni versi cantati con una voce quasi tenorile, sullo sfondo delle ombre dell'equipaggio in attesa della morte. Durante "Al Colosseo" un Capossela "barbaricino", nuovamente vestito infatti come i "mamuthones" sardi, gioca in seguito a presentare in latino vero e maccheronico i suoi musicisti, diventati gladiatori in elmetto, per poi lasciare il posto "a uno più importante di me e persino di Antonio Cassano", ovvero un applaudito "Marajà", che sfoggia un costume colorato e appariscente.
Il Vinicio sudamericano scalda la platea del teatro: molto apprezzata è la struggente serenata messicana "Pena del alma", che canta "la pena di dover continuare a ballare il ballo della vita con la morte nel cuore", accompagnata dalla danza di ombre di coppie scheletrite e dal suono del gong a nove toni. Il pubblico poi si diverte a cantare il trascinante mambo "Che coss'è l'amor" e l'evocativo tango d'altri tempi "Con una rosa", mentre il silenzio è d'obbligo ("Se proprio vi viene di cantare, al massimo imitate il verso delle cicale!") per accogliere il lirismo passionale dell'avvolgente "Camera a sud".
Di grande effetto è infine il Capossela in salsa pugliese: il cantautore fa un sentito omaggio musicale al grande cantore del Sud Matteo Salvatore ("quando ho appreso la notizia della sua scomparsa, ero in studio e c'è stato un violento nubifragio, un blackout, come quello che si abbatté sul Golgota"), reinterpretando la malinconica "La notte è bella", la romantica e nostalgica "Curre a mamma tua (Lu bene mio)" e la sagace "I proverbi paesani", in linea d'altronde con gli indovinelli popolareschi e arguti pure somministrati agli spettatori.
Poi la festa esplode con l'attesa taranta "Il ballo di San Vito", che, scandita dal caratteristico tamburello, precede l' "abbraccio" finale delle note eleganti di "Ovunque proteggi", con cui Capossela si congeda dal suo pubblico, che egli sa disarmare con la schietta semplicità della sua personalità eclettica. Scaletta:
- Non trattare
- Brucia Troia
- Dalla parte di Spessotto
- Medusa cha cha cha
- Moskavalza
- Nel blu
- Dove siamo rimasti a terra Nutless
- Pena del alma
- Lanterne rosse
- S. S. dei naufragati
- Il rosario de la Carne
- L'uomo vivo (Inno al Gioia)
- Al Colosseo
- Marajà
- Che coss'è l'amor
- Con una rosa
1° encore:
- Camera a Sud
Tributo a Matteo Salvatore:
- La notte è bella
- Curre a mamma tua (Lu bene mio)
- I proverbi paesani
2° encore:
- Il ballo di San Vito
3° encore:
- Ovunque proteggi Foto di: Lucrezia Polito
(Lady Simmons)