Bob Dylan The Cutting Edge (The Bootleg Series vol. 12
2015 - Sony
La nuova puntata prevede tre formati d’uscita: la Collector’s edition, stampata in 5.000 copie, che, al costo di 600 dollari (più quasi 100 euro di spese di spedizione), prevede 379 canzoni in 18 cd (ogni nota, respiri compresi, del biennio di Dylan in studio è stato catturato), un volume di 170 pagine, nove 45 giri in mono pubblicati in quel periodo, memorabilia in pelle di leopardo e dal film Don’t Look Back, e un certificato di autenticità (nel caso tra una ventina d’anni vorreste rivenderlo al triplo), la Deluxe Edition prevede invece 6 cd con oltre 100 pezzi, tra cui l’intera sessione di registrazione di Like A Rolling Stone (il disco 3 con 20 track), uno slipcase di 120 pagine (il tutto a un costo tra i 120 e i 150 euro a seconda dei punti vendita e infine un Best Of che contiene la classica versione in 2 cd con 36 canzoni e un libretto di 62 pagine.
Non ci poteva essere saccheggio più attilesco. I fan più accaniti conoscono questo materiale grazie ai vari dimeadozen e scambi bootlegari nel buio notturno delle rive della Senna, dei docks del Tamigi o nella ciclabile del Naviglio, ma non verranno meno al loro patto stipulato con Dylan (senza che Dylan vi abbia messo la firma), quelli patologicamente ancora sani si potranno avvicinare incuriositi, quelli che non conoscono l’Uomo di Duluth non lo compreranno, in quanto operazioni del genere non sono certo pensate per un pubblico che si appresta a conoscere un artista.
Chi scrive prova per Dylan un amore sconfinato, ma non trova in queste BS12 quella gemma che i fan hanno mostrato di celebrare ancor prima della sua uscita. Tolto il profilo commerciale che sorregge l’intera operazione (se fossi stato in Dylan avrei certo fatto lo stesso), il tutto non apporta niente di nuovo. Questa messe di alternate take, alternate lyric, reharsal, demo e compagnia varia (in assenza di autentici inediti) non ci fa conoscere meglio il musicista Dylan e la sua arte. Anzi, con l’andar del tempo annoia a morte. Fino ad arrivare al solipsismo ultimo, vera operazione di pornografia musicale, costituito dall’ascolto per venti volte consecutive di Like A Rolling Stone, la canzone eletta la migliore del secolo scorso, i cui brandelli e diversi vestiti la spogliano di ogni bellezza. Una tortura ben congegnata dal torturatore. Un processo di accumulazione che disorienta, ruba tempo alla vita dell’ascoltatore (e questo è il massimo crimine che l’umanità può mai perpetrare su se stessa) non portando a nessun dove. Se non quello contabile del suo autore o del collezionismo puro di chi farà sue le tre versioni. La musica, se permettete, sta altrove.
Nessuna delle versioni che furono scartate sono migliori di quelle che trovarono la luce nei tre dischi di riferimento. Se Dylan spesso ha dimostrato di non saper scegliere la migliore tracklist tra i pezzi registrati (le storie di Blind Willy McTell e Series of dream, tanto per citarne un paio, urlano ancora vendetta), possiamo tranquillamente affermare che la scelta di eliminare le versioni (almeno quelle complete) qui presenti fu guidata da una più che illuminante luce.
Il progetto Bootleg Series in passato ci ha regalato autentiche perle (i primi tre, che uscirono in un’edizione unica, il 5, quello dedicato alla Rolling Thunder Revue, l’11, che aprì i forzieri sulle Basement Tapes, tanto per citarne qualcuno). Oggi sembra prevalere la ciccia mercantile. Coperta da un vestito lussuoso.