Bob Dylan Don´t look back (1965 tour deluxe edition) dvd
2007 - Columbia / Sony
D’altra parte nel luglio del ‘65, a soli due mesi da quelle riprese, Bob ha già abbandonato la sua chitarra acustica per lanciarsi nelle tanto contestate fughe elettriche di Newport.
Inseguire i suoi ritmi è impossibile, un anno dylaniano corrisponde ad almeno un lustro umano. Solo l’incidente motociclistico, come noto, riesce a dilatare i suoi ritmi serrati. Ed è proprio per questo motivo che “fermarlo” in queste riprese è un vero e proprio miracolo, un sorta di impresa cinematografica. Insomma tutti i fan di Dylan dovrebbero essere eternamente riconoscenti al regista americano per questo preziosissimo lavoro che ha trovato quest’anno, a 40 anni dalla sua originaria pubblicazione, una meravigliosa ristampa Deluxe Edition con un secondo importante dvd inedito.
Perchè se è vero che il Dylan acustico è una meravigliosa meteora, è altrettanto vero che quel Dylan, soprattutto quel Dylan, rimane protagonista di uno dei momenti più importanti della storia della musica moderna. Il suo sbarco in terra inglese è un momento imperdibile, sia dal punto di vista musicale, sia dal punto di vista culturale. Perchè al centro dell’attenzione non ci sono solo le sue canzoni, ma ciò che Dylan, negli anni ’60, secondo molti dovrebbe rappresentare. Nessuno riuscirà però a chiuderlo in qualche gabbia, tanto meno in quella del cantautore di protesta che tanto sarebbe piaciuta a Joan Baez.
Dylan si lancia così in sproloqui (a volte persino divertenti) con i giornalisti, discute animatamente con i fan e qua e là è ripreso durante qualche concerto. Spezzoni memorabili in cui le sue canzoni brillano sotto un solo riflettore che illumina un “piccolo uomo” armato di chitarra, armonica e microfono, solo sul palco.
Dopo essersi chiesto “Who is Donovan?”, se lo ritrova in albergo mentre timidamente prova ad accennare “To Sing for You”. Poi si riprende la chitarra e con l’aria di quello che sembra dire “aspetta ora te la faccio sentire io una canzone...”, intona “It’ All Over Now Baby Blue“.
C’è qui tutto un costume d’altri tempi: un futuro sindaco di Londra che gli chiede se qualche canzone la scrive lui..., c’è Albert Grossman, il manager di Dylan, che cerca ingaggi da duemila sterline attraverso Tito Burns, ossequioso produttore inglese, e c’è un pubblico, molto british, ancora in giacca e cravatta.
Quel Dylan che abbiamo subito perso, quel menestrello che ancora tanti rimpiangono, è qui. In questo documentario che testimonia semplicemente la sua grandezza.