Bob Dylan, negli ultimi anni, ha sommerso gli affezionati ascoltatori di cofanetti. A novembre sono uscite due raccolte di diverso valore. ´The Original Mono Recordings´ contiene i primi otto album in versione mono (si tratta di alcuni degli album più famosi della sua carriera rimixati in mono, così come, si dice, originariamente pensati). In realtà l’operazione sa un po’ di bufala, infatti, solo i primi album sono stati realmente pensati in quel modo. Sempre Dylan è protagonista del ´The Bootleg Series, Vol. 9: The Witmark Demos 1962-1964´. Sono le primissime registrazioni del nostro e sono completamente inedite. È un ´ritratto d’artista da giovane´ con tutti i suoi interessi e le sue (acerbe?) capacità. Certo quasi tutto il materiale era conosciuto in altre forme, negli album ufficiali, nel ´The Bootleg Series, Vols. 1-3: Rare And Unreleased, 1961-1991´ o in vari Bootleg per appassionati, ma per la prima volta abbiamo qui il risultato di tutte le session. Sino all’avvento della musica digitalizzata e di internet, gli inizi di carriera per qualsiasi autore/cantante, anche di quello considerato il padre del moderno concetto di songwriter, sono corrisposti a quelli di autore per altri. Dylan, come tutti, scriveva per se ma cercava di vendere il suo prodotto, le sue canzoni, a dei cantanti che le interpretassero. Questo avveniva, e avviene ancora oggi, attraverso delle case di edizioni musicali per cui sfornavano in continuazione canzoni da registrare in veloci demo che sarebbero poi girati per le case discografiche sempre alla ricerca di brani nuovi ed interessanti da accoppiare ad un musicista od a una band del proprio ´giro´. Questo, da sempre, è stato l’inizio di ogni carriera al di la delle mitologie. Certo l’album rimane soprattutto una cosa per amanti dylaniani ma sono convinto che chiunque abbia con un po’ di curiosità rispetto alla musica e ad un tipo di suono primitivo (voce e chitarra, ma una delle cose più interessanti di questo doppio cd è l’espressività dylaniana al piano) potrà accostarsene con fiducia. Di Dylan non sarà mai abbastanza rimarcata l’immensa capacità di raccontare e di affabulare. Una capacità di raccontare che va molto al di la delle singole canzoni ma che si rende evidente in quasi tutto il corpus del suo songbook. Queste capacità erano state affinate dall’instancabile studio della musica popolare che fece tra il ’59 e il ’63. Questo doppio album racconta di quando, abbandonata la tradizione, Dylan incominciò a narrare in prima persona. Grazie ancora Bob!