Da questa considerazione devono essere partiti gli ideatori di Independent Music, intelligente iniziativa editorial-discografica che pare possa ottenere buone possibilità di consenso proprio nei confronti degli appassionati che, complici la crescita vertiginosa dei prezzi e l’appiattimento della grande distribuzione, cerchino un catalogo di pubblicazioni originali, esclusive e inedite ad un prezzo assolutamente conveniente (8.50 euro), il tutto comodamente reperibile nell’edicola sotto casa.
Seppur l’idea non appaia del tutto originale, vanno riconosciute all’iniziativa dei meriti che cercano di andare oltre gli esempi che oltremanica esistono da oltre un decennio come ad esempio le ottime compilation indies di Volume, metro di paragone al quale più di altri ci sembra di accostare al nostro caso. Independent Music si differenzia però da questa proponendosi di pubblicare a scadenza mensile un album vero e proprio corredato di una monografia il più ricca possibile sull’artista o il tema in questione.
Il primo numero in uscita a febbraio 2003, intitolato “Radiopirata”, con il carattere e l’ambizione del classico “numero zero”, vuole essere una fotografia ed in un certo senso omaggio a ciò che lo scorso novembre è accaduto al MEI di Faenza, oramai consolidato appuntamento annuale di incontro e confronto per la scena indipendente italiana, raccogliendo una rosa eterogenea di artisti che in qualche maniera la possano rappresentare in tutta la sua vitalità e, perché no, contraddizione.
Lasciando perdere alcune maligne considerazioni sulla scelta predominante di alcune label piuttosto che altre e soffermandosi invece sul carattere artistico del cast della compilazione, ce n’è davvero per tutti i gusti: dall’elettronica modaiola e danzereccia di Feel Good Productions e Subsonica alle abrasioni rock di Afterhours, agli intoccabili mostri sacri Nada e Claudio Rocchi, ai suggestivi Luca Madonia, Estra e Marco Parente, senza tralasciare una nutrita schiera di esordienti quali, tra i più interessanti proposti, il cantautorato lunatico e piacevole di Vittorio Bonetti, con testo di Benni, e quello dolce e sognante di Pinomarino, entrambi molto interessanti.
In mezzo troviamo spunti tra i più svariati: dal funky al folk-rock, dal crossover alla psichedelia, passando dal pop leggero leggero dei Perturbazione e simili.
Tutto sommato ne più ne meno che un gradevole bigino, da conservare a ricordo del passato 2002, corredato da un agile e completo book di oltre 60 pagine, che passa in rassegna ciascun nome presente nell’album non tralasciando curiosità e discografie, oltre ad un approfondimento su ciò che è accaduto al MEI 2002.
Ad Independent Music va il nostro miglior in bocca al lupo, e un arrivederci al prossimo secondo numero, un intero live inedito dei Cousteau, che volete di più?