La collana Ethiopiques ci ha formato le orecchie in questi ultimi anni con un suono ricco di riferimenti e sapori musicali. Per chi ha seguito la collana, o anche semplicemente ha scoperto il tutto vedendo il Jarmush di Broken Flowers, questo suono non è più una sorpresa, ma per chi si approccia al genere due parole sono d’obbligo.
Prendete la musica popolare etiopica, portatela nella New York degli anni ’60 (o meglio mischiatela con il miglior Soul Jazz dei primissimi ’70 così spruzzato di Funky Grooves) e poi date libero sfogo alla creatività artistica. Il risultato sono musiche e musicisti unici che, come il popolo etiope, si sparpagliano in una diaspora creativa in tutto il mondo.
Si parte con gli anglo-ethiopi Dub Colossus di Guragigna e si è subito preda di movimento morbido, ritmico e sensuale che, per i 28 brani del doppio CD, avvicina alla pace, alla sensualità e a una dolce trance. Certo poi ogni artista declina il tutto a modo proprio e allora nel primo CD, quello “Noise” più selvaggio, Eténèsh Wassié, con Mathieu Sorisseau, non disdegna i piccoli spunti free del violoncello di Gaspar Claus; Gli uKanDanZ con Sema trovano scansioni quasi wave/art rock su una voce inarrivabile; gli Alexo sfiorano il dub e sostengono il brano con percussioni ossessive. Più tradizionali gli statunitensi Tezeta Band con un suono soul/funk orchestrale a sostenere la loro Aynotchè Térabu e più rock e magmatico il suono dell’australiano Dereb The Ambassator. Certo le sorprese vere sono gli olandesi-franco-etiopi di origine ebraica Mann Bites Dog & De Amsterdam Klezmer Band alle prese con fulminanti scambi di fiati all’unisono in Balaguè oppure gli svizzeri della Imperial Tiger Orchestra con il trascinante riff di Emneté, uno dei migliori brani del loro splendido Addis Abeba del 2010, pieno di groove e piccole inattese spruzzate free del torrenziale e trascinante baritono di John Menoud. Straordinari anche i componenti della Debo Band con un brano dal loro penultimo album, consigliato alla pari del loro ancora più raffinato omonimo ultimo album, genuino popolare e irresistibile con violini/fiati/voci e una fisarmonica straniata su una ritmica saltellante, felicemente irregolare. Cattive le divagazioni, quasi punk, dei Le Tigre ma assolutamente in linea con quella vena di follia dell’ethio-music resa ancora più evidente dall’ormai famoso connubio Mèkurya/The Ex di cui compare la trascinante Ethiopia Agérè.
Nel cd Chill Out solo apparentemente tutto è più morbibo. Xavier Charles, eth e Tsenadenia Gebremarkos (anche cantante dei Dub Colossus) cullano le nostre orecchie prima dell’arrivo del Kronos Quartet alle prese con una loro inedita aspra versione di un brano di Mèkurya. Della Either/Orchestra è quasi superfluo parlare tanto il loro amore per questa musica li ha portati ad essere portabandiera di queste sonorità negli ultimi anni. Taciuto dell’eletronica un po’ troppo “louge” di Daniel Tèchanè, l’elettronica di Snowflake prende non poco le gambe e la testa; e se il jazz duo Sutton/Fuller è forse po’ troppo morbido, il piano di Samuel Yirga con il suo ottetto colpisce nel segno così come il 5tetto di sax giapponese di Yasuaki Shimizu (anche alla voce), con la sua tesa e inquietante ninna nanna Tew Semagn Hagèré. A chiudere il soul pop elegante e sinuoso di Abegaz & Jorg ma soprattutto Mètché Néw tema ipnotico e capolavoro di sensualità e morbidezza ad opera di Akalè Wubè.
Insomma un disco, se non indispensabile, sicuramente vivamente consigliato sia agli amanti del genere sia ai curiosi certo come sono che, in questi ventotto brani, ciascuno di voi troverà pane per i propri denti e spunti e curiosità da sfamare per il futuro.