I Verdena si sono fatti venire i calli sulle mani a forza di insistere sul loro sogno e lo hanno visto realizzarsi fino a trovargli incredibilemte addosso la (s)piacevole maschera di “Nirvana italiani”.
Così “Solo un grande sasso” avrebbe dovuto essere la risposta alle attese create dai media e dal successo, ma i tre ragazzi bergamaschi se ne sono fregati e hanno saggiamente ignorato tutto per concentrarsi ancora sul loro unico obiettivo: suonare.
Il precedente “Verdena” aveva mietuto riconoscimenti a iosa portando l’album e il singolo in classifica, grazie anche ad una attività live senza pause; allora alla cabina di regia sedeva Giorgio Canali dei CSI, mentre ora il posto è stato preso da Manuel Agnelli degli Afterhours. Tanta importanza avrebbe potuto far tremare questo trio poco più che ventenne e indurli a ricalcare passi già compiuti, invece “Solo un grande sasso” mette ancora più a nudo la forza dei Verdena. Sarà per incoscienza o forse per ardore giovanile, fatto sta che Alberto, Luca e Roberta riescono a scatenare le energie primordiali del rock con vigore ed essenzialità.
Ad un primo ascolto si rimane colpiti dal suono crudo e cupo che scaturisce da ogni traccia, ma in realtà il lavoro è frutto di una produzione curata e di arrangiamenti mirati. I Verdena hanno incastonato, una pietra dopo l’altra, tutte le loro intuizioni fino ad ottenere un disco che è un raro esempio di come ci si può far produrre senza perdere in forza e verità.
Manuel Agnelli avrà fatto la sua parte, chiamando in causa anche Xabier, compagno di sfoghi e di chitarre negli Afterhours, ma il merito va ai tre ragazzi di Bergamo, tanto umili da nascondere anche i loro cognomi nei credits del cd.
Il riferimento ai Motorpsycho è evidente, ma è anche riduttivo: non solo perché oggi il gruppo norvegese si diletta in tutt’altri suoni, ma soprattutto perché i Verdena dimostrano di aver intrapreso una ricerca di una loro personalità sonora.
È ancora presto per parlare di maturità, eppure non si può che ammirare come le progressioni basso / batteria / chitarra siano rifinite ed alternate con dei passaggi di mellotrono, piano rhodes, wurlitzer, violoncello, violini.
Il disco è racchiuso tra due fragili ballate, l’iniziale “La tua fretta” e la conclusiva “Meduse e tappeti”; in mezzo ci sono assalti chitarristici costruiti su progressioni di accordi ruvidi, accenni di jam psichedeliche, richiami all’etereità dei lenti spezzati di John Lennon (“Cara prudenza”, “Nel mio letto”) e una tensione che passa di brano in brano come una scarica di adrenalina.
“Solo un grande sasso” colpisce in pieno e lascia il segno tangibile di un gruppo che non è una favola, ma una realtà.
Discografia:
VERDENA 1999, BLACK OUT / UNIVERSAL
SOLO UN GRANDE SASSO 2001, UNIVERSAL / BLACK OUT / MERCURY