Pearl Jam Lightning Bolt
2013 - Universal
Qualcuno ha ventilato svolte ottimistiche legate all’inevitabile passare degli anni, mentre ad altri questo disco non è proprio piaciuto. E a questo punto non posso non ricordare il concerto di Pistoia del 2006, che è stata la mia prima (ed ahimè sinora unica) volta in cui ho visto un concerto della band. Non posso che pensare a Vedder sorridente e felice, sereno con in mano un buon vino toscano. E ad un live di altissimo livello tecnico ed emozionale, tanto che se penso a Black e alla gestualità di Eddie mentre la cantava ancora mi spunta la lacrimuccia.
Però anche allora si era di fronte a un gruppo maturo e appunto sereno, pienamente consapevole dei propri mezzi. La rabbia acerba dei meravigliosi esordi non c’era più, ed è anche normale. E’ il caso quindi di parlare del disco per quello che è, senza sovrastrutture mentali legate al passato, perché è un lavoro onesto, dove la passione e la voglia di suonare comunque si sentono. Forse un po’ troppo radio-oriented, questo va riconosciuto, e certo lontano dai picchi poetici raggiunti comunque in tempi recenti da Eddie Vedder nella colonna sonora di Into the Wild (2007), Society tra tutti.
Si inizia con Getaway, affilata quanto basta per conficcarsi nel cervello. Arriva poi il singolo Mind your manners, sincopato e carico, mentre in My Father's Son Jeff Ament ed il suo basso spadroneggiano come corsari. Sirens è la ballad classica tutta chitarra e batteria, che più classica di così non si può, e diciamo che dimostra come Eddie Vedder possa tranquillamente leggere l’elenco della spesa ed emozionare comunque. La title-track inizia mantenendosi sulle atmosfere chitarrose del brano precedente per poi ripigiare il pulsante sull’acceleratore. Infallible ha un retrogusto forse vagamente elettronico nella cadenza che per fortuna si perde dopo, anche se ritorna tra una strofa ed un’altra.
Pendulum, con la tastiera lenta ed insinuante ci restituisce l’Eddie sciamanico tanto amato, che ritroviamo anche in Yellow Moon, con quella voce intensa e vibrante. Swallowed Whole, Let the Records Play, Sleeping by Myself hanno un sapore di rock classico; il finale è affidato a Future Days in cui le note delicate sembrano emergere dalla rugiada.
Lightning Bolt, pur non rientrando tra i capolavori dei Pearl Jam è un disco suonato con passione, che offre il meglio nei lenti, in cui arriva un guizzo di poesia. E cosa non da poco, offre un’occasione per un nuovo tour...Preparate il vino!