Pearl Jam Dark Matter
2024 - Monkeywrench Records / Republic Records
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Ed eccoci all’atteso ritorno dopo quattro anni di silenzio discografico con Dark Matter, preceduto dal singolo omonimo, Running e la morbida ballad Wreckage. Per questo album Eddie Vedder, Jeff Ament, Stone Gossard, Mike McCready e Matt Cameron hanno scelto di collaborare con il produttore trentatreenne Andrew Watt, plurivincitore di Grammy, la cui statura e credibilità son cresciute negli ultimi anni con acclamate collaborazioni come Ozzy Osbourne, Rolling Stones, Miley Cyrus, Iggy Pop e altri ancora. È stato Watt a produrre l’album solista di Vedder del 2022 Earthling; questo ha fatto sì che la band si affidasse a lui per la supervisione delle sessioni di Dark Matter agli Shangri-La di Malibu, California, quartier generale di Rick Rubin.
La dodicesima fatica in studio dei Pearl Jam ci accoglie con un’introduzione ambient non diversa da quella che abbiamo ascoltato in Gigaton, solo con un’atmosfera decisamente più inquietante. Gli accordi di chitarra di apertura di Scared of Fear diradano quella nebbia con una discreta sintesi di ciò che c’è in serbo per il resto dell’album, sensazione confermata dalla successiva React, Respond, che riprende le furibonde e martellanti linee dei primi due brani svelati. I Pearl Jam, come normale che sia, non presentano più i muscoli '90s, ma diversi passaggi teneri (Something Special), riflessivi (Won’t Tell), forse poco, troppo poco riottosi nei testi; infatti mancano i momenti da rocker politicizzati o impegnati, una mancanza che pesa come un macigno sull’economia dell’album considerata la storia della band di Seattle.
Nel complesso queste undici tracce per quarantacinque minuti dicono molte cose; la paura di rischiare di punkrocker vicini al tramonto, di rimettersi in gioco innanzitutto: Dark Matter è di fatto un’estensione di Gigaton con un più di cattiveria nei suoni. La produzione pomposa voluta con l’ingaggio di Watt penalizza alcuni passaggi impastando troppo gli strumenti, ma premia regalando anche vigore e vitalità ad altri. Sicuramente le idee, l’estro creativo, l’ispirazione, come già detto, sono ai minimi termini e questo è un dato incontestabile; ciò nonostante si lasciano ancora ascoltare, con le dovute premesse e precauzioni.
Vedder, per anni trascinatore su disco e nelle esibizioni live, oggi, e non solo da quest'ultima release, è un problema, la sua involuzione vocale è palese e preoccupante.