Earth Hotel<small></small>
Italiana • Canzone d`autore • indie-rock, art-rock, alternative

Paolo Benvegnù Earth Hotel

2014 - Woodworm / Audioglobe

27/10/2014 di Ambrosia J. S. Imbornone

#Paolo Benvegnù#Italiana#Canzone d`autore #Indie-rock #Alternative

L’albergo del mondo, di cui siamo ospiti con le nostre istantanee di vita, il bagaglio delle nostre necessità, i bagliori dell’inatteso, le sequenze di gesti e scene chiuse nelle nostre stanze, di cui siamo i primi spesso a non avere consapevolezza e a non capire il senso ultimo (ammesso che ve ne sia uno), tanto che può sembrarci di “non aver mai vissuto” (Stefan Zweig); un hotel infiammato da “quell’eterno miracolo che ci consuma” – come recita la presentazione del disco firmata da Benvegnù – , popolato da assenze e presenze, noia e delusione, abitato da sentimenti ambivalenti e “piccole pornografie” naturaliter sadomaso, dallo smarrimento e dalla ricerca di sé: questo e altro ancora è Earth Hotel, quarto album in studio di Paolo Benvegnù.

L’albergo della terra brucia della passione di essere al mondo, tra archi struggenti ed estatici in pennellate eleganti, fremiti di synths più che ricorrenti che sottraggono peso ai suoni e li sfumano, li rendono freschi, eppure pregni di tensioni, pause acustiche, serene e al contempo accorate, che richiedono abbracci come aiuto e viatico per il cammino (Life). E ancora si staglia tra piccoli suoni siderali, che risucchiano in vortici in sordina, ritmi percorsi da fiumi di brividi sottopelle come l’attrazione, momenti rarefatti quasi à la Battiato, ma sempre animati da una sorta di sehnsucht, e spazi vuoti in cui far risuonare le chitarre.

Umidi di poesia quotidiana sono, in particolare, il sound acustico della visionaria Hannah e gli archi della meravigliosa Orlando, canto d’amore, che si fa presenza panica, e inno al mistero della vita, con melodie quasi retrò e delicate note di piano; non mancano inoltre bassi sensuali in soundscape dilatati e sognanti come nel singolo Una nuova innocenza (con conclusione che imprigiona e fa implodere sotterranee inquietudini) o in Avenida silencio, una cascata di suggestioni in quattro lingue, che moltiplicano i loro echi come un incantesimo. D’altra parte le voci gemmano in modo indefinito nelle chiuse, grazie ai campionamenti che arricchiscono code quasi post-rock.

Nelle camere dell’Earth Hotel l’amore è indagato e perlustrato negli spazi e nei tempi, in ogni sua declinazione: è “illusione sentimentale”, in un rapporto con l’altro che diventa “tregua e limite” (Nello spazio profondo), è “impastato di bene e male”, come afferma ancora Benvegnù nella presentazione dell’album, è “incandescente” (Feed the Destruction), è cura costante per il “cuore del mio cuore del mio sangue” (Hannah), o sembianza che veste anche l’assenza.

L’argomento cardine, però, più che l’amore, è l’uomo, anche come animale politico e osservato nelle dinamiche frequenti della sua società, come nella pungente Nuovosonettomaoista, con l’ironica, sferzante presentazione di una “restaurazione crudele e velocissima”, “nuovo ordine nel caos / senza movimento / diseducazione ad ogni sentimento”, che ha “aperto le porte ad ogni trasformismo” e accoglie “opportunisti” e “arrivisti”.

Benvegnù è tornato con l’ennesimo disco-capolavoro, che dà corpo e sangue a sonorità eteree, incendia stanze di cristallo con il risuonare dei pensieri e un forte sentire e coniuga ancora una volta passionalità ed eleganza, intuizione e sperimentazione, pathos e armonia in un equilibro perfetto. Da non perdere. 



Track List

  • Nello spazio profondo
  • Una nuova innocenza
  • Nuovosonettomaoista
  • Avenida silencio
  • Life
  • Feed the Destruction
  • Stefan Zweig
  • Orlando
  • Divisionisti
  • Piccola pornografia urbana
  • Hannah
  • Sempiterni sguardi e primati

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