Paolo Benvegnù Earth Hotel
2014 - Woodworm / Audioglobe
#Paolo Benvegnù#Italiana#Canzone d`autore #Indie-rock #Alternative
L’albergo della terra brucia della passione di essere al mondo, tra archi struggenti ed estatici in pennellate eleganti, fremiti di synths più che ricorrenti che sottraggono peso ai suoni e li sfumano, li rendono freschi, eppure pregni di tensioni, pause acustiche, serene e al contempo accorate, che richiedono abbracci come aiuto e viatico per il cammino (Life). E ancora si staglia tra piccoli suoni siderali, che risucchiano in vortici in sordina, ritmi percorsi da fiumi di brividi sottopelle come l’attrazione, momenti rarefatti quasi à la Battiato, ma sempre animati da una sorta di sehnsucht, e spazi vuoti in cui far risuonare le chitarre.
Umidi di poesia quotidiana sono, in particolare, il sound acustico della visionaria Hannah e gli archi della meravigliosa Orlando, canto d’amore, che si fa presenza panica, e inno al mistero della vita, con melodie quasi retrò e delicate note di piano; non mancano inoltre bassi sensuali in soundscape dilatati e sognanti come nel singolo Una nuova innocenza (con conclusione che imprigiona e fa implodere sotterranee inquietudini) o in Avenida silencio, una cascata di suggestioni in quattro lingue, che moltiplicano i loro echi come un incantesimo. D’altra parte le voci gemmano in modo indefinito nelle chiuse, grazie ai campionamenti che arricchiscono code quasi post-rock.
Nelle camere dell’Earth Hotel l’amore è indagato e perlustrato negli spazi e nei tempi, in ogni sua declinazione: è “illusione sentimentale”, in un rapporto con l’altro che diventa “tregua e limite” (Nello spazio profondo), è “impastato di bene e male”, come afferma ancora Benvegnù nella presentazione dell’album, è “incandescente” (Feed the Destruction), è cura costante per il “cuore del mio cuore del mio sangue” (Hannah), o sembianza che veste anche l’assenza.
L’argomento cardine, però, più che l’amore, è l’uomo, anche come animale politico e osservato nelle dinamiche frequenti della sua società, come nella pungente Nuovosonettomaoista, con l’ironica, sferzante presentazione di una “restaurazione crudele e velocissima”, “nuovo ordine nel caos / senza movimento / diseducazione ad ogni sentimento”, che ha “aperto le porte ad ogni trasformismo” e accoglie “opportunisti” e “arrivisti”.
Benvegnù è tornato con l’ennesimo disco-capolavoro, che dà corpo e sangue a sonorità eteree, incendia stanze di cristallo con il risuonare dei pensieri e un forte sentire e coniuga ancora una volta passionalità ed eleganza, intuizione e sperimentazione, pathos e armonia in un equilibro perfetto. Da non perdere.