Paolo BenvegnÚ Cerchi nell’acqua ep
2005 - STOUT MUSIC / SANTERIA / AUDIOGLOBE
Non so in quanti all’uscita del primo Ep, quell’anteprima che era stato “Suggestionabili”, avrebbero pronosticato un tale successo di critica e di pubblico per un disco e un musicista così sensibilmente atipici nel panorama della musica italiana.
Dal momento che “Cerchi nell’acqua” chiude il lungo ciclo dell’album, vale la pena considerare queste canzoni alla luce dell’importanza che il disco ha assunto strada facendo attraverso i numerosi consensi, ma soprattutto attraverso la notevole quantità di date, fatto alquanto raro in questo periodo di magra per la musica live.
Tra l’altro lo stesso Ep si pone come testimone di quella che è stata la personalità e l’esperienza vissute in “Piccoli fragilissimi film”: il video e la versione radio della title-track sono un manifesto di un pensiero e di uno sguardo a dir poco esistenziali, ben riassunti in parole come “fermarsi un istante per considerare / che ogni istante si scioglie in quello a venire / come cerchi nell’acqua che non sanno nuotare”.
Balza poi all’occhio “In a manner of speaking” che è prova concreta dell’incontro con i Tuxedomoon avvenuto all’edizione 2004 della rassegna Stazioni Lunari. Il pezzo è la splendida conferma di uno stile onirico tanto strumentale quanto autorale, che suggerisce i Tuxedomoon come padrini di un suono e allo stesso tempo fa precipitare qualunque riferimento in una personalità profonda, che è limitato definire italiana ma anche esterofila.
Allo stesso modo anche le altre tracce puntualizzano le diverse sfaccettature già emerse nell’album: “Rosa lullaby”, con i suoi rintocchi di piano e un’interpretazione alla Mark Eitzel, ne sottolinea il carattere autorale, mentre “Il vento incalcolabile del Sud” è una dimostrazione delle capacità strumentali della band, perfetta nel costruire un’atmosfera ineffabile prima con le dosi di chitarra di Massimo Fantoni e poi con il lavoro degli archi e della ritmica.
A chiudere il cerchio, o se volete “i cerchi”, c’è poi una “Piccoli fragilissimi film”, esclusa dal disco ufficiale, che forse doveva trovare il suo posto qua, con le sue voci (stralci di conversazioni? Citazioni di film? Messaggi in segreteria?) che scorrono come dei titoli di coda. Il brano suona come una lista di credits quasi che volesse ammettere come fonte delle canzoni proprio quei pensieri di intimità, quelle piccole tribolate intuizioni che si svolgono nell’interiorità umana.
Alla fine bisogna riconoscere che “Piccoli fragilissimi film” è stato uno dei dischi più riusciti dell’ultima stagione italiana. Anzi, insieme a “Vietato morire” di Andrea Chimenti, il più riuscito e il più sostanzioso.
Tanto che i suoi effetti continuano a sentirsi, a diffondersi. Come “Cerchi nell’acqua”.