Paolo Benvegnù

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Paolo Benvegnù Piccoli fragilissimi film - Reloaded: un insegnamento ventennale al lasciarsi andare alla vita.

17/10/2024 di Giada Lottini

#Paolo Benvegnù #Italiana#Canzone d`autore

La recensione del disco ed un'intervista generosa con l'autore.

Piccoli fragilissimi film è il disco d’esordio di Paolo Benvegnù dopo la fine degli Scisma.

A distanza di venti anni, la decisione di farne una versione reloaded poteva essere recepita dall’ascoltatore come una mossa commerciale, o come un omaggio ad uno dei migliori dischi di musica italiana di questo ventennio. Il timore all’approcciarsi con riedizioni di album diventati veri e propri classici è sempre quello di restare delusi rispetto all’originale, di trovare una carrellata di artisti non in grado di donare la stessa bellezza e dignità alle canzoni, come per altro più volte è successo in altre occasioni.

Con Paolo Benvegnù questo timore non ha luogo di esistere. In questo disco non troviamo artisti che arrivano, fanno la loro performance improntandola sul loro stile e se ne vanno, ma ospiti che duettano con l'autore entrando nel suo mondo e mettendosi al servizio di tanta bellezza.

Succede quindi una cosa molto rara, rispetto all’originale: si avverte il raggiungimento di una pienezza dovuta ad anni di esperienza, di vita vissuta, di sensibilità maggiore conseguita e ad una classe ed eleganza che, invece che divenire cliché, aumenta giorno dopo giorno, anche grazie al lavoro apportato dalla band che accompagna il tutto mettendoci il cuore oltre alla perizia.

Così si realizza lo scopo di Piccoli fragilissimi film - Reloaded: essere un canto collettivo che, senza perdere in profondità, diventa un abbraccio all’anima di chi lo ascolta.

Traccia dopo traccia, vediamo Ermal Meta e Paolo Fresu aggiungere rispettivamente intensità e raffinata eleganza ne Il mare verticale, Tosca apportare reciprocità in Cerchi nell’acqua, una incredibile Malika Ayane che si lascia trascinare dalla raffinata seduzione di Io e te. Giovanni Truppi, ne Il sentimento delle cose, porta la sua personalità e dimostra assieme a Paolo quanto ancora questo pezzo sia attuale, mentre in Fiamme Piero Pelù sussurra e suggestiona evitando qualsiasi esagerazione; proseguendo, troviamo la freschezza dei Fast Animals and Slow Kids in Suggestionabili, il sentire di Motta che si addice perfettamente all’inquietudine di Brucio, qui con una coda di pianoforte sontuosa, mentre La Rappresentante di Lista si trova pienamente a suo agio alle prese con È solo un sogno.

Paolo Benvegnù, inconsapevolmente o meno, mette in luce le doti migliori di chi si trova a cantare con e per lui: la profondità di Appino, in Only for you, la delicata pulizia di Dente in Quando passa lei, infine il miracolo di Lamante in Catherine: la sua resa incredibile, personale, sentita di questa canzone ne fa forse il miglior duetto del disco.

Non paghi di sorprese, alle tracce originali si aggiungono tre bonus, con altrettanti ospiti: Giulio Casale (Estra) presta la voce in Preferisci i silenzi, Irene Grandi dona luce e nuove ampiezze in Le gioie minime ed infine Max Collini declama un testo densissimo nel gioiello sonoro che è Isola Ariosto.

A questo ben di dio, si aggiungono, nella versione in cofanetto, testi poetici inediti ed una cassetta con rarità e demo mai ascoltati in precedenza.

Una riedizione valida, non scontata, di un album ancora attuale per tematiche ed emozioni messe in gioco da ogni partecipante, che può insegnare a molti come stare in equilibrio tra intensità e delicatezza. 

Tracklist:

Il mare verticale (feat. Ermal Meta & Paolo Fresu) 

Cerchi nell'acqua (feat. Tosca)

Io e te (feat. Malika Ayane)

Il sentimento delle cose (feat. Giovanni Truppi)

Fiamme (feat. Piero Pelù)

Suggestionabili (feat. Fast Animals and Slow Kids)

Brucio (feat. Motta)

È solo un sogno (feat. La Rappresentante di Lista)

Only For You (feat. Appino)

Quando passa lei (feat. Dente)

Catherine (feat. Lamante)

Bonus tracks:

Preferisci i silenzi (feat. Giulio Casale)

Le gioie minime (feat. Irene Grandi)

Isola Ariosto (feat. Max Collini)


Credits: Antonio Viscido


Son contenta innanzitutto di risentirti. È passato qualche mese, ti ho seguito con attenzione e sono stata felicissima per l’assegnazione della targa Tenco, un premio che in tanti speravamo di vederti vincere da parecchio tempo. Una targa ed un anno impegnativo, in cui sei stato anche in tour facendo diverse date.

Sono grato ed ancora incredulo al riguardo, non pensavo di meritare così tanto e non mi sono ancora fermato per far decantare la cosa. Spero davvero di essere all’altezza di questa gentilezza.


Ora c'è la curiosità per questa riedizione di Piccoli fragilissimi film a venti anni di distanza dalla sua uscita. Come è nata l’idea di un reloaded?

All’inizio ero dubbioso sul farlo perché non amo molto le operazioni nostalgiche, però in live ci divertiamo un sacco a suonare questi pezzi e i nostri ospiti generosissimi hanno partecipato con così tanto entusiasmo e così tanta gioia che il risultato finale, assieme all’alchimia che si è creata, mi ha convinto del tutto. Ho accompagnato esseri umani fantastici ed è stato bellissimo perché ho imparato tantissimo da loro, dalle loro personalità diverse che sono confluite in questo canto collettivo.


Ho trovato un grande rispetto, dei tocchi di classe negli arrangiamenti che arricchiscono la versione precedente e grande rispetto. Tutti hanno messo del loro nel pezzo scelto senza snaturarlo, mettendosi al servizio della canzone. Chi porta eleganza, chi intensità, chi classe, chi freschezza…

È una cosa che ancora mi stupisce perché, quando lavori con artisti diversi, si crea qualcosa di unico con ognuno di loro. Ad esempio, Piero Pelù, con cui non avevo mai suonato, è riuscito, in Fiamme, a creare una dimensione stupefacente, onirica, con assoluta naturalezza.


Conoscevi tutti i tuoi ospiti o c’è qualcuno in particolare che hai scoperto durante questa esperienza?

Lamante. Non la conoscevo bene e sono rimasto affascinato da come ha interpretato Catherine, che è una canzone con un punto di vista femminile sulla realtà che io non posso raggiungere pienamente: lei ha donato al pezzo la sua intensità, mettendoci una sensibilità ed una personalità sorprendenti.


Cosa, secondo te, rende ancora così attuale questo disco?

Penso che siano le problematiche immutabili degli esseri umani a renderlo sempre attuale, questo cercare di dare risposte a domande che nascono sin da che esistiamo e che non si risolvono con la testa, ma probabilmente con altri organi, con la pancia, con il cuore. Sono qui e non ho coscienza di me o di te: sono realmente libero? Qual è il mio ruolo? È meglio non avere un ruolo? Sono tutte domande, soprattutto domande, e perciò ci sono dei tentativi di risposte per milioni di realtà possibili, mentre a volte si deve provare a togliersi di dosso il proprio punto di vista lasciandolo scivolare dalle spalle.


Una maturità presente anche nel 2004, arricchita dalla classe e dall’esperienza accumulate in un percorso ventennale.

Mentirei se ti dicessi di esserne stato consapevole allora, mentre la classe è merito dei miei compagni, io ho fatto veramente poco a livello tecnico. Se devo dire la verità, qui ho suonato delle chitarre slide che non suonavo da anni perché di solito sono esautorato, essendo i ragazzi del gruppo molto più bravi di me.


Hai definito Piccoli fragilissimi film “un crudelissimo inno alla gioia” ed ho notato che in questo periodo che c'è una tendenza da parte di molti musicisti ed autori ad interpretare a loro modo questo sentimento: anche Nick Cave, nel suo ultimo lavoro, ha sentito questa esigenza, dichiarandola in diverse interviste. Ho colto un parallelismo nel concentrarsi sulle piccole cose, su frammenti particolari, naturalmente per ragioni diverse e in tempi diversi. Tu ti senti affine in qualche modo a lui?

È una bella domanda. Alla gioia si tende con tutte le parti del corpo. La gioia è interezza, una pienezza che racchiude anche la freddezza, la malinconia così come la vita in sé racchiude anche la morte e viceversa. Noi dovremmo ricordarci di questo: di riuscire a sentire piacere senza senso di colpa, perché la vita è proprio questo. Questo è veramente un momento esatto, un momento di invito alla pienezza. A volte nella gioia c’è anche la crudeltà di dirsi le cose come stanno, è nella struttura primigenia di questo disco, anche se le cose si dicono sempre in maniera molto soffusa e non urlandole.

Per quanto riguarda Cave, penso che sia molto rigoroso nelle sue abitudini di vita ed io sono diverso in questo senso. Curiosamente non sono mai andato a vederlo dal vivo, i suoi concerti sono veramente dei sabba. Ammiro il suo essere un umano che si impegna pur non essendo ingombrante. È una maniera giusta di muoversi nel mondo: ti muovi nel tuo quotidiano, verso le persone che hai vicino.


Tornando a Piccoli fragilissimi film reloaded, ho visto che esce in diversi formati: in particolare nel cofanetto ci sono delle poesie ed una cassetta di inediti. Come sono nati?

Ci sono dei brani più recenti, alcuni duetti, un pezzo fatto assieme a Malika Ayane un anno e mezzo fa ed un sacco di altre canzoni, b-side e sessioni di brani che ho mixato con strumenti di trenta anni fa, anche, suonati malissimo (ride).


Nei prossimi concerti dedicati alla celebrazione di questo disco cosa troveremo? Ci sarà anche qualche ospite che ha partecipato?

Ci stiamo lavorando e la cosa mi emoziona, perché potrebbe capitare di condividere il palco con dei giganti, persone che suonano ad un livello eccellente rispetto a me che sono più grezzo in questo senso.


Oggi è il 9 ottobre 2024. Cosa diresti al Paolo di allora e cosa direbbe lui al Paolo di adesso?

Lui mi direbbe sicuramente: “Ti sei arreso”, ed io gli risponderei: “L’unica soluzione è la resa alla vita”. È bellissimo il momento in cui riesci a capire che la parola resa non vuol dire sconfitta. Non si perde niente in questa vita, si perde il senso della vita se non la riconosci.




Photo Credits: Antonio Viscido

Ufficio stampa: About Srl

Label: Woodworm

Per info sulle prossime date: Magellano Concerti

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