Paolo Benvegnù

live report

Paolo Benvegnù Aqua Vitae Festival - Bari

29/07/2009 di Ambrosia J. S. Imbornone

Concerto del 29/07/2009

#Paolo Benvegnù#Italiana#Canzone d`autore Indie-rock Alternative

Paolo Benvegnù + C.F.F. e il Nomade Venerabile
Aqua Vitae Festival - 29 luglio 2009, Bari, Castello Svevo
In un concerto di Paolo Benvegnù c'è di tutto e come difficilmente lo sentirete altrove: esplosioni di tempeste elettriche e raffinati ricami di violoncello, il pianoforte più classico e indugi psichedelici, pop da camera e cantautorato indie-rock, in brani dissonanti che rifuggono per lo più ogni da ogni tentazione di facile orecchiabilità melodica per svilupparsi irregolari e taglienti, drammatici e avvolgenti, talvolta (v. "Cinque secondi") come suite ricche della perizia tecnica e del gusto sonoro del jazz o della fantasia che in forme più pompose caratterizza il new prog. La terza serata dell'Aqua Vitae Festival 2009 offre così a Bari una serata in cui la banalità è bandita per vocazione e per non semplici scelte di vita dei protagonisti e fiumi di brividi sono pronti a sgorgare rapidi da ogni varco sonoro. Ad aprire il concerto è un set magistrale dei C.F.F. e il Nomade Venerabile, un teatro totale di musica, danza, immagini in videoproiezione che producono un solo impatto violento su tutti i sensi dell'ascoltatore. D'altronde la sigla del loro nome sta per Concettuale Fisico Fastidio ed ogni forma d'arte adoperata all'unisono comunica concetti ed emozioni, parla alla ragione e all'irrazionalità con la sapienza rimbaudiana di un deragliamento dei sensi. Da Baudelaire sono tratti invece i versi della canzone "Un jour noir", che apre il set; un valore aggiunto sembra l'entrata di Fabrizio Lavegas del gruppo, a cui sono spesso affidati i riff di chitarra elettrica. Da segnalare sono il crescendo drammatico di "Io sono un albero", l'intro spettrale di "Un lungo viaggio in autostrada", la mimica facciale che completa le interpretazioni scenicamente e vocalmente sempre pregevolissime ed intense di Anna Maria Stasi, l'espressività del teatro-danza di Anna Moscatelli, un fascio di nervi che vibrano scossi dalle variegate emozioni delle canzoni, ed infine la splendida, urticante cover finale di "A tratti" dei C.S.I., con il bassista Vanni La Guardia impegnato, come in altri brani, come seconda voce. Il tempo di un veloce cambio palco e il pubblico è in balia di un'altra seduzione musicale sottile e raffinata, quella dell'atteso Benvegnù, che appare un vero mattatore. Sempre impeccabile nel suo stile elegante, ha lo charme anomalo ed inquietante di un filosofo: ironico, dissacrante, irruente, difende i dettami di un'etica dell'osare che porta l'amore oltre il bene ed il male, sfida e sconfigge la paura di vivere e quella di morire che impedisce di vivere, ostenta l'autosufficienza coatta e la solitudine sofferta del genio, la cui verità è "sangue che grandina gioia", tra le sue insicurezze, e "rinnegare i padri, le madri, le bocche e gli stomaci" (come recita la trascinante "Suggestionabili"). Benvegnù predica attraverso l'arma antiretorica e nascosta della provocazione. Così l'artista getta una frecciatina non troppo celata al pubblico non proprio giovanissimo del concerto, presentandosi come un componente dei Camaleonti assente da Bari dal Festivalbar '68; scherza sull'accoglienza entusiasta della sua musica ma di certo inferiore al successo della musica commerciale, cercando maggiore considerazione parlando in inglese e in portoghese (per annunciare un'improbabile canzone di Sergio Mendes portata dal successo da Jovanotti intitolata qualcosa tipo "Non sapevo che ca**o scrivere e ho scritto questa canzone"), e ironizza sulla complessa e talora cupa drammaticità dei suoi brani, ammettendo di aver tratto l'ispirazione dal carnevale brasiliano e veneziano e preannunciando trenini di scimpanzé da festa di Capodanno. Il cantautore toscano predica la sua religione laica e lascia al pubblico le sue lezioni di stile in brani che esplodono in interpretazioni impetuose fino all'urlo (v. ad es. "La schiena"), ricche di sfumature e risonanze, come nella notevole prestazione vocale de "Il sentimento delle cose"(da "Piccoli fragilissimi film", 2004), oppure levigate in acuti che solcano e penetrano la pelle, come in "E' stupido", tratta dall'album "Armstrong" (1999) degli Scisma. Lezioni di classe provengono anche dalla sua band: ottime le performance dei polistrumentisti Andrea Franchi e Guglielmo Ridolfo Gagliano. Il primo alla batteria addomestica i cambi di ritmo, come nell'incredibile accelerazione de "Il sentimento delle cose" o negli entusiasmanti pezzi degli Scisma "E' stupido" e "In dissolvenza" (quest'ultima dall'EP "Vive le roi" del '99), e all'organo dà un tocco rarefatto e struggente a brani come "Quando passa lei" o il malinconico, efficace ritratto di donna di "Interno notte"; il secondo alterna al violoncello le chitarre e le tastiere (ad es. nella tesa "La peste" e in "Cinque secondi", entrambe dall'album "Le labbra" del 2008). La band, compatta, totalmente immersa nel mood dei pezzi e di livello mirabile, è completata dal chitarrista Igor Cardeti, che aggiunge ad esempio un fascinoso slide a "La distanza", e da Luca Baldini, che al basso dà il via al progressivo, lento crescendo della già ricordata "Interno notte".
Questo concerto e in generale la musica di artisti di questo calibro lancia e lascia profonde scosse. Al senso comune, ai luoghi comuni, alla musica comune. E l'unico assestamento possibile sarebbe una rivoluzione. Che colpisse quel gusto musicale che troppo spesso in questo paese, come rivela qualunque veloce zapping sui canali musicali o rapido giro delle trasmissioni radiofoniche, è ahinoi alquanto cattivo. Setlist C.F.F. e il Nomade Venerabile
Intro
Un jour noir
Io sono un albero
Un lungo viaggio in autostrada
A tratti

Setlist Paolo Benvegnù
Rosemary Plexiglas
Io e il mio amore
La schiena
Il sentimento delle cose
Amore santo e blasfemo
Quando passa lei
Cerchi nell'acqua
La distanza
La peste
Il nemico
Interno notte
Cinque secondi
E' stupido
In dissolvenza
Suggestionabili

Encore:
Il mare verticale
Troppo poco intelligente Foto di
Nicole Depergola e
Domenico Gendarmi