Nada Vamp
2011 - Edel
Un personaggio così fosse nato in qualsiasi altro paese avrebbe il fiore dei musicisti a far la fila per darle i brani migliori, per scriverle canzoni su misura come appunto è successo a Marianne negli ultimi anni e come, in realtà, spesso è comunque accaduto anche a Nada Malanima: classe 1953 ed esordio nel ’69 come inconsapevole icona lolita/pop italiana. Nada: ribelle così anticonformista da buttare al vento una carriera avviata per dischi splendidi ma invenduti tra brani di Ciampi e Conte; quindi di nuovo, con leggerezza e nuova consapevolezza, autrice di una rinascita commerciale tra la fine degli anni ‘70 e i primi ’80 con un glamour pop intelligente e sensuale; e poi l’evidenza della grande caratura d’interprete raffinata e passionale con il progetto Nada Trio, nel ’97 assieme a Mesolella e Spinetti degli Avion Travel, uno dischi più belli di quegli anni (ma la bellezza della resa live rimane purtroppo imparagonabile); e poi il ripartire con il rock da Zanboni agli Zen Circus fino alle date “femminili” delle Stazioni Lunari e alle produzioni con John Parish; e quindi il nuovo isolarsi con il compagno Gerry Manzoli, nelle colline toscane per una musica in cui esprimere, in solitudine, il proprio universo poetico e sonoro.
Questo Vamp è l’ennesimo frutto di un lavoro sincero e continuo cui comunque collaborano in molti. Da citati Zen Circus agli Ardecore con la produzione di Manu Fusaroli. Sicuramente un album denso e vario che inizia con Sirena, una marcetta (esattamente come l’ultimo della Donà, con cui collaborò qualche anno fa a Sanremo) ma qui abbiamo, a differenza dell’ottimismo della Donà, un “perdere la cognizione dell’essere umano, nell’abbandono e una musica che ti avvelena dentro una pena…nell’anima buia che diventerai tu”. Seguono: La Febbre Della Sera tra “case costruite tra tele di ragni e cavalli alati che mandano frecce agli uomini lontani e passano carezze come lance infuocate da lingue di piacere”; la Madre di La Canzone Per Dormire conflittuale da sempre, madre “scomparsa” cui chiedere aiuto che si scopre incapace di darlo e bisognosa lei stessa, in un mix di rabbia, amore e bisogno reciproco. Lo sgraziato urlo iniziale diventa lallazione, richiesta di una carezza e di un essere riconosciuta come creatura nuova dolorante, il tutto su una cantilena rock forte e ossessiva che non lascia indifferenti.
Chiodi mi sembra parlare, oscura e dolorante, di desiderio e sensualità; Elettricità è crisi di coppia e sperimentazione nuova con un uso dell’elettronica purtroppo un po’ troppo regolare. Il reggae di Raccogliti anticipa l’ironia del singolo Il Comandante Perfetto storia del comandante “che vuol bene alla gente, a tutta la gente, ma pensa solo per se…” il canto, su questa splendida marcetta, ha toni popolari e rock allo stesso tempo, la voce è leggera e bella come mai in questo disco. Sarebbe una Serenata ha un inizio chitarristico alla Tom Waits ma diventa quasi un brano alla Celentano fine anni ’60. “Un nulla nel cuore mi ha ucciso” dice Nada in Stagioni l’indolente penultimo brano dell’album che si chiude con la forte Piantagioni Di Ossa canzone di amore e ricordi di vita, di come l’amore possa forse lenire il vuoto attorno a sè: “le vecchie con le mani senza più preghiere, i pescatori di nulla”.
Alla fine un buon album con canzoni spesso interessanti e con una produzione corretta cui manca forse quel pizzico di originalità in più che sarebbe stato gradito.