Nada Materiale domestico
2019 - Woodworm / distr. Artist First
è l’amore che ti fa tanto male male male
è l’amore che non ti fa più dormire
partire, non sai scrivere più le parole
non sai guardare non puoi girare
non puoi sentire non puoi mangiare”
E niente, Materiale domestico di Nada si presenta già così, con le parole essenziali e sincere dell’inedito Come una roccia. Con uno stile essenziale e asciutto (che ritroviamo anche in sue opere di narrativa come Leonida) l’artista toscana ci regala insieme un’autobiografia e un doppio album. Un doppio album che non ha niente a che vedere con pur lecite operazioni come i greatest hits e che già dal titolo preannuncia il tesoro che con leggiadria ci viene offerto. Si tratta non solo di brani inediti (il già citato Come una roccia, Ho perso la testa, Berlino e Fuga di gas) ma appunto di provini. Di quello che Nada ha registrato via via tra le mura domestiche, prima del passaggio in sala di registrazione.
L’assenza di ogni sovrastruttura permette di cogliere la piena essenza di due componenti.
In primis la voce. Senza un perché mette i brividi. E poi la dissonanza. La dissonanza che grazie a Materiale domestico si scopre essere parte vitale della poetica dell’artista sin dalle fasi seminali, non frutto di successive rielaborazioni. Ascoltate Asciuga le mie lacrime e Tutto l’amore che mi manca dove il cantato sembra screziato dal dolore eppure Nada verseggia lieve “dadada…”.
Una complessità che ritroviamo in figure come Sonia, che sembra ballare leggera tra venature jazzate:
“Ha sentito freddo, tanto freddo
Ha capito che non è il cappotto
che può scaldare questo gelo
e non c'è niente che
la fa piangere perché
le sue lacrime scendono da sè
Non ti guarda dritto dentro agli occhi
e ti chiede scusa se la tocchi
è un dolore che non ha più carezza
una storia d'amore alla rovescia”
L’inedita Berlino probabilmente si appoggia sul “vecchio pianoforte Petrof verticale male accordato, posizionato nel sottoscala della mia vecchia casa di Roma” di cui Nada parla nelle note di copertina. E proprio grazie a questa imperfezione fotografa alla perfezione le fragilità di una città, di chi ci si trovasse a vivere anche per poco tempo, con immagini che riescono a ritrarre senza citarli il Muro, i disperati ragazzi dello Zoo, ogni angelo di desolazione nei dintorni:
“Piangono i messicani
Berlino non è un’isola
sotto gli alberi allo zoo
e Dio non c’è e mi perdo senza te
sono sola questa sera, voglio e voglio te”.
Materiale domestico vi regalerà una ulteriore prova dell’autenticità di Nada, del suo non essere inquadrabile in schemi, nel suo essere meravigliosamente se stessa.