Nada Occupo poco spazio
2014 - Santeria / Audioglobe
Dopo 3 anni di silenzio discografico, durante i quali ha prestato il suo versatile talento alla letteratura e al teatro, Nada torna di nuovo sulle scene con un disco che si colloca al di fuori di ogni possibile previsione e col quale conferma la sua eccentricità artistica rispetto al corso più o meno monotono di un certo pop-rock di stampo italico.
A muoversi sul crinale della sperimentazione è una Nada che ha deciso di non lasciare nulla al caso e nulla di intentato sul piano degli arrangiamenti, che diventano il nerbo più accurato di un album scolpito fin nei minimi dettagli sonori dall’estro di Enrico Gabrielli, alla sua seconda prova da arrangiatore dopo quella di Fantasma dei Baustelle – disco forse troppo ridondante e retorico – riuscendo in Occupo poco spazio a scremare gli impasti strumentali in sonorità essenziali e cesellate, che impreziosiscono un disco di canzoni dalla struttura chiaramente pop con trovate ritmiche e melodiche vagamente avanguardistiche.
La coppia Malanima-Gabrielli ha concepito 10 brani dalla tenuta perfettamente coesa, pur mantenendo intatta l’eterogeneità stilistica di ogni singolo pezzo, arrivando a diluire le influenze musicali di entrambi in un album innovativo e tradizionale al tempo stesso.
Al nucleo base di chitarra-basso-batteria si affianca in ogni brano l’uso degli archi, sapientemente dosato per drammatizzare i toni sostenuti soprattutto dai guizzi schizoidi del violino di D’Erasmo (Auguri) e dilatati dal violoncello di Daniela Savoldi, polo di vibrazioni nostalgiche alla Piero Ciampi nella titletrack e sostegno elastico alle battute profonde delle percussioni in quello che è il pezzo più potente di tutto il disco, La terrorista, delirante e spasmodico coup de théâtre di Occupo poco spazio, in cui Nada dà prova della sua tenuta vocale stremandola in acuti furiosi e ribelli.
Oboe, corno inglese, tromba e trombone, invece, sparano in aria ogni cupezza e smorzano le frequenze solenni degli archi, rincorrendosi in episodici interludi che si intersecano nelle virate ritmiche più chiaramente rock’n’roll, come in Gente così, pezzo beat dalle influenze celentaniana che esplode nell’uso del “piano rock” pestato ad arte dallo stesso Gabrielli alla maniera di Jerry Lee Lewis. Piano che vira verso atmosfere alla Gershwin in Auguri, altra traccia superba definita da una progressiva entrata di violino, violoncello, corno inglese, batteria, chitarra e pianoforte, raggiungendo un climax sonoro da brivido per sostenere quello che è il testo più disperato di tutto l’album.
Recitata o cantata, ogni storia scritta nella voce unica di Nada diventa in questo disco un ritratto femminile intenso e provocatorio, che indugia sulle immagini di un tradimento (Auguri) e su quelle di un suicidio (Sonia), per incontrare gli orrendi tormenti della guerra (Sulle rive del fiume) e il destino di solitudine di una vita da barbona (La terrorista).
Con una crew di musicisti di tutto rispetto (Roberto Dell’Era, Rodrigo D’Erasmo, Alessandro Grazian, Sebastiano De Gennaro e Enrico Gabrielli, per citarne alcuni), Nada attraversa con la naturalezza di un’avventuriera di lunga data i territori del pop, degli chansonniers e del punk – sottili ma d’effetto i richiami ai nostrani CCCP nel drumming de Il tuo Dio – sublimandoli con tessiture da “classica” (una chicca il cameo da La regina della notte de Il flauto magico di Mozart, posto come intro a La terrorista), senza mai intellettualizzare l’album, che resta un rarissimo esempio di come sia possibile alzare il livello qualitativo del pop italiano, dando a molti una lezione di stile e di irriverente eleganza.
Più di una nota di merito va a Tommaso Colliva, sound engineer (Muse, Franz Ferdinand, John Parish, Mark Lanegan, Afterhours, Calibro 35) che ha curato la registrazione del disco alle Officine Meccaniche di Mauro Pagani, tutto in presa diretta.
Occupo poco spazio può diventare fin da ora disco dell’anno, a soli tre mesi dall’inizio del 2014.
E non ce ne voglia il pop sanremese.