Baustelle L`amore e la violenza
2017 - Warner Music Italia
L'amore e la violenza nasce a distanza di tre anni da Fantasma, un disco difficile e ingombrante, sinfonico e lungo. Si potrebbe dire che sia una reazione a Fantasma, la necessità di tornare all'anima pop che ha sempre contraddistinto i Baustelle. Ma attenzione, “Io non ho più voglia di ascoltare questa musica leggera”, eh no. Non aspettatevi le canzonette che invadono le radio in questo momento: ballad semplici, strofe in cui le parole sono messe insieme per assonanza, rime forzate che non vogliono dirci nulla. No, prendiamo la macchina del tempo e torniamo agli anni '70 e '80 quando il pop si produceva senza campionamenti prefatti al computer, quando anche una semplice “canzonetta” come Mamma Mia degli Abba conteneva arrangiamenti complessi e “fatti a mano” in analogico. Niente è scontato e niente è armonicamente prevedibile nelle dodici tracce di L'amore e la violenza.
Poi, se chiudo gli occhi e faccio il mio solito giochetto di abbinare le musiche ai film, penso a Vallanzasca. Il periodo buio, decadente, in cui la violenza era lo sfondo quotidiano, e quindi? La vita va avanti, e via con lustrini e paillette che la festa continui in un mondo di atroci violenze.
Ma il disco contiene anche tanto amore, amore violento, amore finito, amore per la vita, amore per i cambiamenti. Sono canzoni d'amore in tempo di guerra, una guerra a cui il mondo non era abituato da un po': “Hai diciott’anni e non ricordi / Le strade nel settantasei / Il caso Moro e l’eroina / All’università tua madre era bellissima” (L'era dell'acquario).
L'amore e la violenza è il classico disco che anche al centesimo ascolto non stanca, continua a sorprendere e si continuano a scoprire nuovi riferimenti e citazioni di cui l'album è pieno, da Battiato, passando per i Daft Punk fino ad arrivare a Sandokan.
In apertura la strumentale Love che introduce benissimo il mood del disco e l'ambientazione melodica che ne verrà. La seconda traccia è uno dei capolavori dell'album, almeno per chi scrive, Il Vangelo di Giovanni. In questo brano c'è molto Battiato, c'è molta attualità con “Giorni senza fine / Croci lungomare / Profughi siriani / Costretti a vomitare”. Parole che, in bocca a chiunque altro, sarebbero suonate come ciniche, ma che qui sono il piatto racconto dei fatti, una fotografia dei nostri tempi in cui forse è meglio cercare “Il significato dell’amore / L’idiozia di questi anni / Il Vangelo di Giovanni / La mia vera identità” che stare qui ad ascoltare “questa musica leggera”.
Poi troviamo Amanda Lear, il primo singolo estratto dall'album, un pezzo degno di essere un singolo perché ha la struttura ritmica perfetta per entrarti in testa come un martelletto e non uscire più. E tu canti canti canti...canti di un amore andato a rotoli a causa del pessimismo cosmico di lei: “niente dura per sempre", neanche noi, tanto vale divertirsi e sentirsi quella figa di Amanda Lear per il tempo di un disco. Lui la prende sul serio e prima che lei se ne accorga e faccia qualcosa, la tradisce; il tutto è scomposto e raccontato fra presente e flashback.
E poi c'è Betty, una canzone cruda, che inizia molto cupa per poi esplodere in un ritornello potentissimo: “Betty è bravissima a giocare con l’amore e la violenza / Si fa prendere e lasciare / Che cos’è la vita senza una dose di qualcosa / Una dipendenza”. Siamo stati tutti un po' tutti Betty, con la necessità di uscire da questi meccanismi e desiderare un mondo migliore. Un mondo che non sia quello dell'Eurofestival, miscellanea di stili diversi, globalizzazione forzata, trash e melodrammatico, buttati insieme in un circo degli orrori: “Via / Portatemi via / Lontano da qui / Io non voglio più soffrire così / Ho perso la fede e la verginità / Buttatemi fuori dal festival”.
Si cambia registro melodico con Basso e Batteria, pezzo che si rifà all'elettronica dei Daft Punk mixati ad un campionamento del clavinet con cui inizia Sandokan, dei fratelli De Angelis (Oliver Onions). E si cambia ancora con La musica sinfonica e la difficoltà ad essere felici, stato non impossibile, ma difficile: “E’ musica sinfonica in discoteca”.
Ma c'è una promessa che ricorre alla fine dell'album in Lepidoptera e nell'Era dell'acquario, prima o poi o ci si abitua a tutto, oppure tutto finisce e noi torneremo a fare l'amore, ad amarci e guardarci negli occhi senza paura del Mondo. L'amore e la violenza finisce con Ragazzina e Tu scendi dalle stelle un messaggio per la figlia di Bianconi, un pezzo per tranquillizzare e tenere duro nell'affrontare la vita.
A completare il tutto una copertina che si ispira a If di Malcolm McDowell. In questi quaranta minuti troverete allegria, tristezza, amore e abbandono, prendersi e lasciarsi, troverete la vita in tutte le sue sfaccettature. Buon ascolto.