Baustelle

live report

Baustelle MusArt Festival, Piazza della Santissima Annunziata, Firenze

17/07/2018 di Ambrosia J. S. Imbornone

Concerto del 17/07/2018

#Baustelle#Italiana#Alternative

Nella prima tappa dell'interessante MusArt Festival, che coniuga musica e convenzioni per mostre e visite ai luoghi anche meno noti di una delle più amate città d'arte del mondo, Firenze, nella quieta, suggestiva ed elegante piazza della Santissima Annunziata i Baustelle hanno regalato al loro pubblico una serata davvero speciale. Il loro concerto ha avuto infatti una doppia apertura: oltre ai Cristallo, opener anche per le date di Milano (lo scorso 20 luglio) e Roma (il prossimo 30 luglio), infatti ha scaldato il palco fiorentino anche una delle band storiche e di culto della musica indipendente di qualità italiana, i Virginiana Miller, di cui in tanti sentivano la mancanza. 

Il duo Cristallo, composto da Francesca Pizzo (la ragazza bruna dal fascino conturbante che campeggia sulle copertine dei due volumi de L'amore e la violenza dei Baustelle) e Angelo Gelo Casarrubia, già noti con l'ottimo progetto dei Melampus, distilla le sue canzoni suadenti come gocce d'ombra che lottano contro il sole che ancora abbraccia con i suoi ultimi, timidi raggi la piazza fiorentina. I Baustelle sulla loro pagina Facebook avevano presentato efficacemente la loro musica come "fredda, sensuale, buia ed elegiaca. Come Nico, i Tuxedomoon e i Suicide insieme": il duo non disattende le attese e avvolge gli spettatori con le sonorità essenziali e notturne di canzoni dalla bellezza ctonia e sospesa. Ipnotici.

Poi è la volta dei livornesi Virginiana Miller, che hanno appena finito di registrare un nuovo album a cinque anni da Venga il regno, un lavoro che definiscono "lontanissimo" da tutto quello che abbiano fatto finora: Simone Lenzi ha dichiarato in un'intervista a Fulvio Paloscia sulle colonne di Repubblica che il nuovo disco parlerà di cose e mondi "altri" rispetto a quelli frequentati in passato dal gruppo. La band porta sul palco la sua compattezza, intensità e profondità, alternando brani tratti dall'ultimo cd del 2013, come l'originale Lettera di San Paolo agli operai e la toccante Anni di piombo, e pezzi precedenti come l'accattivante Dispetto; impetuosa la cover di Lazarus di Bowie, presentata come una sorta di antidoto per le crisi di qualunque tipo e in qualche modo quindi una canzone ideale per affrontare i tempi odierni. 




Tocca infine ai Baustelle, alle loro irresistibili melodie agrodolci e alle loro grandiose sinfonie elettroacustiche e sintetiche che mescolano amore, disincanto, malinconia, ironia, speranza, ma anche una sofferenza da accantonare assaporando il sapore della libertà e riprendendo a coniugare il verbo amare al presente (Perdere Giovanna), nella consapevolezza che la vita è inutile e un "gioco senza vincitori" (La vita). I Baustelle trascinano in un set serrato e colorato, divertente ed emozionante che parte con una sequenza di tre brani killer, ovvero con l'adolescenza bruciata de La guerra è finita, la storia "fuorilegge" di "amore e violenza" del nuovo singolo Jesse James e Billy Kid e la rutilante Eurofestival; in quest'ultimo pezzo, che potrebbe essere una b-sides de La voce del padrone di Battiato, Francesco Bianconi aveva collaborato con Simone Lenzi per il testo e affastella tra synth-pop e disco a luci strobo riferimenti all'attualità, per frullarli nel contesto del carrozzone kitsch dell'Eurofestival.




I Baustelle d'altronde scherzano con i santi e i politici, con Bush e Trump, "interventisti, jihadisti e scambisti", ma dal vivo ci ricordano anche quanto sappiano capovolgere in qualche modo sentimenti, atmosfere e aspettative: così la pagina divertente e icastica del Sussidiario illustrato della giovinezza costituita da Gomma nella versione acustica dell'acustico prende in modo inatteso un andamento quasi austero e drammatico, ma comunque languido, mentre si balla sulle macerie delle storie d'amore tra Amanda Lear e i gentilissimi e velatissimi "vai a quel paese" di Caraibi ("Vattene a vivere sugli alberi / A vivere con Salgari ai tropici / Prenditi pause per riflettere / Relazioni estere nei bungalow"), brano dal ritornello estivo, ma anche molto smithsiano, con chitarre ancora più scintillanti dal vivo, "lalala", vocalizzi e il mancamento del protagonista, il giovane Francesco dopo la fine della sua prima storia amorosa. “Sono un grande fan dei pezzi che raccontano cose tristi con un approccio armonico felice e in grado di trasferire l’idea di una tristezza rasserenata”, riconosce d'altronde Bianconi. "D'amore si muore d'amore, ma mai del tutto", hanno cantato dal canto loro e fanno da sponda i Virginiana Miller.
La scaletta del concerto ci ricorda allora che Bianconi, il nostro dandy italiano, il romantico a Milano si ammanta di una sofferenza quasi maudit che può avere esiti avvilenti e dissacranti, che rovesciano gli stessi stereotipi romantici e distruggono la stessa figura del possibile autore narcisista: Veronica n.2 rammenta infatti che anche i Bianconi piangono e che in amore possono non servire a niente cultura, libri e album pubblicati, insomma può purtroppo non contare e non bastare ciò che si è. "Io sono uguale a tutti gli altri / Come gli ebrei e i babilonesi in cattività / E le canzoni me le scrive il cane", canta Francesco, quasi facendosi del male e demolendo a colpi di  amara ironia il proprio totem di artista molto amato (e molto odiato).



La reazione al dolore è allora uscire dalla celebrazione storica dell'amore eterno, per urlare un "evviva" per l'hic et nunc, pure per le relazioni effimere e le gioie spensierate di una notte, anche se "il vero amore ci distruggerà" (L'amore è negativo), ma se Bianconi a volte sembra farsi profeta del sesso orale per celebrare un reale vivo di piacere e spogliato di aloni idealizzati, ecco che quando canta il brano-manifesto dell'album Fantasma, l'inno di laicità Nessuno, una delle più lucide, accorate e potenti canzoni d'amore degli ultimi decenni, ci fa pensare in qualche modo che non sarà forse mai un cinico, considerata l'intensità sacrale e solenne che tocca ad esempio questo pezzo lacerante e da brividi, nella sua abrasiva razionalità e nella sua nuda verità, a suo modo poetica. 
I Baustelle non sono ovviamente solo Bianconi: ci sono le ottime chitarre di Claudio Brasini e le tastiere di Rachele Bastreghi, che in questo nuovo tour ascoltiamo cantare, oltre che in Eurofestival, nella superironica Tazebao, che racconta come ci si continui ad amare tra gli slogan di un mondo confuso e in degenerazione, così come ne La canzone del parco, che tra le silhouette di rami proietatti dai giochi di luce risuona forse più intensa e nostalgica rispetto agli amori puri, timidi e appassionati degli adolescenti di quanto non fosse nel 2000.
I Baustelle live sono poi Ettore Bianconi (elettronica e tastiere), Sebastiano de Gennaro (percussioni), Alessandro Maiorino (basso), Diego Palazzo (tastiere e chitarre) e Andrea Faccioli (chitarre), una band brillante che intesse arrangiamenti che portano nei momenti strumentali (si pensi ad Amanda Lear oppure agli intermezzi e alla favolosa coda di Lei malgrado te o ancora ai ricami sonori agrodolci de L'amore è negativo) il marchio di fabbrica di uno stile che ha i suoi punti di riferimento, espliciti o meno, ma anche un fascino originale e spesso una sontuosità ballabile e dolceamara, di cui un altro esempio potrebbe essere la depressione annegata in discoteca del protagonista della sempre coinvolgente La moda del lento.


Il set appare scorrevole e vivace, passando per l'ironia de Il liberismo ha i giorni contati, per la solitudine de Il minotauro di Borges, la cui intro strumentale con piano malinconico apre il concerto, per la chicca Beethoven o Chopin? e per la riflessione de Le rane sul tempo che sfugge, lasciando però segni indelebili, sulla fine dell'adolescenza spensierata e sul prezzo da pagare per diventare adulti:
"ma voglio immortalarti e ricordarti così
coi sandali e il coraggio di Yanez
e porterò morendo quella gioia corsara con me".
Ricordate La ruota delle meraviglie di Woody Allen? Forse molti sogni non si realizzano, ma dalla ruota delle meraviglie dei Baustelle, con i suoi colori abbaglianti e dolorosi non si ha mai nessuna voglia di scendere dopo che un loro concerto è volato come se fosse durato solo pochi minuti.

Setlist:
1. Il Minotauro di Borges
2. La guerra è finita
3. Jesse James e Billy Kid
4. Eurofestival
5. Baby
6. L'amore è negativo
7. Veronica n. 2
8. Tazebao
9. Nessuno
10. La canzone del parco
11. Lei malgrado te
12. Amanda Lear
13. La vita
14. Perdere Giovanna
15. Il liberismo ha i giorni contati
16. Il minotauro di Borges
Encore:
17: Gomma
18. Beethoven o Chopin? 
19. Le rane
20. La moda del lento
21. Caraibi

Prossime date dei Baustelle:

28 luglio – Locorotondo (BA), Locus Festival
30 luglio – Roma, Auditorium Parco della Musica OPENING Quartetto Maurice e il Maestro Enrico Gabrielli