Dopo la gradevole apertura soul - jazz di Nina Zilli, che fa ballare tutto il pubblico, l’entrata in scena dei Baustelle cambia tutto, come toni, suoni e parole: si passa dal puro e ben fatto intrattenimento al pensiero fatto arte. L’inizio è con ´I provinciali´, a cui segue ´Le rane´. Si nota sin da subito, e con piacere, che i Baustelle sul palco risultano meno artefatti e più spontanei di quanto possano sembrare dalle interviste: Francesco Bianconi mette in luce una gentile timidezza, quasi come fosse a disagio col ruolo di sex- symbol che talvolta gli è stato affibbiato. Gli arrangiamenti perlopiù non stravolgono i brani rispetto ai dischi: quel che potrebbe sembrare un difetto invece dimostra, a coloro che ancora avessero dubbi, che quel sound incantevole ed ammiccante non nasce solo dalla magia dello studio di registrazione ma è fatto di note vere e passione. La scaletta si snoda tra vecchi e nuovi classici, nonché sorprendenti esclusioni. Dico così perché se è logico che un gioiello di leggerezza pensante, ben noto al pubblico, come ´La guerra è finita´ ne susciti l’entusiasmo, può sorprendere che anche ´Il sottoscritto´, dall’ultimo album ´I Mistici dell’Occidente´ faccia altrettanto, non per mancanza di qualità del brano ma perché di solito alle canzoni passate ci legano più ricordi ed emozioni . Bianconi lo propone con elegante gestualità e voce calma e densa, e viene ripagato dal calore dei presenti che lo seguono cantandola per intero. Tra gli assenti eccellenti pezzi invocati a gran voce quali ´Baudelaire´ e ´Charlie fa surf´. Ma non c’è nemmeno troppo tempo per rimpiangerli: la band propone chicche come ´Il corvo Joe´ e ´Sergio´. Per non parlare dell’elettrizzante ´La canzone della rivoluzione´ e di una straniante versione de ´La bambolina´, preceduta da un intro alla ´Wish you were here´. E c’è spazio anche per un omaggio alla città ospitante con ´Nun je da retta Roma´ di Armando Trovajoli ( resa celebre dall’interpretazione di Gigi Proietti) che sfocia in ´Piangi Roma´ ( dalla colonna sonora di ´Giulia non esce la sera´) e commuove dall’inizio alla fine. Il risultato finale è stato uno spettacolo intenso ma sobrio, ricco di stile, che emoziona e fa pensare senza far grossi proclami. In fondo parole come ´avanti […] fatti canzone rivoluzione vamos a matar´e ´Malgrado Belgrado, America e Bush, con una bic profumata, da attrice bruciata ´La guerra è finita´, scrisse così.´ non richiedono altre aggiunte. Less is more (Mies van der Rohe).