Perturbazione In circolo - Dieci anni dopo
2011 - Santeria/ Audioglobe
In un periodo in cui le certezze venivano spazzate dal presunto attentato alle torri gemelle di New York e le illusioni giovanili annientate dal concetto imperante di precariato, Cerasuolo e soci, quasi trentenni, come tutti i ragazzi della loro generazione facevano bilanci sulla loro esistenza, diversificandosi da quella dei loro genitori che a questa età avevano già le idee molto più chiare.
Era il 2002 e i Perturbazione ponevano il primo tassello di quel cammino che sarebbe diventato fondamentale per la loro carriera ma anche per la scena indie nostrana, pubblicando il loro primo disco interamente in italiano, In circolo, provando un’esperienza nuova fino ad allora.
Un disco precursore di quelli che saranno i cosiddetti anni zero, nel quale la band torinese riuscì a riassumere i sentimenti del loro tempo e inserirci tutte le sensazioni di quegli anni. A distanza di dieci anni, In circolo suona ancora attuale, soprattutto per le tematiche affrontate nelle canzoni dove i Perturbazione cercando di parlare di se stessi finirono col parlare anche degli altri, e inconsapevolmente con il raccontare una storia nella quale immedesimarsi.
La magia di melodie, trasognanti e melanconiche, e una testualità, mai banale, tra l’ironico e il sentimentale, hanno fatto di In circolo un vero e proprio capolavoro, le cui canzoni sono entrate di diritto nell’olimpo del pop d’autore italiano, riuscendo a esprimere la fragilità dei sentimenti con una scrittura personale e dall’enorme potenziale comunicativo, manifestando la loro massima espressione in quella piccola perla malinconica intitolata Agosto.
Attraverso questa chiave melanconica i Perturbazione hanno elargito un disco che penetra nell’animo, lo sconvolge per mezzo di gradevoli melodie, ma grazie anche alla carismatica e delicata voce di Cerasuolo e alla presenza stabile del violoncello suonato con maestria da Elena Diana. È facile, quindi, perdersi nelle atmosfere pop di brani come La rosa dei 20, Iceberg, Senza una scusa e Quando si fa buio. Ancor di più quando iniziano a risuonare canzoni come Per te che non ho conosciuto, I complicati pretesti del come e Arrivederci, addio, quest’ultima eccezionale testimonianza del “sentirsi fuori moda e fuori di sé” dopo la fine di una relazione.
Di una malinconia leggermente ironica sono pervase invece le canzoni Fiat lux e Cuorum, mentre Mi piacerebbe e Il senso della vite svelano il lato canzonatorio della band torinese.
Ogni brano è una storia a sé, ciascuno in grado di sviscerare una propria bellezza melodica che sia un brano interamente strumentale come Rocket coffee o cantato in inglese come nel caso di This ain’t my bed anymore.
Celebrare il decennale di un disco così pregevole non poteva ridursi a una semplice ristampa, tanto da indurre la band torinese ad accompagnarne l’uscita con l’aggiunta di un secondo disco (Fuori dal giro) fatto di lati b, inediti, rivisitazioni e quant’altro risalenti a quel periodo.
Tra queste acquista un particolare significato, il brano d’apertura Meno di due, e la sua versione inglese Less than two, registrate, senza volerlo, la sera di quel fatidico 11 settembre 2011. La canzone era costruita su un riff tratto da una delle bozze di In Circolo e qui proposta: La canzone del Civich.
Un disco interessante anche per la presenza di alcune cover come Wonderful life, We dance dei Pavement, Why won’t you stay degli American Music Club, Settembre dei compaesani Arturo, una versione nickdrakizzata di Yesterdey dei Beatles e Portami via di qui, sto male personale interpretazione - traduzione del brano (Get me away from here (I’m dying), ndr) degli scozzesi Belle and Sebastian.
Uno senza, Doppiopetto caminetto e Non cercarmi sono, invece, i primi tentativi della band di cantare in italiano, mentre Il laureando e Ultimo giro vennero escluse dalla scaletta finale di In circolo. Particolari la versione acustica de Il senso della vite, quella remixata dal salentino Populous di Agosto e Per te che non ho conosciuto con il dj Lazy P. L’unico inedito è il brano: Il grande passo.
Fuori dal giro contiene tante altre perle rare partorite dall’estro creativo di questo incredibile sestetto, come le strumentali Tip e Tap, scelte al posto della classica bomboniera da Elena Diana e Gigi Giancursi per il loro matrimonio, e giocate sul fraseggio tra chitarra e violoncello.
Quale occasione migliore per assaporare, chi non l’avesse ancora fatto, uno dei dischi italiani più belli dell’inizio del nuovo millennio.