Perturbazione Le storie che ci raccontiamo
2016 - Mescal
Le storie che ci raccontiamo non ha lo stesso impatto emotivo immediato, ma scava dentro piano piano. Dietro il pop-rock striato di elettronica prodotto da Tommaso Colliva (produttore tra gli altri dei Muse, che ha fortemente voluto il gruppo a Londra per le registrazioni) si celano spaccati di vita contemporanea, di relazioni intrecciate e spezzate. Un valzer complicato, in cui “dipende solo da te”. Dipende da te diventa così un inno di speranza che non ha niente di smielato; Trentenni ha un suono fumoso ed elegante, ritratto di donne che “son la salvezza dell’Occidente” che vogliono tutto ma forse ancora non sanno cosa: da manuale la chiosa “Lui ti ha lasciato il letto e si è rubato i dischi hai perso un Don Giovanni, ma quello di Battisti”.
Nella formazione come quartetto troviamo, oltre a Tommaso Cerasuolo alla voce e Alex Baracco al basso troviamo i fratelli Cristiano e Rossano Lo Mele, il primo a chitarre e programmazione, il secondo alla batteria. E non mancano gli ospiti ad impreziosire il lavoro. Andrea Mirò porta la sua voce in modo delicato sugli intarsi sonori quasi da fiaba della buonanotte di Cara rubrica del cuore, storia di una solitudine che si riavvolge in se stessa e perde il treno per cambiare per via della foto di “una faccia di un altro”. Everest con il suo andamento quasi da cabaret si chiude con il rap di Ghemon. Le storie che ci raccontiamo si avvale del contributo di Emma Tricca e per certi versi si candida ad essere la The Universal del gruppo di Rivoli, forse per l’incedere lento, o per quel testo che abbraccia con malinconia quello che poteva e potrebbe essere.
E così in punta di piedi queste storie che ci raccontiamo, scritte con rara maestria e cura certosina, giungono al termine. Resta il sapore magico che hanno saputo dare alla nostra quotidianità, alle nostre sbandate, alla nostra solitudine che di solito a torto viene scansata.