Perturbazione

interviste

Perturbazione I Perturbazione Si Rimettono In Gioco

23/07/2010 di Ambrosia J. S. Imbornone

#Perturbazione#Italiana#Alternative Synth-pop Indie-rock Pop

Sono una delle band storiche dell’indie nostrano. E sono tornati con un disco fuori dell’ordinario. Di nuovo con una etichetta indipendente (Iceberg/Santeria), ma questa volta con una collana di perle nuove e tutte diverse, un fiume di canzoni eterogenee, sorprendenti, numerose come in un doppio cd. Ma nello splendido package di cartone e scotch l’ascoltatore trova un cd-r e il secondo disco può crearlo a suo piacimento, selezionando cosa preferisce di tre anni di lavoro, che hanno dato spazio a tutti i componenti del gruppo e ai loro diversi ascolti giovanili, dall’elettronica all’hardcore folk. E hanno lasciato spazio alla riflessione sulla società, magari osservata dal punto di vista delle nuove generazioni, ma sempre partendo dalle responsabilità individuali. Parliamo con Tommaso Cerasuolo di major, arrangiamenti, ´rock anemico´, radio e… funerali.
Mescalina: Questo disco è un progetto molto particolare: è una scatola di sonorità agli antipodi, di ricordi intimisti e pensieri ´sociali´. Il risultato è quasi il contrario di un concept album, perché il filo logico delle canzoni sembra rintracciato a posteriori e una delle caratteristiche del progetto sembra la rinuncia ad una selezione ordinata per suoni o per temi. Che esigenza vi ha portato a realizzare un album del genere?

*Tomi: Il non parlare di un disco!Era anche una questione scaramantica…Venivamo da una fase di crisi, di trasformazione, alla fine del 2007: avevamo perso il bassista (n.d.r: Stefano Milano), che era uscito dal gruppo, e le cose con la EMI non andavano bene. Dopo ´Pianissimo Fortissimo´ loro non erano contenti e noi non eravamo soddisfatti del modo in cui si lavorava insieme…Ci siamo presi un momento di pausa e abbiamo ridiscusso tutto quanto; non dico che ognuno sia andato per la sua strada…ma abbiamo continuato a vederci e a cercare di descrivere cosa stesse accadendo alle nostre vite. Il ´tempo rubato´ era anche quello sottratto a noi da questo rapporto strano con questa entità discografica, con una major. Nello stesso tempo però era successo anche qualcosa di positivo: alcuni di noi sono diventati genitori in questi anni e quindi si è cercato anche di vedere il mondo dal punto di vista dei figli, anziché rivolgere lo sguardo verso noi stessi, come era accaduto per tanto tempo. Così abbiamo cominciato a scrivere di più di ciò che vediamo intorno, del nostro Paese, della società, della cultura…Tutto questo lo abbiamo iniziato a tradurre in canzoni, ma senza mai pronunciare la parola ´disco´, come se servisse per una specie di esorcismo.

*Mescalina: Come sono nate sonorità così eterogenee? E come mai avete deciso di accoglierne di così diverse in unico, lungo disco, con ben 24 tracce?

*Tomi: Ci siamo voluti rimettere in gioco, cambiando prima di tutto la modalità di scrittura. Anche prima infatti eravamo eclettici, ma allo stesso tempo molto più selettivi: su alcune soluzioni musicali c’erano una serie di veti spesso, cioè erano scartate subito, ancora prima di essere provinate, se non mettevano tutti d’accordo. Per questo disco, in un periodo di lavorazione più lungo, abbiamo pensato di non tarpare le ali a nessuna idea, anzi abbiamo lasciato che ognuno desse la sua impronta a delle canzoni. Abbiamo pensato che magari saremmo stati più imperfetti, ma che ci servisse ad essere più creativi!Quando poi il materiale è diventato tanto, abbiamo finalmente parlato di un disco e a tutti è sembrata bella l’idea di non scartare nulla in un lavoro molto lungo. Da un’esigenza irrazionale è nato poi un progetto razionale, con l’idea della scatola, della riflessione su di un’epoca che noi riteniamo più di contenitori che di contenuti, con l’idea del trasloco, che era contenuta nella prima canzone del lotto di nuovi brani, ´Istruzioni per l’uso´, che infatti apre il disco.

*Mescalina: Si tratta di un’idea che poi consapevolmente avete proposto (a posteriori) come tra quelle guida del lavoro.

*Tomi: Sì, sai, molti di noi hanno effettivamente traslocato in questi anni, poi è in generale un’esperienza che capita a tutti, in cui bisogna scegliere cosa tenere e cosa lasciare. Abbiamo deciso di far fare all’ascoltatore allora questa operazione con i brani del disco, inserendo nella confezione un cd-r, simbolo della riproducibilità tecnica dell’arte, oltre Walter Benjamin, della fruibilità immediata della musica e poi bruciata…

*Mescalina: Trovare un cd-r vuoto nella confezione diciamo che è…qualcosa di incredibile! (rido) No, ma seriamente, complimenti: il package è davvero molto originale, uno dei migliori della musica italiana negli ultimi anni…

*Tomi: Mi fa piacere sentirlo, perché l’idea è stata mia ed è stata dispendiosa in termini di tempo, per trovare un modo con cui realizzarla con costi contenuti.

*Mescalina: Com’è nata questa idea di rendere visibile l’identità un po’ composita del disco con fogli stropicciati, scotch, ecc.?

*Tomi: Beh, l’intenzione era di riprendere il modo con cui nascevano le fanzine, il composito dei fogli originali dei testi, ecc. Purtroppo non avevo una fotocopiatrice a portata di mano per mettere insieme i vari pezzi come si faceva una volta, per cui è tutto scansionato al computer. Anche in questo caso comunque volevamo far riferimento ad un’epoca che è stata e dimostrare la lavorazione di un album, nato in tre anni di tempo, anziché in un periodo circoscritto. Questo è stato possibile grazie allo studio di Cristiano e Gigi (il Garage Ermetico)[: quando avevamo tempo, facevamo una sessione di registrazione. Raccolto tutto questo materiale, abbiamo voluto chiamare come orecchio esterno che potesse dare un valore aggiunto e creare un collante Fabio Magistrali, con cui avevamo lavorato per ´In circolo´ e che si occupa spesso di musica più sperimentale, oppure noise, un po’ diversa dalla nostra…Sì, come potremmo definire infatti la nostra musica? Noi la chiamiamo ´rock anemico´!(ridiamo) Ci fidiamo totalmente di lui, siamo molto contenti del lavoro che ha fatto.

*Mescalina: Per quanto riguarda appunto la vostra musica…che chiamate ´rock anemico´…avete fatto scuola con il vostro stile, ma in questo disco c’è di tutto, dalle distorsioni all’hard-core folk e all’elettronica ecc. Vi stava un po’ stretto?

*Tomi: Sì, perché prima i nostri dischi erano la somma delle parti: quello che metteva d’accordo tutti erano le ballate malinconiche ´Perturbazione´. Questo invece è in un certo senso invece un disco ´federalista´ (ridiamo), che restituisce la propria parte per sottrazione ad ognuno. Non voglio con questo assolutamente esprimere una preferenza politica, anzi!Ma il concetto è quello: abbiamo capito, mettendo insieme le varie canzoni, che il risultato era molto più collettivo del passato, ma rappresentando le singolarità, la personalità di ciascuno, con un’intesa di fondo. Ci siamo ovviamente infatti aiutati a vicenda, ci siamo scritti i testi, abbiamo lavorato agli arrangiamenti, ma rispettando il ´regista´ del brano, che di volta in volta era diverso. Ci sono testi scritti da tutti quanti: come sempre io e Gigi abbiamo fatto di più, ma ci sono anche pezzi di Cristiano ed Elena, come anche di Rossano (che lo aveva fatto anche prima). C’è l’elettronica di Cristiano in ´Istruzioni per l’uso´ e ´Cimiterotica´, c’è una canzone per bambini [´La canzone del gufo´] l’hardcore folk di ´Vomito´, c’è di tutto. Dare spazio a tutti ci ha fatto capire che ogni mattone era fondamentale, o sarebbe crollata la casa.

*Mescalina: Proprio perché ognuno di voi in questo disco ha esplorato maggiormente i propri gusti, messo in luce le proprie preferenze, ecc., questo album può essere pensato come una raccolta di un passato inespresso, di volti musicali prima non sufficientemente illuminati, oppure come l’insieme delle possibilità sperimentate in questi anni con esperienze variegate (progetti di ognuno di voi, così come anche collettivi come ´Le città viste dal basso´)?

*Tomi: Quello che ascolti nell’adolescenza e poi nei vent’anni ti marchia a fuoco: sono anni in cui sei più rivolto verso te stesso e la musica è un po’ un modo per creare una colonna sonora per i tuoi stati d’animo, che sono molto forti: ci sei tu contro il mondo!Io ascoltavo la musica che veniva dalla camera di mio fratello negli anni ‘80, come la new-wave; Cristiano ha ascoltato tanto hardcore e si sente in ´Vomito´, in cui il giro strumentale è suo, mentre il testo è di Gigi, ecc. Sicuramente il bagaglio di ascolti che avevamo dentro, finora inespresso per mille paura, è venuto fuori maggiormente. L’esperienza delle ´Città viste dal basso´ ci è stata utile invece per gli arrangiamenti: è stata una bella scuola lavorare con tantissimi musicisti e arrangiare i loro pezzi, che portavano la firma ´Perturbazione´, ma erano pensati sempre dialogando con gli artisti…Poi abbiamo regalato a Natale il cd ´Enlarge English´ con alcune delle canzoni (circa una cinquantina, forse) che dalla fine degli anni ’90 abbiamo realizzato per i volumi per l’apprendimento della lingua inglese della casa editrice Loescher. In questi cd abbiamo anche arrangiato alcuni brani à la Status Quo, o à la Queen, pensando a gruppi tamarri, ecc. Ci siamo detti allora: perché quando registriamo dei pezzi per la Loescher siamo più liberi e per i nostri dischi siamo più inibiti? In conclusione quindi entrambe le cose: gli ascolti sono fondamentali, ma sei in grado di elaborarli solo con l’esperienza.

*Mescalina: Visto che l’abbiamo nominata più volte, come è stato per te cantare ´Vomito´?

*Tomi: Ah, fighissimo! (ridiamo) Mi piace molto il rock n’ roll. Ho una voce che si affatica un po’, perché non ho dei medio-alti fortissimi. E’ una voce un po’ baritonale, con i suoi bassi (ma neanche una quantità enorme!se canto una canzone di Jo dei La Crus non ce la faccio, perché non ho quei bassi che pompano!), una voce strana, con un bello spettro, forte sui medi. A cantare quella roba lì, mi sono sempre sgolato!Poi ho trovato un mio stile, che è diverso appunto, ma mi è piaciuto un casino cantare ´Vomito´!Innanzitutto perché quel brano è liberatorio, una vomitata: il protagonista ha proprio la voglia di buttare fuori tante cose che non sono politically correct. Poi dal vivo mi dà una carica pazzesca!

*Mescalina: Si sente!Non a caso è uno dei due brani che sono stati registrati in presa diretta, giusto?

*Tomi: Sì, le parti strumentali; le voci sono state aggiunte dopo, ma con una take e via!In un brano così non lavori di sovraincisioni. In generale abbiamo lavorato poco sulle voci. Io non sono uno tipicamente bravissimo: per il cd ´Pianissimo Fortissimo´ abbiamo lavorato con Maurice Andiloro e la sua tecnica con cantanti scarsi come me era quella di registrare tantissime tracce e poi lavorare di ´cut and paste´. Era un metodo affascinante da guardare, ma io lo trovo un po’ freddo. Meglio cose più imperfette, ma più tirate…In questo caso abbiamo lavorato così e io ne sono contento.

*Mescalina: Non dire che sei un cantante scarso, però! (ridiamo)

*Tomi: Ok, forse scarso no, ma ho studiato un paio d’anni quando ero più giovane, ho imparato nel tempo, trovato un mio stile, eppure spesso in modo autodidatta: non ho una preparazione tecnica forte.

*Mescalina: Un album come questo, proprio perché volutamente composito, ma anche per il livello compositivo molto alto delle varie tracce, sembra un greatest hits, un collage di suoni differenti, di singoli provenienti da album diversi.

*Tomi: Ah beh, grazie, lo prendo come un complimento…

*Mescalina: Sì, certo, lo è…Oggettivamente alcune canzoni non sembrano neanche le vostre, il disco risulta spiazzante: avete pensato alla sorpresa che avrebbe creato il lavoro? E che accoglienza ha avuto da parte dei vostri fan, quale riscontro trova nei concerti?

*Tomi: Nei concerti lo stiamo verificando pian piano, perché abbiamo ancora fatto poche date. Abbiamo dato un po’ di tempo per metabolizzare il disco. Ci diverte comunque l’idea di ´scherzare´: penso che un gruppo debba mettersi in gioco. Ad esempio io ho trovato divertente l’ultimo disco dei Tre Allegri Ragazzi Morti, anche se qualcuno che ama le sonorità di un tempo può aver storto un po’ il naso: ho visto la sfida e l’innamoramento per quel sound da parte loro. Bisogna andare avanti e cambiare…Se il disco spiazza, quindi, ben venga! In una famiglia, nel lavoro, nella vita di tutti i giorni, bisogna un po’ mettersi alla prova…

*Mescalina: Come sono nate le collaborazioni con Dente e con Deian?

*Tomi: Dente l’abbiamo conosciuto alle ´Città viste dal basso´: è stata una bella esperienza ed è nata una piccola amicizia. Così gli abbiamo chiesto di passare, se aveva voglia di registrare una parte, perché secondo noi il suo registro su ´Buongiorno buonafortuna´ poteva appunto funzionare, considerata anche la sua poetica. L’abbiamo fatta insieme anche ad un festival di Asti [Asti Musica] in questi giorni, approfittando del fatto che eravamo entrambi ospiti. Deian è un cantautore di Torino, ha registrato tutto il suo disco da Cristiano al Garage Ermetico; il suo bel progetto si chiama Deian e lorsoglabro e ci sembrava anche qui che lui andasse bene per quel pezzo. Queste collaborazioni sono arrivate dopo però, il disco è stato creato in modo molto casalingo da noi sei, poi l’abbiamo cesellato: proprio perché avevamo lavorato con tanti artisti per le ´Città dal basso´, volevamo stare un po’ tra di noi.

*Mescalina: Per quanto riguarda i temi più sociali delle canzoni, che prima dicevi pensati anche osservando il mondo dagli occhi dei figli, com’è affrontare oggi, nel 2010, certi argomenti, come la concorrenza della Cina, la condizione dell’Italia, ecc.?

*Tomi: Nel nostro caso penso sia stato naturale farlo. Il collante delle canzoni di questo disco è un po’ la delusione, anche nei confronti di noi stessi, perché il dito è puntato anche verso di noi. La riflessione può essere: ´se questo mondo è così, forse è anche colpa mia…´,(sorridiamo) ma anche ´se le cose non sono andate definitivamente a rotoli o possono migliorare, è anche perché ci sono anch’io´. Oggi manca un po’ il senso della collettività, di sentirsi parte di una cosa unica, perché questo paese spesso è troppo diviso: abbiamo cercato di partire così dalle nostre responsabilità, da come viviamo noi il mondo, e non dalla logica di contrapposizione noi-voi, buoni-cattivi, anche se sappiamo che i cattivi esistono. C’è anche chi scappa dall’Italia, ma abbiamo voluto trattare l’argomento della fuga dei cervelli scherzandoci su (dicendo che il nostro cervello è partito da un pezzo!). Anche il tempo rubato può essere visto in senso positivo o negativo. Quello che fa male non è la fatica, è pensare allo spreco, una sensazione che accomuna tutti [cfr. il testo della title-track], ma c’è anche il tempo rubato al suo scorrere con le canzoni, grazie all’anomalia della musica. Penso sia importante scrivere del proprio mondo, tempo, società, lasciando da parte ideologie e le posizioni dogmatiche (un certo combat-folk lo trovo retorico) e partendo piuttosto da sé, anziché mettendosi da parte come cantori.

*Mescalina: Nel disco ci sono anche canzoni intimiste; per quanto riguarda ´Mondo Tempesta´, com’è l’adolescenza guardata dall’età adulta?

*Tomi: Maturare significa prendere coscienza del fatto che per gli adolescenti tu sei diventato qualcosa di abbastanza alieno. Puoi cercare di comunicare, ma devi accettare che sei ormai qualcuno a cui si dà del ´lei´, non il ´tu´. A me fanno un po’ sorridere i miei coetanei che cercano di strizzare l’occhio agli adolescenti. Se mi dicono che sembro un quarantenne, io son contento. Siamo sulle soglie dei 40, perché dobbiamo far finta di essere ragazzini? Da adolescente ti senti solo e con il mondo contro, poi cresci e scopri che non ci sono solo bianco e nero, ma infinite gradazioni di grigio. Io poi nel testo ho pensato a quando una donna cammina per strada e si sente imbarazzo, perché guardata come una figura di cartone, così come da ragazzino mi sentivo tutti gli occhi addosso.

*Mescalina: C’è una canzone che forse è la più singolare del disco, sia per il tema che per la musica, ´Cimiterotica´. Ne abbiamo già parlato dal punto di vista musicale, ma com’è nato invece il testo?

*Tomi: Io ho sempre vissuto a fatica il funerale cattolico tradizionale, 1280 euro+iva. E’ giusto e prezioso stare vicino alle persone e al loro dolore, ma il rito non mi piace. Ero cattolico da ragazzino, frequentavo gli scout, ma poi ho avuto la classica crisi della fede e alle messe ho notato che le parole utilizzate non mi rappresentavano. Le ho trovate a modo mio, nei libri, nelle canzoni, ecc. La vita dell’uomo è già di suo non tragica, ma drammatica, per il posto che abbiamo nell’universo (penso che Leopardi l’abbia spiegato meglio di me), ma il momento ancora più drammatico è quello dei funerali e ad ascoltare quella roba lì, ti viene da dire: ´Ma dai, siamo seri!ti pare che dobbiamo stare a sentire queste parole? Diciamo le
nostre´. Io nelle mie ultime volontà scriverò che non voglio un funerale cattolico, ma una cerimonia civile, che coinvolga le persone. Probabilmente lascerò due righe da leggere, romperò ancora le balle, starò ancora a smadonnare dalla bara! Ognuno ha un suo rapporto con queste cose, sono idee molto personali, ma mi piaceva questo esorcismo della morte con il sesso: può sembrare blasfemo, ma Amore e Morte sono molto presenti nella letteratura e poi certi momenti sono di sospensione, quasi una morte apparente, solo dopo torni sulla Terra. Ma l’idea del testo è in generale inventare delle parole mie per un funerale.

*Mescalina: Un’ultima domanda: com’è lo stato della musica italiana, considerando il vuoto a pressione dei tormentoni, di cui si parla in ´Promozionale´?

*Tomi: C’è poca personalità nelle scelte di molte redazioni. Le radio indipendenti, piccoline, hanno spesso una loro storia, ma presso i grandi network mancano spesso quelle figure che abbiano una cultura musicale propria e mettano insieme intrattenimento e una proposta culturale propria. Linus ed altri sono la punta di diamante di questo sistema: magari ci sono logiche commerciali dietro, ma hanno un loro stile, una linea che va avanti. Sotto di loro c’è un esercito di passacarte nelle redazioni, che trova solo le ultime notizie sulle più grandi stronzate, il fatto di costume, la Canalis, che cazzo ce ne frega!E non pensano alla musica. A me dà fastidio che ad es. al ´Ruggito del Coniglio´, un’ottima, splendida trasmissione Rai, passino le solite cose: Dose e Presta avevano dimostrato in tv con ´Dove osano le quaglie´ quali fossero i loro veri gusti (Avion Travel, la Mannoia…), ma in radio non gli fanno passare ciò che è in linea con la loro cultura musicale. Chi non ce l’ha invece, vada a fare altro nella vita!Non basta dire ´Ehi ragazzi, come state?scriveteci per parlare del vostro ultimo viaggio!´. La playlist è importante: ci deve essere una linea redazionale, ma anche lo spazio per la cultura musicale dei singoli…Quando vedi film come ´I Love Radio Rock´, ti rendi conto che i deejay di quell’epoca lì [gli anni sessanta ndr] passavano un certo tipo di canzoni secondo i loro gusti…

*Mescalina: Grazie mille e tanti auguri per il vostro tour!