Perturbazione Pianissimo fortissimo
2007 - Capitol / EMI
È questa l’idea che viene subito alla mente ascoltando il quarto album dei Perturbazione, che segna il passaggio della band alla EMI. In questi casi il non necessario esame di consacrazione può dirsi sicuramente superato: ormai è una certezza la capacità del gruppo di Tommaso Cerasuolo e soci di catturare il quotidiano in piccoli frammenti di interiorità narrati con misura e sensibilità sottile, doti che non presumono intellettualismi piombati, ma un’eleganza che allontana dalla banalità e amalgama con grazia le sonorità.
Le dieci canzoni dell’album alla loro durata fisica aggiungono così una durata interiore nell’animo dell’ascoltatore, che si sorprende a completarne il senso, rispondendo a domande come quelle che scandiscono “Battiti per minuto”, “Tutti insegnano qualcosa, tu che cosa imparerai?” e soprattutto “Se l’amore è un gioco, quali regole ti dai?”. La ricetta musicale in effetti non registra novità, ma assume i caratteri ben definiti, stabili e riconoscibili di uno stile, imitabile e imitato: arpeggi post-rock di dolcezza avvolgente rielaborano in modo originale la tradizione cantautorale, tra suggestioni jazzate (il contrabbasso della struggente e sofferta cantilena “Casa mia”) e quasi sudamericane (la ritmica di “Battiti per minuto” e le percussioni di Juan Carlos Calderin Sanchez in “Leggere parole”).
Dai pastelli di tenue malinconia si passa però anche ai chiaroscuri netti dell’insoddisfazione di chi sente che “i giorni finiscono prima di iniziare”: è il caso della più cupa “Brautigan”, dotata di un fascino magnetico alimentato dalla ritmica in evidenza, dalle staffilate di chitarra elettrica del ritornello e dal suono inquieto e drammatico della tastiera. L’acme emozionale della canzone è nelle trame di archi di Davide Rossi (Goldfrapp, musicista di Cristina Donà, Coldplay, Siouxsie & The Banshees, ecc); proprio ai Coldplay fa pensare d’altronde il piano della straordinaria “Qualcuno si dimentica”, suonato dallo stesso Rossi e da Manuel Agnelli (che offre anche un cameo vocale nei cori di “Nel mio scrigno”); in bella evidenza è nell’apertura del ritornello la batteria di Rossano Lo Mele, mentre la chitarra distorta vela di inquietudine il desiderio di felicità, mai placato del tutto, che anima i versi della canzone. È solo un esempio delle mirabili costruzioni musicali dei Perturbazione nel disco ideale da ascoltare in primavera, quando la rinascita della natura consente al mondo di presentarsi in uno splendore di occasioni, che allettano i desideri, ma rischiano ad ogni passo di diventare “aspirazioni finite in un angolo”, come recitava “Chiedo alla polvere”.
Menzione speciale merita infine la chiusa del disco, la romantica “Giugno, dov’eri?”, che anche nella ripresa bandistica mostra come la band sappia cantare piccole storie anche senza le parole, facendo da colonna sonora alle immagini che ognuno fatica a trattenere vivide dentro, quando teme di non saper più ricordare.