The dreamers<small></small>
Derive

John Zorn The dreamers

2008 - Tzadik

15/07/2008 di Christian Verzeletti

#John Zorn#Derive

Che John Zorn sia un genio assoluto non lo scopriamo certo oggi. E difatti nella sua opera, come in quella di ogni genio che si rispetti, c’è da perdersi, da immergersi ad occhi chiusi, tanti sono i dischi fino ad oggi prodotti (ma quanti sono veramente?).
Instancabile e mai soddisfatto, ultimamente ne ha pubblicati un paio quasi in contemporanea: “The dreamers” e il diciannovesimo episodio della serie FilmWork “The Rain Horse”.
Dei due prendiamo in considerazione il primo, progetto che più ci ha incuriosito per la sua atipicità (categoria quella del “tipico” da cui il sassofonista è comunque sempre distante per natura). Non che “The rain horse” sia inferiore, ma rientra in un progetto noto, mentre questo “The dreamers” suona più nuovo, più aperto, anche più spiazzante.
Da uno dei musicisti più all’avanguardia della scena attuale chi si aspetterebbe un cd con in copertina degli animaletti che sembrano usciti da una favola per bambini o da un cartone animato delle ultime generazioni? Per di più con tanto di stickers in omaggio all’interno della confezione? Roba che di solito accompagna i dischi di indie-pop o peggio. Zorn invece è riuscito a risultare ricercato anche in questo divertissement affidando l’artwork ad un graphic designer di qualità.
Le immagini sono infatti in linea con il carattere onirico della musica, tutta composta, arrangiata, diretta e prodotta da Zorn, che però compare ben poco con il suo sassofono affidando la quasi totalità delle tracce agli Electric Masada (Marc Ribot alla chitarra, Jamie Saft alle tastiere, Trevor Dunn al basso, Kenny Wollesen al vibrafono, Cyro Baptista alle percussioni e Joey Baron alla batteria).
La scaletta è costituita da una serie di strumentali cangianti, che scorrono come nuvolette multiformi e colorate: per quanto “abituati” alla capacità di Zorn di fondere i generi, qua c’è ancora da stupirsi di fronte ad un’artista che riesce a proporre un disco tanto suonato quanto giocoso, tanto lavorato quanto accessibile.
Apparentemente meno complicato di parecchi suoi predecessori, “The dreamers” è un cd assolutamente piacevole in cui i temi dei brani rimangono distinti, mai troppo inerpicati: è con grande godibilità che si passa dal jazz al funk, dal surf alla psichedelia, dal klezmer al pop, il tutto con quel tocco da soundtrack e con quel minimalismo esotico molto “zorniano” che fa da filo conduttore.
Grande spazio occupa la chitarra di Ribot, ma fondamentale è il ruolo svolto dal vibrafono, responsabile delle parti più “sciolte” ed oniriche.
Inutile citare una traccia piuttosto che l’altra: “The dreamers” è un richiamo al lato più fantasioso della musica. Alla sua capacità, libera ed innocente, di aprirci le porte della terra del sogno.

Track List

  • Mow Mow|
  • Uluwati|
  • Ride on Cottonfair|
  • Anulikwutsayl|
  • Toys|
  • Of Wonder and Certainty|
  • Mystic Circles|
  • Nekashim|
  • Exodus|
  • Forbidden Tears|
  • Raksasa

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