John Zorn Interzone
2010 - Tzadik
In Interzone il compositore/sassofonista newyorkese rivisita, con l’aiuto di alcuni dei suoi musicisti preferiti (Mark Ribot Chitarra e strumenti a corda; John Medeski Tastiere; Trevor Dumm Bassi; Kenny Wollesen Batteria, Vibrafono e strane percussioni; Cyro Baptista Percussioni; Ikue Mori Elettronica), le atmosfere di quel gigante del ‘900 a nome William Burroughs e dell’altro padre putativo della beat generation: l’inventore del cut up (poi reso celebre da Burroughs stesso), della dream machine, musicista e scrittore (e compagno di vita di Burroughs per lungo periodo) Brion Gysin.
Be-bop, nord africa, cut-up, sibili siderali, metal, free-jazz, lounge, rimandi colti di musica contemporanea, rumorismo e molto molto altro nei tre brani intitolati semplicemente: Interzone 1, Interzone 2, e Interzone 3 per in totale di 54 minuti di musica senza frontiere, musica totale, musica di deriva, musica allucinata, musica da viaggio nel senso sia psichedelico che esperienziale. Ma, anche disco ambizioso e riuscitissimo che trova, nell’immensa discografia zorniana, similitudine di qualità e progettualità con l’incredibile Spillane del 1987. Certamente un disco ostico in alcune parti ma anche pieno di groove e di trascinante passione in altre. Osservare poi come i musicisti rispondono alle “chiamate” delle carte da gioco zorniane ha poi dell’incredibile come incredibile è il senso di fluidità che emerge nel cut up e che rimanda sempre ad una narrazione forte, capace di alternare dramma e ironia, estasi e carnalità, libertà e regole, orecchiabilità e rumore! Uno Zorn che ridà meraviglia alle nostre orecchie catapultate in pochi secondi, da continui scarti, dallo spazio siderale alle vie di Tunisi; da Club Metal a fumosi Jazz Club.
Insomma se si potesse dare i voti, darei il massimo e aggiungerei anche degli splendidi fuochi d’artificio per restituire la meraviglia dei bambini anche ai nostri occhi ed alla nostra mente. Imperdibile!