John Zorn Nosferatu
2012 - Tzadik
I brani riprendono, in modo interessante, più di un tipico marchio sonoro zorniano…e non solo.
L’ambient di derivazione umoristica, sfruttata per nei lavori a firma Painkiller (Zorn, Harris, Laswell), oltre che nell’iniziale Desolate Landscape, è visibile in Hypnosis e in Nosferatu (contrappuntata da sospiri e squittii di topi). La parte più hardcore e “sonico terroristica” dei Painkiller è espressa invece benissimo in The Battle Of Good And Evil con una ritmica violenta e uno Zorn alle prese con suoni lancinanti e fraseggi spezzati.
Non manca il saggio atonale di Sinistera mentre, dalle migliori pagine di Bar Kokhba, sembra provenire la bellissima Undead, dialogo intenso e delicato tra il piano di Burger e l’organo di Zorn con il basso di Laswell che fa capolino nella parte centrale.
Le atmosfere dark di Van Helsing, e della più superflua Dead Ship, vedono la coppia Zorn/Laswell farla da padrone tra armonici e bassi profondi. Ancora a Laswell sono da attribuire gli spunti alla Weather Report della sospesa Fatal Sunrie (con uno Zorn inarrivabile) o il richiamo al primo Davis elettrico di Vampires At Large.
Tra i brani migliori di questo Nosferatu abbiamo sicuramente quelli che declinano il suono lirico e poetico alla Alhambra Ensamble e questo grazie al sapiente intreccio piano/vibrafono di Burger e Norton come avviene splendidamente in Mina, Renfield e Lucy.
Il mood “Alambra” è visibile anche nella bella e ipnotica Jonathan Harker, affidata inizialmente al solo pianista, giocata su un tema ossessivo, semplice e di effetto, con una inaspettata apertura armonica e il vibrafono di Norton a doppiare il tema nel finale.
Non manca naturalmente il classico e potente Dub alla Laswell come il bel Staker Dub in chiusura del disco e il meno interessante The Stalking in cui stranamente, o forse volutamente, Burger non sembra trovare l’intesa giusta e a poco servono gli squittii del sax di Zorn.
Insomma un disco apprezzabile sia singolarmente che come bigino di ciò che Zorn ha prodotto negli ultimi trent’anni al di fuori del repertorio più jazzistico o orchestrale.Restano due righe di, consueta, ammirazione per la bella confezione sgocciolante sangue, goticismo… e un po’ di ironia.