John Zorn Dictée - Liber Novus
2010 - Tzadik
Iniziamo con Dictée dedicato alla scrittrice Theresa Hak-Kyung Cha. Dictée (dettato in lingua francese) è il titolo dell’opera che la scrittrice Koreano-Americana pubblica nel 1982 poco prima di essere uccisa casualmente nelle strade di New York. In quest’opera la Cha analizza, in una prosa poetica densa e “magmatica scritta in più lingue - soprattutto francese e inglese, con inserti in coreano, cinese e latino - e in diversi tipi e formati di carattere - il maiuscolo, il corsivo, il manoscritto, il dattiloscritto, l’ideogramma cinese, i caratteri Hangul -, tre questioni fondamentali: l’esilio come condizione alienante; la ricerca del materno come luogo di riconciliazione; la lingua come strumento ambiguo, ma intimamente creativo. Perdita, memoria, linguaggio e identità. L’esplorazione delle tensioni tra il sé e il mondo, tra l’interiore e l’esteriore, tra il corpo e la lingua, tra chi crea e chi guarda, tra questioni nazionaliste e questioni femminili”. Ecco tutto questo, e molto molto altro, è Dictée; tutto questo, e molto altro, è nell’opera di Zorn. Un collage sonoro potente che utilizza Sylvie Courvousier (piano e narrazione in francese), Okkyung Lee (cello e narrazione Koreana), Ned Rothenberg (shakuhachi, flauto basso e clarinetto), Kenny Wollesen (vibrafono e Wollesonic –strumenti auto costruiti dal polistrumentista stesso nel suo laboratorio di NY) e Zorn stesso (alle manipolazioni sonore e ai samplers) per ricostruire una “lost in translation” che ha nell’incontro riconciliatorio della migrante con la sua origine materna, espressa da un finale in cui flauto e piano viaggiano armonici sulle onde del vento, la possibilità salvifica altrimenti negatole in questa società imperialista e maschilista (e qui i due termini possono risultare anche combacianti). Lavorando con le lingue poetico strumentali dei suoi fidati musicisti Zorn sembra come sempre a suo agio in un collage di forme e stili che già naturalmente sono comuni al linguaggio dei due Artisti. Tra classicismi, spunti etnici, improvvisazione pura e parola recitata una grande prova compositiva.
Per Liber Novus l’ispirazione è il leggendario Libro Rosso-Liber Novus di Carl Jung. In questo libro segreto e affascinante, disponibile solo da un anno in una splendida versione in grande formato per Bollati-Boringhieri (150 euro circa e regalo mancato di Natale e Compleanno…correrò ai ripari appena posso), Jung esplora la sua mente e la sua conoscenza con esercizi di “immaginazione attiva” che ridefiniscono, e descrivono, il concetto, e la visione personale, della parola “Inconscio” in modo profondo e intenso. L’opera, mai pubblicata poiché ritenuta troppo privata dallo psicoanalista stesso, era conservata, sino al 2009, in una banca dagli eredi spaventati dal grado di presunta follia, immaginifica e affascinante, contenuta nel libro. Zorn (che oltre a comporre/condurre recita qui in tedesco) con l’aiuto di Stephen Gosling (piano), John Medeski (organo) David Slusser (sound effects) e Kenny Wollesen (perc.) esplora da par suo alcuni frammenti del libro regalandoci momenti d’intensità lirica come di delirio sonico.
Assolutamente un ottimo lavoro questo Dictée/Liber Novus a volte ostico ma veramente pieno di fascino e idee.
Ringrazio di cuore, per le informazioni su Dictée e l’opera di Theresa Hak-Kyung Cha, la Prof.ssa Renata Morresi che ho ampiamente, e immeritatamente, saccheggiato (ben oltre le “” che ne delimitano le citazioni letterali) nello scritto che potete trovare in http://puntocritico.eu/?p=839#more-839 e che mi ha fatto letteralmente innamorare dell’artista Koreano/Americana.