Padania<small></small>
Italiana • Alternative • noise rock, post-grunge, alt-rock

Afterhours Padania

2012 - Germi/Artist Firts

27/04/2012 di Arianna Marsico

#Afterhours#Italiana#Alternative #Alt-rock

Un titolo dedicato ad un non-luogo anticipatore involontario (?) della scoperta degli intrallazzi in camicia verde riporta alla poetica più tagliente dei primi Afterhours, dopo la parentesi introspettiva di I milanesi ammazzano il sabato (2009) e Ballate per piccole iene (2005). Manuel Agnelli torna alla chioma fluente che lo fa assomigliare a Jargo (il vampiro di un episodio di Dylan Dog). E proprio come Jargo affonda i denti nel collo delle vittime, così Manuel e la band affondano i loro colpi sonori nello sviscerare la realtà che li circonda.

Un sound che per certi versi (Metamorfosi) ricorda Hai paura del buio? (1997) è accompagnato e rivitalizzato con nuova linfa da un nuovo modo di Manuel Agnelli di usare la voce (Fosforo e blu). Senza scomodare Demetrio Stratos, come mi è capitato di leggere in questi giorni, è innegabile che la voce del frontman in Padania non si limiti più ad essere affilato ed efficace anatema. La già citata Fosforo e blu ne è un esempio perfetto. In un muro noise si insinua, vorticosa e martellante come i riff e i refrain “Fa ciò che rende più forti” “Se non ammazza rinforza”, contorta come il reale. Ci sarà una bella luce è un tripudio di chitarra elettrica e batteria in cui Manuel alterna diversi registri vocali, supplichevoli e sarcastici fino all’invocazione quasi sul finale “Oh Lazzaro/Oh perché vuoi torna da me/Perché vuoi tornare a me?”.

La title-track si presenta con il suo paesaggio decadentecrepuscolare che da esteriore (“Due ciminiere e un campo di neve fradicia”) si interiorizza (“Se un sogno si attacca come una colla all'anima, Tutto diventa vero, tu invece no”) tra pizzichi di chitarra acustica e archetti su basso che portano ad un trionfo sonoro sul finale. Mood simile per il pezzo capolavoro del disco, Costruire per distruggere. Cinematografica, tra le scie di violino di Rodrigo D’Erasmo, nel descrivere scene da fine impero a cui in fondo abbiamo assistito anche pochi mesi fa (“La folla ormai è davvero inferocita/Quegli stessi che giurarono nascondono le dita [...] Per sputare tutti addosso al loro mito/Che è la causa della loro schiavitù/Dall’amore che provavano per lui/Che è il perché del loro cuore non pulito”) è una sintesi ad hoc di straniamento e fuga.

Non mancano le frecciate al mondo televisivo e pubblicitario in Messaggio promozionale n.1 e nella più autoironica Messaggio promozionale n.2 (“Hai mai pensato a quanto spazio su un cd viene occupato da inutili canzoni, anche quello che stai ascoltando?”).

Dopo l’operazione corale de Il paese è reale (2009), il ritorno in scena, totalmente autoprodotto, degli Afterhours non delude le aspettative. La fama ed il passaggio a Sanremo non hanno annacquato testi e musica. La rabbia e la malinconia sono ancora quelle degli inizi anche se espresse in modo sempre più maturo. Son passati gli anni, sono arrivati i figli, ma il demonio steso tra di noi è ancora lì pronto a farci vibrare l’anima.

Track List

  • Metamorfosi
  • Terra di nessuno
  • La tempesta è in arrivo
  • Costruire per distruggere
  • Fosforo e blu
  • Padania
  • Ci sarà una bella luce
  • Messaggio promozionale n.1
  • Spreca una vita
  • Nostro anche se ci fa male
  • Giù nei tuoi occhi
  • Messaggio promozionale n.2
  • Io so chi sono
  • Iceberg
  • La terra promessa si scioglie di colpo

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