Afterhours La gente sta male
2003 - MESCAL
Si badi bene però: questo non è il solito dischetto che ripropone qualche brano già pubblicato e un paio di inediti, ma piuttosto una continuazione del discorso affrontato nell’ultimo disco. Ovvio quindi che le canzoni qua contenute, ben sei tracce, risentano dell’esperienza live, da sempre prova del fuoco per Agnelli e compagni.
Intelligentemente è stata evitata qualunque celebrazione e si è preferito includere delle vere e proprie chicche: “Dentro Marilyn” e “Tutto fa un po’ male” vedono la partecipazione di Marco Parente e di Cristina Donà, a conferma ancora una volta delle sinergie che gli Afterhours sono in grado di creare con l’esterno.
I due pezzi fanno sentire il loro peso anche in una versione scarna, segnata dalla voce della Donà e dal piano di Parente, senza che ci sia bisogno delle brucianti deflagrazioni della band.
Il cd è comunque da ascoltare e da leggere come un corpo unico, poiché non c’è interruzione di continuità tra i pezzi in studio e quelli dal vivo: i primi tre brani riprendono la parte centrale dell’album, con versioni leggermente modificate e migliorate, mostrando come gli Afterhours dispongano ormai di un canzoniere che si può considerare un’opera unica (si sa quanto il tema del malore esistenziale e delle incongruenze dell’inconscio siano cari alla band).
“La gente sta male” e “Non sono immaginario” godono di qualche effetto e di un avanzamento dei suoni soprattutto nelle chitarre, ma è “Varanasy baby” il brano più ritoccato: sin dal riff iniziale il pezzo è ricostruito con giochi di delay e di continue rifrazioni, che rendono più allucinata la resa della canzone.
A parte il beneficio che deriva da questo uso “interiore” dell’elettronica, formalmente non c’è nulla di nuovo, d’altronde l’obiettivo degli Afterhours sta più nell’essere dei guastatori che degli innovatori. In questo senso è da vedere anche la versione rimasterizzata di “Televisione”, un brano che risale al 1988, ma che si cala perfettamente negli Afterhours di oggi e di sempre: botta e risposta fatti di chitarre alla Sonic Youth e di colpi di una batteria quasi tribale.
“La gente sta male” non è un singolo da dare in pasto alle masse più o meno alternative, ma “solo” un altro piccolo avanzamento nel cammino della band.