Neve ridens<small></small>
Italiana

Marco Parente Neve ridens

2005 - Mescal / Sony

02/11/2005 di Christian Verzeletti

#Marco Parente#Italiana

È uno sdoppiamento quello di Marco Parente: è da poco uscito “Neve ridens” e per il febbraio del prossimo anno è prevista la pubblicazione di un altro lavoro che dovrebbe esserne immagine riflessa. Due dischi nel giro di pochi mesi più per evidenziare un tipo di sguardo bifocale che per seguire le tendenze di un mercato sempre più orientato verso la quantità.
Marco Parente prosegue nel suo cammino di specchi in cui ogni immagine è sviluppo della precedente: un percorso ardito che, insieme a quello di pochi altri, sta dimostrando che la canzone italiana ha forza e idee per rinnovarsi.
È evidente quanto questo cantautore – ma ha ancora senso chiamarlo così? Il termine ormai stona addosso a questi musicisti – stia portando avanti una ricerca cosciente e complessa: già l’attacco di piano di “Wake up” è un rimando ad uno stile sospeso che proviene da “Trasparente” e da ancora più indietro, un marchio di fabbrica bisognerebbe dire, che viene sviluppato su più livelli grazie all’apporto di una band rinnovata (Asso Stefana alle chitarre e varie, Enrico Gabrielli ai fiati, pianoforte e ancora varie, Enzo Cimino alla batteria e Gionni dall’Orto al basso).
Il disco, poco più di trentaquattro minuti, è un richiamo che auspica un ritorno umanitario: esemplare è la citazione di Ingmar Bergman nel singolo “Il posto delle fragole”, uno dei pezzi portanti del lavoro, in gui gli affetti, la parola e il mondo vengono scrutati con un approccio laterale, mai frontale, tanto nei testi quanto negli arrangiamenti.
Parente ha una forma d’espressione meno melodica e più intricata rispetto alla media italiana: già i titoli e i testi giocati su accostamenti di concetti che cozzano tra loro, come “Amore o governo”, “bacio e potere”, “cibo e sorriso”, “demoni e ossa”, insinuano quanto la forza del disco stia negli attriti. A “Il posto delle fragole” e “Lampi sul petto” si contrappongono brani in qualche modo vicini alla forma ballata in cui l’interpretazione è più rarefatta, gli spigoli meno accentuati pur non perdendo il vizio di concedersi qualche sviluppo strumentale che sfiora l’avanguardia.
In “Un tempio” Parente canta “con l’anarchia dentro gli occhi e la poesia che si muove”: per quanto la sua sensibilità umana e sociale non possa essere trattenuta, la figura del cantautore politico è lontana anni luce e viene semmai inglobata in uno sguardo che fa stridere il confronto tra l’interiorità e il mondo.
È un ascolto non facile quello di “Neve ridens” soprattutto nella seconda parte, in cui non a caso si dichiara “sento che sto misurando il mare”: Parente cerca di dar forma a intuizioni di estraneità e di umanità, nel tentativo di trovare una risposta prima di tutto a sé stesso. “Io aereoporto” e “Colpo di specchio” portano avanti il tema de “La mia rivoluzione”, il senso dello stare come uomini tra la gente, lasciandolo però di nuovo incompiuto.
Il disco è poi concluso da una “Trilogia del sorriso animale: III sorriso” interrotta come un cortometraggio per un intervallo che è pausa di riflessione.
Per ora si resta con un disco aperto, da valutare in tutto il suo breve peso. La seconda parte tra qualche mese.

Track List

  • Wake up|
  • Amore o governo|
  • Il posto delle fragole|
  • Un tempio|
  • Lampi sul petto|
  • Io aeroporto|
  • Colpo di specchio|
  • Trilogia del sorriso animale: III sorriso

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