Marco Parente La riproduzione dei fiori
2011 - woland
La copertina del sesto album in studio di Marco Parente, La riproduzione dei fiori, riassume perfettamente lo spirito del disco: versi criptici e suoni ovattatti che esplodono in immagini ad effetto ed arrangiamenti corposi e ricchi di sfumature.
Non è un compito facile riassumere una carriera solista lunga cinque dischi e più di dieci anni, piena di progetti sempre diversi tra cui spettacoli teatrali (Paradiso, Inferno, Piano Terra (2001) e Il Rumore dei Libri (2005) per citarne alcuni), un disco live con la Millenium Bug Orchestra, L´attuale jungla (2004) e numerose collaborazioni con CSI, Bollani, Consoli, Agnelli, Fiori (Betti Barsantini) e Benvegnù (Proiettili buoni).
Forse anche a causa di questa sua poliedricità Parente è sempre stato classificato da critica e pubblico come un artista "difficile" ed effettivamente i suoi lavori non si possono descrivere e interpretare senza correre il rischio di cadere in banalizzazioni: i suoi dischi vanno soprattutto ascoltati e con attenzione.
Solo così è possibile entrare nel mondo immaginifico delle sue canzoni che raccontano l´amore e la vita con risvolti esistenziali profondi, riferimenti sociali critici e amaramente ironici, sempre nella totale assenza di retorica (non tutti sarebbero infatti in grado di scrivere un brano come La riproduzione dei fiori senza rimanere impigliati nell´aura baudleriana del maudit).
Abbandonate le influenze buckleriane dei primi lavori più pop e messe da parte, anche se non del tutto, le atmosfere più ricercate alla Talking Heads (soprattutto lato Byrne) dei due album precedenti Neve (Ridens) e (Neve) Ridens (rispettivamente 2005 e 2006), Parente regala dopo una sosta di 5 anni un disco di cantautorato di grande qualità, eclettico, come lo stile a cui ormai ci ha abituati.
Sono presenti infatti echi funk (Badman), sonorità tra il jazz e il dub (Dj J), ballate più classiche (C´era una stessa volta), canzoni d´amore in perfetto stile "Parente" (Dare Avere), un riferimento esplicito a Sympathy for the devil dei Rolling Stones (L´omino patologico), oltre a chitarre e archi alla Drake (Sempre), in parte dovute alla collaborazione con Robert Kirby, storico arrangiatore del folksinger inglese.
Agli arrangiamenti hanno inoltre collaborato i musicisti che hanno suonato nel disco, tra cui un ispirato Asso Stefana alle chitarre, che segue il cantautore napoletano ormai da anni.
"La riproduzione dei fiori" è un ulteriore punto di maturazione e porta avanti il lavoro di cura dei testi e per i suoni che rende Marco Parente uno degli elementi più interessanti del cantautorato nostrano degli anni zero.