interviste
Marco Parente
dei Mariposa, abbiamo ricontattato Marco Parente. Ne è uscita una lunga
intervista sulla scia delle suggestioni del suo ultimo disco, "Trasparente".
Dopo
un incontro fugace al M.E.I., non a caso durante l'esibizione |
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Mescalina: Posso chiederti se l'inizio di "Come un coltello" fa riferimento all'immagine di "American beauty", con il sacchetto di carta che svolazza e la voce fuori campo che rimanda al concetto di bellezza? Marco Parente: Assolutamente sì. Mescalina: Spesso accosti il concetto di bellezza all'immagine di un coltello. In ogni tuo brano c'è questo fondo di sofferenza, anche di violenza … penso anche al testo di "Anima gemella", un modo tuttaltro che convenzionale per una canzone d'amore … Marco Parente: La bellezza (come tutta l'arte) è per me il vero mistero del mondo: al di là dell'estetica, cos'è che stimola l'anima a spingerci curiosi e palpitanti verso una cosa o una persona? Cos'è che mi fa dire questo mi piace questo non mi piace? Come vedi la bellezza e il suo contrario sono faccie di una stessa medaglia, cantandola canti anche il suo contrario. Mescalina: E poi torni sempre su questo concetto di umanità che sta per tracollare … ne "La mia rivoluzione", ne dai un'immagine alquanto ingorda, ma estremamente reale … Marco Parente: Ma l'umanità da sempre sta per tracollare, vive sempre in bilico su un precipizio che è la terra. "La vita è assurda ma c'è sempre qualcosa che ci spinge a viverla" e non si torna indietro, mai. E' troppo difficile riconoscere la verità imbarazzante ogni giorno, non credo si possa cambiare il non equilibrio delle cose, ma provarci è necessario....è vivere! Mescalina: Da un parte ci sono le immagini del fiore, della farfalla, di una rivoluzione da fare "a colpi di grazie", e dall'altra un'umanità colma di armi, che non è mai sazia e che non si basta mai … l'unica risposta che sembri dare è quella individuale di cambiare se stessi prima del mondo che ci sta attorno. Quindi si ritorna alla necessità di un percorso interiore della propria coscienza … non credi che il movimento comunemente denonimato No Global, per quanto dispersivo, sia uno dei pochi che sta davvero cercando di rispondere a questi quesiti? Quanto pensi che possa essere utile la musica in questo cammino? Marco Parente: No, non credo, credo sia solo la coscienza di ogni singola persona che può dare delle risposte. Finchè ci sarà il bisogno di un leader e di un movimento in cui riconoscersi, ci sarà sempre disuguaglianza nel mondo e questo vale anche per una canzone, che in fondo è un prolungamento della coscienza. Mescalina: Allora torniamo alla musica: una cosa che non mi sarei aspettato nel disco è un brano dai ritmi elettronici, quasi dance come "Fuck [he]art & let's dance", ma a ben guardare ci sta benissimo, ed è anch'esso frutto di quella libertà, di quel senso esplorativo che applichi anche alle altre canzoni. Marco Parente: Mi fa piacere se vedi "Fuck …" come frutto di uno spirito libero, e imprevedibile, aggiungo io. A onor del vero però ti devo dire che la frase non è mia, ma di Lawrence Ferlinghetti, era il titolo di una mostra inaugurata a Verona due anni fa. Non so nemmeno se la intendiamo nello stesso modo, ma poco importa, credo sia sufficientemente ambigua da dare adito alle più libere interpretazioni; sicuramente chi ne rimane scandalizzato o infastidito è l'oggetto stesso di tale frase. Mescalina: Mi sai che sei un buon maestro perché al M.E.I. ho visto il tuo batterista esibirsi in prima persona (anche lui con Enrico Gabrielli) … è lo stesso percorso che hai fatto tu: sei partito come batterista e ora hai una carriera tua. Marco Parente: Sì, anche se Andrea nasce come chitarrista, cantante e in seguito l'ho spinto a suonare la batteria (cercavo un batterista molto musicale, ma poco tecnico). Mescalina: Come sono state le collaborazioni con i C.S.I. e con Andrea Chimenti? Marco Parente: Con i CSI ho fatto il turnista di studio (anche se con totale libertà), mentre con Chimenti ho dato tutto ciò he avevo da dare in quel momento alla batteria e in realtà ne "L'albero pazzo" mi sono occupato e ho imparato molte cose sugli arrangiamenti e sulla produzione (insieme a Massimo Fantoni). Mescalina: Hai ancora contatti e progetti con alcuni di loro? Marco Parente: No, ci samo persi un po di vista. Mescalina: Come è stato avere Manuel Agnelli come produttore? Marco Parente: E' stato perfetto, ha fatto il produttore puro. Ha lavorato su di me esponendo il mio modo di scrivere e cantare una canzone nella sua parte più essenziale al di là degli arrangiamenti. Ha preso decisioni fondamentali lì dove io non ero in grado di prenderle. Mescalina: Non voglio sembrare retorico, ma non trovi che in fondo "Trasparente" a suo modo possa essere anche un ottimo augurio d'amore e di speranza? Marco Parente: Nonostante spesso può sembrare che la mia visione delle cose sia al quanto pessimistica, io credo di cercare nella consapevolezza e nella dignità la speranza e la fiducia. |