interviste
Marco Parente Neve ridens vs. Neve ridens
Vista la densità del nuovo disco, che gli è valsa la copertina di questo
novembre 2005, era d'obbligo incontrare Marco Parente per un approfondimento.
Lo abbiamo fatto davanti ad una tavola imbandita poco prima di una cena
pre-concerto: la chiacchierata è stata lauta e ci ha fatto venire l'acquolina
in bocca per il secondo "Neve |
Mescalina:
Marco, come mai hai scelto di pubblicare
due dischi più o meno nello stesso periodo? |
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Mescalina: Continuando con i riferimenti al cinema, hai scelto di concludere il disco in modo abbastanza improvviso con il finale di "Trilogia" proprio per creare una interruzione? Come un intervallo che rinviasse tutto al secondo tempo? Marco Parente: Sì, esatto. Infatti per me era chiarissimo qual era il brano di apertura e e quale quello di chiusura. La "Trilogia" in realtà era tutta legata e concludeva il disco, ma, per il discorso che facevo prima dell'eccessiva densità e del disperdere energia e attenzione, sono arrivato alla fine della masterizzazione e ho deciso di levare i primi due episodi lasciando invece l'ultimo movimento, perché quello ha una chiusura come dire che lascia dei puntini, che permette di fare un gancio e di legarlo al secondo lavoro … Mescalina: Se vuoi l'inizio di "Wake up" è forse il tuo marchio di fabbrica: quindi parti da qualcosa che si può riconoscere come tuo e arrivi a chiudere invece in modo più sorprendente … Marco Parente: Esatto. Infatti l'inizio con questo ritmo e con questo piano che arriva come se ci fosse stato qualcosa già da prima e il finale che chiude lasciandoti col fiato sospeso, facendoti capire che continua … Mescalina: Poi l'attacco di piano riprende anche cose che avevi già fatto in passato e allo stesso modo altre sono riprese in "Io aeroporto" e "Colpo di specchio" dove parli della gente, dove ci sono temi e immagini che già avevi trattato ne "La mia rivoluzione" … Marco Parente: Sì, proprio così. È stato buffo perché alla fine non è voluto: non sono riuscito a fare una trilogia, però mi sono accorto che tutto il disco aveva dei blocchi che ammiccavano a voler iniziare con delle parole chiave, con delle atmosfere che si ripetevano, come se si volesse affrontare un argomento secondo l'evoluzione di una trilogia. Per esempio ci sono "Io aeroporto" e "Colpo di specchio", ma manca la terza canzone, oppure all'inizio in qualche modo ci poteva stare una trilogia politica con "Wake up" e "Amore o governo" che però passa la parola all'amore e lì poteva essere un'altra trilogia, ma ne manca un pezzo dopo "Il posto delle fragole" … Quindi ho cercato di accoppiare quelle che erano soprattutto gli argomenti, certe parole che secondo me volevano dire sempre la stessa cosa, che parlavano della stessa cosa e che nella mia testa volevano dare una direzione … Mescalina: Ad un livello più generale mi sembra che i tuoi testi si sviluppano sempre in questo modo richiamandosi attraverso dei contrasti: quando parti dalla tua interiorità, la metti in contrasto con il mondo, con quello che c'è all'esterno, mentre, quando parli del mondo, lo vedi in contrasto con quello che c'è dentro … Marco Parente: Eh sì, è il problema che mi porto dentro da tutta la vita! Sento che devo dare voce a questi contrasti però sono convinto che nella mia intenzione almeno inizialmente questo sia un tentativo di andare incontro … poi nella realtà di fatto si scontra diventando un incontro-scontro, una osservazione-contraddizione. Mescalina: Tutte questo gioco di contrasti e di significati mi fa pensare ad uno sdoppiamento … Marco Parente: Sì, con "Neve ridens" porto all'estremo in un certo senso questo processo. Ma addirittura, al di là che sono canzoni scritte e suonate nello stesso periodo, i due dischi saranno legati da intere frasi che ricorreranno in canzoni e umori completamente diversi. Quindi lo sdoppiamento è voler dire la stessa cosa con due umori e con due modi completamente diversi, opposti, come siamo noi tutti, perchè non ti svegli mai nello stesso modo: una mattina entri nel bagno e non sopporti quel bagno, vorresti cambiarlo … Mescalina: O più che il bagno non sopporti l'immagine di te stesso nello specchio … Marco Parente: Esatto, sei tu davanti allo specchio che a volte ci vuoi entrare troppo dentro e a volte non lo sopporti e vuoi liberartene … Mescalina: Questo tipo di approccio lo richiedi anche all'ascoltatore perché per entrare nel disco deve sdoppiare il suo ascolto … Marco Parente: Sì, mi piacerebbe che fosse davvero così … ma, sai, è l'unico modo con cui riesco ad avvicinarmi a quello che voglio dire e suonare: non dò mai risposte, non penso di insegnare niente a nessuno, piuttosto posso provocare, ma io provoco prima di tutto me stesso … Mescalina: A questo proposito, non so fino a che punto puoi o si possa rispondere, ma di solito chi scrive canzoni in un certo modo cerca di sottintendere qualcosa che sta sotto la realtà o anche oltre: questa provocazione fino a che punto è ispirata e fino a che punto invece è costruita? Visto che le tue canzoni sono anche parecchio strutturate, fino a che punto ti vengono provocate e fino a che punto le costruisci a tavolino, in studio? Marco Parente: Eh, non lo, so bella domanda! Credo che il primo momento sia brutalmente istinto … Mescalina: È al piano? Marco Parente: Dipende, può essere alla chitarra, al piano o con una melodia, però la prima fase, quella più istintiva, che mette in moto tutto il meccanismo animale, è la parte testuale. Allo strumento poi ci vado per abitudine e per piacere, alla parola no. C'è un conflitto da subito, un attrito … Mescalina: Per questo scrivi per opposti? Ci sei obbligato? Marco Parente: Certo, la parola è quella cosa con cui parte il conflitto. La musica invece è anche ludica o semplicemente è il piacere di suonare una nota o di ripetere per tanto tempo un accordo, un bel giro di piano, una bella armonia, una bella melodia … anche i testi sono prima di tutto musica, cioè quelle parole, prima di assumere un peso e un significato, per me prima sono musica … Mescalina: Cioè lo sono già nella tua testa? Marco Parente: Sì, però lo sono come neve: "neve" per me, se accostata a "ridens", è già come fare un do e poi un re ed è per quello che non mi considero un cantautore. Per me è tutta musica e la parte letteraria non riesco a viverla in maniera estrapolata, staccata: le parole sono veramente la parte più istintiva. Poi la seconda parte può essere congettura o costruita e lì assumo una freddezza che però è parte dell'emozione, cioè anche l'emozione ha la sua parte di testa, la sua parte di razionalità … Mescalina: "Testa di cuore"? Marco Parente: Sì, questo era un argomento che era già stato affrontato in quel disco ma non voleva dire "abbandonatevi all'istinto perché il cuore …". No, no, il cuore ha solo il culo, il privilegio di eseguire e di reagire a qualcosa che passa sempre per la testa … Mescalina: In effetti capita che anche davanti ad un film di Bergman ci sia chi dice che è un peso, che bisogna "essere una testa" per seguirlo, ma il suo linguaggio e le sue immagini non sono difficili, non sono solo testa … Marco Parente: Sta solo alla tua sensibilità cogliere … e non è nemmeno freddo: non c'è freddezza o calcolo. C'è molto più calcolo nel scrivere una canzone di rock, perché ti appoggi a delle strutture consolidate, che ti danno sicurezza … Mescalina: Ultimamente però la canzone anche in Italia sta prendendo sviluppi diversi da quella che era la sua forma consolidata, diciamo del cantautore … Marco Parente: Sicuramente sì e … meno male! Mescalina: Penso a Cristina Donà o Paolo Benvegnù, che a loro modo vanno come te alla ricerca di angolazioni diverse … Marco Parente: … di punti di vista diversi che inevitabilmente si devono confrontare con la tradizione della canzone, difendendo ognuno quello che pensa di dover difendere, sempre che ci sia qualcosa da difendere … Mescalina: E se tu dovessi difendere "Neve ridens"? Spiegare perché proprio "Neve ridens"? Marco Parente: Non c'è una risposta, cioè la risposta è tutto quello che abbiamo detto finora, che spiega un modo di agire, di sentire le cose, poi di viverle e poi di dargli una forma. Ed anche in questo qualcuno potrebbe dire "Sei ancora più allontanato, ermetico, difficile …", invece io penso che è semplicemente andare ancora più in fondo al tuo modo di essere, a tutto quello che dici … Mescalina: Hai paura che ti definiscano concettuale? Marco Parente: No, e poi già me lo hanno detto. Sono felice di essere concettuale e anche il chiamare qualcosa difficile io lo considero un pregiudizio … |