Cheap Wine Mary and the Fairy
2015 - Cheap Wine Records / IRD
#Cheap Wine#Rock Internazionale#Rock #Live #Cheap WIne #Marco Diamantini #Michele Diamantini #Alessio Raffaelli #Alan Giannini #Andrea Giaro #Giuliano Del Sorbo
Una passione che risulta evidente ancor prima di infilare l’album nel lettore CD (o, magari, di posarlo sul piatto dello stereo, come vedremo poi) dalla cura con cui è stato realizzato il disco anche da un punto di vista grafico, come peraltro ormai abitudine della band marchigiana che stavolta però supera se stessa, con una bellissima copertina appositamente disegnata dal pittore Giuliano Del Sorbo.
Un’attenzione particolare, quindi, per il supporto fonografico in sé propria dei veri appassionati a fronte dell’incontrollato dilagare della cosiddetta musica liquida e delle piattaforme digitali, ancor più apprezzabile considerando come i Cheap Wine siano una band assolutamente indipendente che confeziona da sé i propri dischi: evidentemente il buon gusto e, perché no, il rispetto per chi ancora compera dischi riescono ad arrivare dove spesso non arrivano le strategie di marketing e gli art director delle grandi major discografiche.
Naturalmente, però, passione e attenzione per gli ascoltatori non sono condizioni sufficienti per confezionare un buon disco: serve la buona musica che certamente non manca in Mary and the Fairy, album che attesta una volta di più le qualità dei Cheap Wine che forniscono in quest’occasione la dimostrazione di una versatilità espressiva non comune, indice di grande personalità e consapevolezza, confermandosi band di indubbia statura internazionale.
Registrato dal vivo "in casa" - ovvero al Teatro Sperimentale di Pesaro - nello scorso mese di aprile, Mary and the Fairy è il secondo episodio live nell’ormai nutrita discografia dei Cheap Wine, dopo Stay Alive!, doppio album pubblicato nel 2010 senza però che vi sia alcuna sovrapposizione tra le rispettive track list.
Ne scaturisce quindi una rappresentazione del potenziale live della band complementare a quella che emergeva da Stay Alive! non solo riguardo il repertorio scelto, ma anche per la cifra stilistica adottata.
Degli otto brani di Mary and the Fairy solo uno - I like your smell - presenta infatti la durata canonica del formato canzone inferiore ai quattro minuti, mentre tutti gli altri si dilatano su un minutaggio più ampio con tre pezzi che sforano il muro dei dieci minuti, lasciando quindi largo spazio a lunghe code strumentali dominate dalla chitarra di Michele Diamantini e dalle tastiere di Alessio Raffaelli che non scadono mai nel mero esercizio stilistico ma risultano funzionali ad una precisa idea del suono che la band ha inteso realizzare in questo suo percorso di crescita ed evoluzione.
Grande prova di duttilità espressiva arriva dalla voce di Marco Diamantini, mentre è da segnalare la presenza al basso, per la prima volta su disco, di Andrea Giaro, recentemente entrato in formazione in sostituzione di Alessandro Grazioli a costituire una nuova sezione ritmica con il batterista Alan Giannini.
Otto, come si diceva, gli episodi del disco, in cui accanto a brani della più recente produzione - un pezzo estratto dal già citato Beggar Town e due per gli immediatamente precedenti Based on the Lies e Spirits - vengono ripescati e rivestiti a nuovo due pezzi di Crime Stories, anno di grazia 2002, nonchè Mary, tratta dall’ancora più lontano Ruby Shade, presenza pressoché fissa nelle scalette dei concerti della band con il lunghissimo assolo di Michele Diamantini.
Tanti i momenti meritevoli di essere ricordati in un album che non presenta passaggi a vuoto, da Dried Leaves caratterizzata da un'emozionante apertura per piano e armonica, alle cavalcate elettriche di Behind the Bars e della già citata Mary (la ruggine non dorme mai, verrebbe da dire, per rimandare a un modello certamente presente nel background dei fratelli Diamantini) sino ad arrivare a I Like Your Smell, condotta dalla fisarmonica di Alessio Raffaelli.
Chiusura riservata a The Fairy Has Your Wings (for Valeria) che già concludeva l’ultimo album in studio e che - legata ad una vicenda personale dell’autore Marco Diamantini - riesce sempre a commuovere.
È bello ricordare che, sulla spinta dei Wineheads - zoccolo duro dei fan della band pesarese - Mary and the Fairy è stato edito anche in vinile, primo album della loro discografia a godere di un tale onore: anche in questo caso, la passione ha superato le logiche del mercato e di questo dovrebbero compiacersi tutti coloro che amano la buona musica.