Cheap Wine Crime stories
2002 -
Non si dovrebbe cominciare una recensione in maniera così diretta, ma questi quattro pesaresi meritano parole evidenti, forti e precise, come la direzione del loro rock.
Già li avevo incontrati anni fa ad un concerto all´epoca di "A better place" (1998) e ora mi ritrovo sorpreso di fronte a "Crime stories", loro quarto album: maturati, capaci di imporsi con un suono proprio e addirittura di costruire un concept album, roba che di solito è esclusiva di artisti stranieri.
Con "Crime stories", si diceva, i Cheap Wine non si propongono, ma si impongono: lo spessore sonoro è parallelo e assolutamente coerente con i testi delle canzoni, che scavano nella psicologia del crimine, nelle contorte sfaccettature di chi vi cerca una via d´uscita, un modo per realizzarsi e per salvarsi.
I punti di riferimento sono i Dream Syndicate e i Green on Red di "The killer inside me", ma il suono dei Cheap Wine è oggi se possibile ancora più diretto, più duro, a tratti arriva a mescolarsi con l´hard rock. Vengono in mente anche la ruggine dei Crazy Horse e l´andamento sbilenco delle ballate di Neil Young, ma la compattezza dell´insieme è tale che fermarsi a riconoscere le orme lasciate da altri, significherebbe abbassare lo sguardo e perdere di vista la strada che questi ragazzi stanno battendo.
Il disco è giocato sull´alternanza tra illusioni e sensi d´oppressione, tra assalti impetuosi e ballate interiori. Tutto è costruito in vista di un equilibrio che rimane in bilico tra il bene e il male, tra il rimorso e il sollievo: non ci sono cali di tensione, anche il booklet è parte del contesto grazie ai disegni da fumetto noir di Francesco Zanotti. Il merito maggiore va alle chitarre di Marco e Michele Diamantini che suonano dure, sanguinano, graffiano e ululano anche nei pezzi più lenti. E se non è la chitarra a far salire il suo richiamo, allora tocca al violino di Alessandra Franceschetti ("Behind the bars", "Temptation"), o all´armonica dello stesso Marco.
"Coming breakdown" ha una veemenza che va oltre il punk, con l´armonica che fa botta e risposta con le chitarre elettriche. Allo stesso modo, la chitarra acustica e la steel creano toni lugubri a "Murderer song". Le strutture dei brani sono sempre ben centrate, anche quando si appoggiano a significative variazioni: basta ascoltare come l´attacco di "Reckless" si evolve nel riff prima di svilupparsi all´interno della canzone, o come la voce porta sottili cambiamenti alla struggente "Tryin´ to lend a hand", ricamata dai cori e dai tocchi di chitarra.
L´unico "limite" dei Cheap Wine sta nella loro estrema coerenza: come i precedenti, "Crime stories" è autoprodotto, indipendente e in vendita a 13 Euro, segno di una totale autonomia e distanza dal mondo discografico. Soprattutto in Italia, un atteggiamento tanto fuori dalle regole, è considerato a dir poco criminoso.
Non a caso, i Cheap Wine proprio su questo hanno saputo costruire la loro identità, ed è una cosa di cui possono andare fieri.
Discografia:
CRIME STORIES 2002
RUBY SHADE 2000
A BETTER PLACE 1998
PICTURES 1997