Van Morrison Three Chords & the Truth
2019 - Exile / Caroline International
Giunto al quarantunesimo album in carriera, Van the Man estrae dal cilindro un disco eccellente, il migliore da molto tempo a questa parte, senza dubbio il più riuscito della schiera di ben sei pubblicati negli ultimi quattro anni; e che si fa anche apprezzare come il primo a contenere, dopo Born to Sing: No Plan B del 2012, solo inediti. Una bella manciata dei quali, soprattutto la strepitosa serie di sei canzoni che si succedono nella prima parte dell’album e che va dall’iniziale ‘March Winds in February’ fino a ‘You Don’t Understand’, incantano già al primo ascolto. Ritmi semplici, forme musicali che non si distaccano di un millimetro dalle strutture degli stili di riferimento, melodie prevedibili. Eppure. Eppure la voce, per dirne una, che a settantaquattro anni raramente è suonata più ricca di sfumature e più densa di note; eppure il suono, cui Jim Stern, il maggiore responsabile della registrazione, del missaggio e della masterizzazione regala una pulizia, un calore e una compattezza che danno un non piccolo contributo alla gradevolezza dell’esperienza aurale. Eppure la qualità dei pezzi, che, anche rifuggendo la strada della ricerca e infischiandosene platealmente dell’originalità, testimonia lo stato di grazia in fase compositiva della leggenda nordirlandese. Uno che, come Lou Reed, ha basato la propria carriera sulla convinzione che tre accordi siano gli ingredienti necessari e sufficienti per produrre una, cento, mille canzoni. Come ‘March Winds in February’ e ‘Days Gone By’, veri compendi della poetica vanmorrisiana, cui gli strappi dell’anima scuotono la linearità del fraseggio; o la malinconica ‘Up on Broadway’, il cui passo felpato spinge Van a far girare in bocca come una caramella le vocali che inneggiano al miracolo di essere vivi («It’s so good to be alive»); o all’ineffabile, iconica ‘Dark Night of the Soul’, che d’ora in avanti sarà blasfemo non includere in qualsiasi futura raccolta del meglio del Caledonia Soul.
Una bellissima sorpresa, insomma, quella confezionata da Van Morrison verso la fine di questo 2019. Un disco che ribadirà ancora una volta alle orecchie di chi lo ha sempre seguito nella sua cinquantacinquennale (!) carriera quanto sia giusto venerarne la figura; un disco, peraltro, che piacerà anche a chi oramai alzava il sopracciglio con bonaria sufficienza alla notizia di ogni ulteriore prova discografica del soulman di Belfast. Sa ancora graffiare, invece, il vecchio leone … «Looking at a Brand New Day / In the Dark Night of the Soul».