“Mi voglio allontanare dall'essere riconosciuto sempre per le solite canzoni, I soliti album. Questo ragazzo ha scritto 500 canzoni, forse di piu', quindi? Perche' promuovere sempre le solite dieci? Sto cercando di uscire da questo schema”. Credo sia impossibile non tenere conto di questa affermazione prima di affrontare l'ascolto di un lavoro come questo, il quarantaduesimo in studio di una carriera sfolgorante e ricca di soddisfazioni come quella di Van Morrison.
Latest Record Project: Volume 1 nasce nel corso dei vari periodi di lockdown durante i quali, inpossibilitato ad andare in tour, Van Morrison si eÌ€ immerso nel songwriting, suonando e componendo al piano, alla chitarra o al sassofono. Nascono così cinquanta canzoni, ventotto delle quali sono parte di questo triplo album in vinile, oppure doppio CD. Le restanti dovrebbero (con Morrison il condizionale è un'imperativo), dovrebbero far parte di un secondo volume, del quale però, nulla si sa ancora.
In un opera così vasta e complessa, colpiscono una serie di canzoni. Vediamo quali, partendo da Love Should Come With A Warning e Mistaken Identity, scritte con Don Black, al quale Morrison si eÌ€ avvicinato dopo aver riconosciuto in On Days Like These, la sua ballata pop del 1969 cantata da Matt Monro per la colonna sonora di The Italian Job, qualcosa che lo rimandava al suo stile. Il risultato ha portato Black a scrivere oggi Mistaken Identity, che, paradossalmente, finisce con essere il pezzo piuÌ€ autobiografico di tutto il disco.
Poi il tuffo nel passato che potrebbe essere incastonato nel groove di Stop Bitching, Do Something che riporta ai tempi dei Them. Tra i pezzi che meritano una menzione vanno citate Only a Song, non a caso scelta per aprire il concerto virtuale trasmesso l'8 Maggio, e la spettacolare Duper's Delight, forse il pezzo in assoluto più convincente di tutto il lavoro. Piacciono molto anche pezzi come la splendida Psychoanalyst' Ball, permeata da splendidi umori del Morrison più classico, che sono poi quelli che tendono a caratterizzare le ballate del disco. Su questa stregua si può annoverare Tried To Do The Right Thing, che convince in virtù dello splendido rimando che arriva da un coro tutto femminile, e da una delicatissima chitarra solista semplicemente deliziosa. Il tutto fail paio con la finale Jealousy anch'essa contraddistinta da un bel coro che si lascia apprezzare per la sua semplicità, e da un sax che lascia il segno quando entra.
Ma non possono essere ignorate altri aspetti che hanno caratterizzato l'uscita di questo lavoro. Il primo le polemiche, spesso velenose ed in alcuni casi dall'aspetto pretestuoso. Accusare Morrison, come molta stampa inglese, ma anche americana in alcuni casi, ha fatto, di aver pubblicato un disco del genere, stroncandolo senza pietà, con accuse che vanno dall'antisemitismo (?), alla "pubblicazione di una manciata di canzoni contro il lockdown, ognuna più ridicola della precedente e culminante con una collaborazione con Eric Clapton dove le battute si scrivono da sole" (Pitchfork). Ora, stroncare un disco per una posizione, a mio avviso sbagliata (ma non è questa la ragione, ovvio), assunta lo scorso anno non ha nessuna relazione con l'album attuale, e, sopratutto, non dovrebbe costituire il perno sul quale basare il giudizio sul disco, specie quando la realtà dimostra che ci troviamo davanti ad un lavoro decisamente positivo e piacevole.