Daniele Silvestri UnÓ-duÈ
2002 - EPIC / SONY MUSIC
E allora ci armiamo di spirito leggero e seguiamo queste tredici canzoni. È chiaro che Silvestri cerca di far scorrere di più la sua musica, mescola e frulla come al solito, e aumenta la dose di programmazioni elettroniche. A dispetto del titolo, già al primo ascolto, il disco si rivela un composto sonoro ottenuto seguendo una ricetta per niente facile. Ai giochi con grooves e campionamenti, Silvestri aggiunge una chitarra classica, qualche tocco di mandoloncello, ritmi techno-dance e sferzate di chitarre elettriche, come se fosse poco. Di conseguenza il disco è altalenante, ma forse questo è l’obiettivo dell’autore, dal momento che ogni suo lavoro ha sempre offerto impegnative salite e spensierate discese.
Tra le cose migliori, “L’autostrada”, in cui il violino di Mauro Pagani (ancora lui, sempre lui) dà sentimento al ritmo hip hop e al canto trascinato riproducendo alla perfezione quell’aria appiccicosa e opprimente dell’afa meridionale. “1000 euro al mese” rimane subito in testa, con il suo ritornellino e uno swing gustoso, quasi un napoletano rivisto, mentre “Il mio nemico” ci ricorda la vena più impegnata dell’autore, vicina ai suoni impegnati di gente come gli Inti-illimani: “il mio nemico non ha divisa / ama le armi ma non le usa / nella fondina tiene le carte visa / e quando uccide non chiede scusa”.
I testi tentano una critica intelligente e provocante al sistema, ma finiscono per usare le stesse armi comuni e banali del presunto nemico: “Signorina / chi viene prima / è nato prima l’uovo / o prima la gallina / … di quale meraviglia parleremo domattina / delle tette di Sabrina / di Manuela, di Marina / di Valeria o di Pamela / meglio l’anima o la mela / quale merce vende prima (“La classifica”)”.
La formula è quel mezzo rap alternato a brevi arrangiamenti, ormai caratteristica di Silvestri. Sempre in bilico tra il borghese e il popolare, Daniele è uno dei cantautori più estrosi ed eclettici del nostro paese, ma troppo spesso, per non apparire serioso, si lascia prendere la mano da facilonerie alquanto banali. Così “Salirò” viene tirata da una chitarrina funky e da un pompare dance anni ’70 tipo, “Manifesto” avanza a colpi e squittii techno, “Il colore del mondo” nomina Degàs, Zola, Flaubert, Stendhal in un turbinio di incredibili leggerezze. Non manca qualche critica al capitalismo, una dedica al padre (“Di padre in figlio”) e un rock tirato con delle chitarre gonfie (“Mi interessa”), ma il risultato è solo un patchwork dai gusti pacchiani.
Il disco fatica ad essere il lavoro di quel cantautore moderno che Silvestri potrebbe e vorrebbe essere. Vi farà buona compagnia negli spostamenti in autostrada, ma è tutto qua.
Discografia:
DANIELE SILVESTRI 1994
PRIMA DI ESSERE UN UOMO 1995
IL DADO 1996
SIG. DAPATAS 1999
OCCHI DA ORIENTALE 2000
UNÓ-DUÈ 2002