live report
Daniele Silvestri Villa Arconati (mi)
Concerto del 27/06/2008
27 giugno 2008 - Villa Arconati (MI) L'immancabile appuntamento con la musica di qualità per l'estate milanese si apre quest'anno con un nome assai noto della musica Italiana: a Daniele Silvestri tocca il compito di inaugurare la ventesima edizione del festival, venti anni di artisti provenienti da tutto il mondo, una direzione artistica unica nel suo genere e che gode ancora di ottima salute come ci testimonia il percorso tracciato dai volti dei musicisti immortalati nella mostra fotografica, istallata all'ingresso della Villa a fare gli onori di casa per noi cerimonieri di un anniversario così importante per la cultura.
Il musicista romano viene preceduto dalle note autorali del ex-Rosso Maltese Luca Gemma che ha presentato alcuni brani tratti dal suo ultimo lavoro intitolato "Tecniche di Illuminazione" (2007), un breve set eseguito in solitaria prima di concedere in pasto ai numerosi fans il protagonista della serata inaugurale del festival.
L'assetto strumentale sul palco di Villa Arconati delinea le caratteristiche di un live non banale, fatto di contaminazioni ritmiche, ingressi etnico-acustici, ri-arrangiamenti elettronici ed effettivamente l'apertura di "Marzo 3039" lascia intravedere quella che si potrebbe definire un'ottima preparazione live, condivisa subito con la band intera, mai sormontata dal carisma del nostro, che a giudicare dall'entusiasmo del pubblico sembra funzionare davvero bene. Le versioni di "Il Mio Nemico" e "Kunta Kinte" ri-arrangiate da un rock ritmato e condotte con grande abilità interpretativa soddisfano la platea, mentre i palati più fini riescono a non arricciare il naso, soprattutto dopo l'intermezzo politico anti-berlusconiano che il pubblico di Silvestri sembra gradire senza scaldarsi più di tanto e accompagnando il tutto con un applauso scrosciante ma "politically correct". Da qui in poi sembra interrompersi la magia, il cantautore pop, scalatore di classifiche e "vincitore morale" di Sanremo 2007, sembra accontentarsi dell'aver plasmato i suoi fans, spennella le sue canzoni di colori vivaci, merito sopratutto dell'audace poli-strumentista e percussionista Josè Ramon Caraballo, ma con la flemma e la poca voglia di darsi davvero alla musica, svolgendo il suo compito senza apportare varianti soddisfacenti e creando qualche intermezzo divertente (come la romanesca "Testardo"). A dirla tutta riesce anche a non valorizzare la componente poetica dei testi, come "L'Autostrada", il che è da un lato una sua caratteristica volutamente camuffata con rime facili, endecasillabi e adattamenti fonografici saltellanti a celebrare l'unione del pop italico al funky e all'etno-pop.
Daniele Silvestri ha dalla sua parte questi moventi di musica mondiale, complessi e paralleli alla lingua parlata dall'artista, ma forse difficile da far metabolizzare alla band di turnisti, neanche tra i migliori, che lo accompagna; per questo sceglie una scaletta farcita da numerose hit che non tardano a far ulteriormente scaldare il pubblico sulle note delle terribili "Salirò" e della "Paranza", che non potevano peggio servire la conclusiva "Cohiba" accompagnata dal coro unanime di "Vençeremos Adelante o Victoria o Muerte": una graziosa carrellata di diapositive caraibiche di un'isola fatta di sogni e utopie, ingredienti che dovrebbero ribollire nella musica di Silvestri, senza badare alla devozione radiofonica, al conto in banca, alla casa discografica e senza voler tenere i piedi in troppe scarpe ricalcando le orme di troppi cantautori "proto-impegnati" della storia musicale del nostro paese.