Bobo Rondelli Come i carnevali
2015 - Picicca Dischi / The Cage / Sony Music
Il produttore, Filippo Gatti, è lo stesso di quel disco del 2009, ci sono anche gli inseparabili musicisti Fabio Marchiori e Simone Padovani, e c’è soprattutto la collaborazione con Francesco Bianconi dei Baustelle che ha scritto con Rondelli diversi brani di questo nuovo disco.
Sono sempre forti e presenti nel lavoro, per un’artista a 360 gradi come Rondelli, i riferimenti a cinema e letteratura, che si intrecciano a frequenti momenti intimi, personali, all’amore nelle sue diverse declinazioni, per la donna amata, per il padre, per la madre, per i figli.
I brani del disco sono 10, per poco più di mezz’ ora di musica, con un ottimo inizio con la splendida Carnevali, dedicata al grande poeta toscano Emanuel Carnevali, sconosciuto al grande pubblico, migrato negli Stati Uniti ad inizio ‘900 e anticipatore della moderna letteratura americana, un delicato ed emozionante omaggio che è pura poesia “ ….. semino parole dalla tasca bucata, coriandoli che lasciano colori nelle strade grigie ….”, mentre la seconda traccia è la deliziosa Cielo e terra, ispirata a “Le notti bianche” di Dostoevskij e al film di Luchino Visconti che trasferisce la storia da San Pietroburgo a Livorno, guarda a caso la città di Rondelli, ed è la storia di due innamorati, raccontata con magica spensieratezza ed allegria.
L’ Amore nelle sue diverse forme ritorna in diversi brani, quello per il padre in Qualche volte sogno, onirica e sognante, quello per i figli in Autorizza papà, scherzosa ed ironica, con la sua voglia di tornar bambino insieme al figlio, il momento più rock (anni ’80) del disco, o per la madre in Nara F, dolce e delicata ballata, poetico e delicato atto d’amore tra ricordi d’infanzia e momenti di vita, spesse volte dura, con la madre.
Da segnalare la “cinematografica” La voglia matta, divertente sogno ispirato al Conte Mascelli (Ugo Tognazzi in Amici Miei) con le sue atmosfere languide e caraibiche, e ancora la magia dell’amore tra due ragazzi in La statale cosmica, melanconica storia di provincia, e in Tienimi il mio amore gridata quasi con rabbia, per ricordare e conservare un grande amore che ormai però non c’è più.
Bobo Rondelli chiude il disco con un altro, toccante omaggio, Maestro Goldszmit, dedicata a Henryk Goldszmit ( nome d’arte Janusz Korczak) scrittore, pedagogo e medico ebreo polacco, morto a Treblinka nel 1942 insieme a tutti i suoi bambini dell’orfanotrofio ebraico del ghetto di Varsavia, che con la sua lenta e triste nenia ci trasporta in quei tragici anni di morte.
Lavoro riuscito, con alcuni brani veramente di ottimo livello, che conferma le notevoli qualità di Bobo Rondelli, che con la sua bella e versatile voce, la sua sensibilità e lucidità, la passione per la vita, e la grande bravura nel raccontarci storie di vita quotidiana, è ormai stabilmente tra i migliori artisti i della canzone d’autore italiana.